Poche idee, ma tanta beneficenza di Marinella Venegoni
Poche idee, ma tante beneficenza BILANCIO DI UN ANNO DI SPETTACOLO: il rock e i suoi fratelli Poche idee, ma tante beneficenza Il più rappresentativo della nuova tendenza è Bob Geldof, la «Madre Teresa di Calcutta)) della musica II1985 delpop è stato povero di musica nuova ma ricco di virtù, e sarà ricordato più per le sue esibizioni morali' che per quelle creative. Le popstar in crisi d'idee hanno convogliato le energie verso la beneficenza, e alla fine ne hanno guadagnato anche in vendite dei loro dischi. Sono stati raccolti soldi per ogni nobile causa, dalla fame alla lotta all'apartheid. Per la musica, il 1985 ha il nome e la faccia di Bob Geldof; non certo per le fortune del suoi Boomtoum Rats; ma con Live Aid Geldof è diventato la Madre Teresa di Calcutta del rock. E' stato il primo musicista ad aver l'idea della beneficenza ecumenica con le canzonette, ed è riuscito a metter su un cartellone di rockstar inimmmaginablle perfino a Woodstock. L'avvenimento — II Live Aid, naturalmente. Un miliardo e mezzo di spettatori in 13 ore di diretta tv, due mit Nardi di dollari raccolti. La' \connesslone via satellite fra Londra e New York ha annullato i fusi orari e lo spazio, e aperto una nuova era per il mondo dello spettacolo. Beneficenza minuto per minuto: Dopo il «Band Aid» inglese, giusto un anno fa, sono arrivati: We are the world per l'Etiopia; Farm Aid di Dylan per gli agricoltori Usa; Food Aid di Springsteen per i programmi della Food Bank; Sun City di Little Steven contro l'apartheid, e ora White City dì Pete Toumshend contro l'eroina. Gl'italiani, che non erano stati capaci di trovar spazio internazionale, hanno organizzato con il volontariato di Gino Paoli un Italy for Italy per la Val di Flemme disastrata. Il concerto — Per noi, è quello di Bruce Springsteen, che, h^richiamatp a San Siro, in giugno, deliri ed energìe giovani. Ma vai la pena ricordare almeno la tournée dolce e malinconica di Paoli e Valloni; il vitalismo scatenato e avvolgente di Tina Turner; Bagliori! che ha raccolto un movimento di masse romantiche; la »fuston» colta e brillante di Sting; il blues gigionesco di Ray Charles. La delusione — Diana Ross, tanto rumore per poco. I personaggi italiani — Claudio Baglioni per popolarità di massa, ma Paolo Conte per furore di qualità, la sua musica malata di jazz e nostalgie letterarie è quanto di meglio offra oggi il mercato italiano: il suo disco '85 è il meglio della produzione italiana. E poi, Pino Daniele, con «no afusion» ancor più piena di sapori e colori del solito. -,. r.- I più silenziosi — Lucio Dalla zitto zitto a farsi i fatti suoi, e pure un disco che pare stia per uscire; Gucclni, che starebbe creando pure lui. Gli emergenti italiani — Pochi. Enrico Ruggieri sulle strada giusta con Tutto scorre e ora nel lavoro con Locasciulli, che ha pure ricevuto una scossa benefica d'energia. Sergio Caputo, che ha aperto in patria la strada dello swing rivisitato. «New wave»: si confermano Llftlba e Diaframma. Le donne: è emersa finalmente la Mannoia; Alice canta bene solo Battiato ma è già meglio di niente; sul resto, stendiamo un velo. I personaggi stranieri — Madonna Louise Ciccone, in tutte le salse, dal cinema alla canzone alla biancheria intima; tra -video, film, album nuovi e ristampati, ha marcato provocatoriamente una moda che usa sesso, allusioni e irriverenze, giusto per scombussolare i modelli prefabbricati del costume giovanile. Tengono duro i Duran Duran anche divisi a fettine, Power Station di là, Arcadia di qua, hanno continuato a spopolare fra gli adolescenti, con la concorrenza pericolosa e invadente degli Spandau Ballet. Lo stile musicale dell'anno — Lo swing è dilagato più d'una epidemia. Le sonorità più. interessanti sono arrivate ancora dall'Inghilterra, che ha saputo far dondolare sul ricordo del jazz morbido degli Anni Trenta i classici del pop e le suggestioni del soul. Ne vien fuori una sintesi di grande sofisticatela, dove i nomi nuovi sono i Working Week, Animai Nlghtlife, Prefab Spiout, un po' i Fine Young Cannlbals. Lo 'Stile inglese» ha continuato anche nell'85 a sbaragliare gli americani, dettando legge oltreoceano. In Usa, grande ritorno della musica nera con Stevie Won der e Bobby Womack, cosi che nessuno si è accorto che la dancemuslc era ormai morta e sepolta. La tv musicale — Come ha dimostrato «Live Aid», fra tv e pop music si sta inventando una nuova forma di spettacolo, oltre che un nuovo linguaggio. Videomusic, con il non-stop dei videoclips, impone uno stile e si conferma la tv leader della comunicazione musicale nell'era del dominio delle immagini. Alla Rai il quasiquotidiano sonoro Orecchlocchìo tento aperture verso formule che non siano le solite delle rasségne canore entusiastiche. Italia 1 ce la sta facendo a proporsi come una tv »giovane», qualunque cosa faccia. Il videoclip — Dancing in the Street di Bowle e Jagger; ma dove si trovano altri due cosi? La polemica — E' quella della musica recitata davanti al microfono chiuso. Tanto se n'è parlato e se n'è detto, che finalmente il playback da qualche parte scompare. Si torna al 'live», pur tra caute-, le e paure soprattutto del discografici. Partita da Sanremo, la polemica si è allargata a tutto lo showbustness; la speranza per V86 è che i professionisti trovino la giusta distinzione dagli orecchianti e dai cantanti-saponetta. Che restano molti, tenaci e invadenti. Marinella Venegoni
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