La nuova paura di Gianfranco Piazzesi
La nuova paura La nuova paura I nostri anni di piombo' sono appena finiti. E già ci risiamo? Conclusa una guerra, già ne comincia un'altra? Il massacro di Fiumicino è tornato a sollevare certe domande e a risvegliare quelle angosce che tutti credevamo di aver lasciato dietro le nostre spalle. Anzi, in certi momenti, siamo ancora più inquieti. Gli attentati dei brigatisti erano «mirati»; i palestinesi invece sparano all'impazzata. I «neri», anch'essi autori di stragi indiscriminate, erano (c sono) minoranze esigue e disperate; i palestinesi sono tanti e fanatici e vanno incontro anche alla morte pur di raggiungere i loro obbiettivi. Abituati ai terroristi nostrani, di cui conoscevamo metodi c mentalità, ci troviamo dinanzi a personaggi che vengono da molto lontano, che ci sono' del tutto estranei per religione, tradizioni, cultura, lingua, costumi. E nemmeno i più ini portanti personaggi politici, i più noti specialisti in questioni internazionali, sanno bene chi stia dietro a questi assassini di nuovo tipo. Da due giorni non fanno che parlare ora di «schegge impazzite» ora di «gioco delle parti», di «nichilismo globale» oppure di mandanti libici e siriani, di attentatori che vogliono mettere in crisi Arafat oppure che godono della sua tolleranza, benevola o rassegnata che sia... Mai come questa volta si è parlato tanto e in maniera cosi contraddittoria. Mai come in questa occasione la gente avrebbe voluto sapere e capire. E invece non si è fatto che confondere ulteriormente le idee... Da venerdì scorso, in ogni aeroporto, l'italiano che al bar sta aspettando il suo volo non può fare a meno di guardarsi intorno, c ogni arabo che gli sta vicino, e che magari è altrettanto impaurito, riceve occhiate non certo di simpatia. Sono reazioni comprensibili, tanto più che gli aeroporti (e le stazioni, gli stadi, i supermercati, tutti i luoghi dove si può radunare una folla) stanno diventando zone di alto rischio, protette solo con molta approssimazione. Contro chi spara nel mucchio la polizia, nel migliore dei casi, risponde al fuoco un minuto dopo. Il nuovo tipo di terrorismo sta generando un tipo di paura a cui non siamo ancora abituati. E chi non sa, non capisce (e cosi poco viene aiutato a capire), rischia di cadere in preda alle peggiori reazioni emotive. La xenofobia e il razzismo colpiscono anche i popoli più civili e dalle lunghe tradizioni democratiche. E purtroppo i primi sintomi non sempre vengono diagnosticati con facilità. Oggi in Italia abbiamo mezzo milione di stranieri che lavorano illegalmente e duecentomila clandestini. Dopo la strage di Fiumicino (e, prima ancora, altri dieci attentati in un anno, tutti di matrice mediorientale, e l'arresto di quell'arabo con un arsenale a disposizione, e tanti avvertimenti, tante minacce, c altri sintomi premonitori) non è proprio il caso di rimandare l'introduzione di controlli severi e, quando è necessario, di' misure di emergenza. Chi scrive lo ha ricordato fin da ieri, ma ora non vorreb-. be che si passasse all'eccesso opposto, magari, come già si sente sussurrare, cacciando gli studenti arabi che frequentano l'Università di Perugia. Nel momento in cui si affaccia il nuovo terrorismo dob-j biamo ricordarci che durante gli anni di piombo gli italiani sono riusciti a superare i momenti più difficili senza cedimenti ma anche senza isterismi. Il nostro è uno dei pochi Paesi che abbia sapute debellare una guerriglia particolarmente agguerrita, senza limitare le libertà del cittadino. Questo ò un titolo di merito del quale andiamo giustamente orgogliosi. Ed è questo lo spirito con cui dobbiamo affrontare i nuovi pericoli che ci minaccia- no Gianfranco Piazzesi
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