Le ceneri dell'anno

Le ceneri dell'anno A PROPOSITO DI ALMANACCHI Le ceneri dell'anno Un pensiero consolante, per chi soffre di storia (malattia mentale che non bisogna stancarsi di combattere) quando l'anno finisce, è — Tra poco, in gennaio, uscirà, l'Almanacco di Storia Illustra/a, Mondadori —. Aspetto di comprarlo (ogni anno, accidenti, è più caro) per collocare nel tempocolombario le ceneri del Trecentosessantacinque appena passato e mettergli nel vasetto un fiore di plastica. Sfoglio questo Almanacco una sola volta, e piuttosto in fretta; nel corso degli anni, è utile per verifiche e richiami. E* incredibile, pcrò^come sia sempre uguale. E' fatto in modo da dare l'impressione dolorosa di non essere affatto usciti dall'anno precedente, di non aver rivissuto che gli stessi eventi dell'anno prima, quelli del primo anno in cui usci l'Almanacco Mondadori. Si tratta di volumi impeccabili: l'Almanacco c1 un manufatto perfetto, un prodotto senza mende, reso mirabilmente coerente e rigorósamente organico dal predominio assoluto del melenso. Nessun redattore dell'Almanacco pensa. Come persona privata avrà dei pensieri, certamente: ma mettendosi a commentare l'anno trascorso dimentica di essere una creatura pensante, una canna che pensa e che si fa qualche preoccupata domanda circa il destino umano; diventa semplicemente un pezzo di Storia Illustrata, mette di sé, nel sacco, quel che è, in senso mentale, inorganico, del non-essente, del gentilmente cadaverico. Estrae da sé la sostanza più inerte e la impasta con l'anno morto, una sequela di immagini ordinata mente incollate sul ghiaccio, monumento funebre ai Fatti, per cimitero tutto regolato eletttonicamente. Gli avvenimenti di que st'anno, 198J, li ricordo male un po' meglio 'i miei, storie che non fanno storia^ confusa; mente quelli cm Tariffi, .a sembrano. Non li leggo quasi più, i giornali. Deve esserci stato un incontro, forse a Zurigo, tra i capi delle Due Snperpotenze, mi pare nell'autunno, e Storia Illustrata, nel suo Almanacco, lo registrerà con un commento di cui potrei anticipare qui ogni parola, un commento che mi lascerà nella bocca un sapore di pace da dare il vomito. G saranno anche fotografie sui primi trapianti di cuore eseguiti in ospedali italiani momenti di intensa felicità, fronti che brillano, razzi d sorrisi. Quelli che preferisco, nelle foto cliniche, sono i sor risi dei paramedici. I medici, i chirurghi in specie, hanno un proprio modo di sorridere, dopo un successo; i paramedici^ in secondo piano, o intorno al risuscitato, assunto intetior mente quello ..stesso sorriso compiaciuto lo esprimono dai loro volti insieme a come un'ebbrezza familiare di vinci tori di Lotteria, diffondendolo sul mondo con un superiore peso di vittoria, già garantito dalla partecipazione di un coro. Solitamente, quando c'è un parto settigemino, di sterile energicamente resa fertile da un Reparto molto bene attrezzato, si vedono altrettante infermiere che sorridono di felicità puerperale indefinita, ciascuna con una cosa sulle braccia, uno stelino fasciato, una formica rossa molto esigua una tettarella che si prolunga in un segmento vago di tenia umana. Immagini la gioia che c'è dietro al risultato, bene espressa da quel sorriso multi pio, e ti senti migliore. Apro l'Almanacco del 1982. Mi ferma subito questo titolo strano: Giovanni Paolo II ritorna in fabbrica (mese di marzo, pagina 51). Infatti, da allora, ne ho perso le tracce: chi gli avrà fatto fare questa malinconica fine da Dubcek? Oppure sarà tornato in fabbrica spontaneamente, stanco di viaggia-! re, desideroso di contribuire con le proprie mani ad aumentare la produzione? Lo di-j ceva sempre, agli operai, a tut-, ti i produttori: «Sviluppate le risorse», «Producete»,,. In maggio, però ottiene il permesso dall'Azienda per andare a incontrare la regina d'Inghilterra, che lo saluta proprio come una brava mo-, glie di operaio, che gli ha pre«; parato i! merluzzo surgelato, senza neppure scaldarlo, perché deve tornare al lavoro anche lei. Perché andare avanti? Andiamo a ritroso, è lo stesso: in gennaio, Muore Suslov, l'inquisitore di Mosca che (dice la didascalia) «non scrisse mai niente di qualche valore» (mi sembra; che, da quelle parti, scrivere cose «di qualche valore» sarebbe piuttosto imprevedibile) mentre invece «decise drastiche purghe culturali». Chi mai ricorderà questo purgante drastico? Solo chi ha in casa la collezione dell'Almanacco saprà chi era. * * Nella pagina accanto, la foto di Ugo Mursia, morto il 29 gennaio, simpatico editore, il più conradiano degli editori europei, un benemerito... La mia conoscenza di Conrad è molto recente; è un autore che aiuta a pensare, a riflettete a dimenticare l'atroce finito della nostra carceraria esistenza urbana nell'infinito del mare, del mare non come distesa d'acque, ma come idea, pensiero. La Mursia, continuando l'opera dell'editore, sta facendo uscire tutto Conrad in buone traduzioni italiane, e portandomene qualcuna in viaggio dimenticherò che sto facendo un viaggio noioso, senza avventura, con sbocco in una camera d'albergo dall'aroma di DDT e vista su un cortile da cui partono, all'alba, le macchine dei rappresentanti di iquori. Senza l'Almanacco come farei? Ecco, nel 1978, ricordata l'apertura, in maggio, a Nantes, di un museo dedicato a; Jules Verne; questo mi mette voglia di visitarlo. Vetne non è un viaggiatore pensantecome Conrad, però è una lettura incantevole, la più incantevole delle letture facili, e anche ' là più sopportabile. L'assenza d' r>éf|sjerp, jn Verne,.si sopporta'iénc-pcrché è simpatico e perché, pur non pensando, non ostacola il pensiero (come fa l'ignobile poliziesco) La lettura di Verne è per me filosofica: molte riflessioni ho fatto leggendo Les Indes Noires, il cui solo titolo, quando si sappia che allude alle minicte di carbone gallesi, è una cucchiaiata di profumata zuppa di pensieri. L'Almanacco dedica sempre le sue prime pagine ai bilanci. Nel 1978, a pagina 4, c'è foto di Andrcotti con dito alzato, ammonitore, e sotto: «l lui il protagonista di un anno tenebroso». Protagonista, Andreotti non ha cessato di esserlo, con tinuando gli anni ad essere tenebrosi (storia su storia, uguale a tenebra su tenebra) e lo è stato anche quest'anno, portandogli senza avarizia il proprio contributo d'ombra, di potere dell'ombra. Per il 1981, bilancio di Politica Interna, firmato da Dino Zannoni, si chiude cosi: «Un anno di bufere, di crescenti ansie». Il luminoso fa un'apparizione in settembre, col Bimillenario di Virgilio, però l'Almanacco ci mostra Pertini, grande resistente al latino classico, a Mantova, circondato da facce né georgiche, né bucoliche, né epiche. Salto al 1984, l'ultimo Almanacco della collezione, in attesa di congiungetsi con quello che si sta preparando nell'officina di Segrate. Di nuovo Andrcotti: ha in mano parecchie carte e sta per gettarne una sul tavolo, concentrato sulla scelta importante; Per il resto... Ah, un altro Virgilio, non quello del Bimillenario, non il Mantovano: questo è «accusato di riciclare denaro sporco» e finora vaga privo di adeguate celebrazioni. E la morte, il 24 marzo, di Lilla Brignone. Non era certo bella, Lilla Brignone, il suo grosso naso occupava tutto il binocolo, ma che nobile, che grande attrice! La sua voce accarezzava dai capelli ai piedi, ne emanava l'unica energia non sporca, non ripugnante, non di morte — la spirituale. Ogni tanto la riascolto, quella voce, in un piccolo lontano disco in cui dice versi di Saffo tradotti da Manata Valgimigli, ed è un' miracoloso giardino, Saffo ri suscitata, i mirti e le viole vi venti, la luminosità. Guido Ceronettl

Luoghi citati: Inghilterra, Lilla Brignone, Mantova, Mosca, Segrate, Zurigo