I cicli della protesta

I cicli della protesta I cicli della protesta Nei fatti dell'arte e della, moda si ammette comunemente l'esistenza di ritmi ciclici che vedono ripresentarsi, a scadenze periodiche, talune caratteristiche formali. Per esempio, a una fase di forme geometriche e rigorose ne segue quasi sempre una di segno opposto, improntata ai valori emotivi e «romantici». Basti pensare salla cclcbtt*i«oe*(2q afvthlq- ■) mica forme chiuse-fórme ■aperte a flMp? ta dallo storico dell'arte' svizzero Heinrich VCdlfiflin. •Nell'ambito della moda si giunge addirittura a un ritmo annuale legato a varianti e opposizioni quanto mai schematiche: gonne lunghegonne corte, pantaloni con risvolto o senza. * * Ma, appunto, finché si parla di moda e perfino di arte, sussiste il fondato sospetto che si tratti di fenomeni frivoli, un po' superficiali. Oggi, invece, appare sempre più manifesto che. qualcosa di analogo avviene anche in ambiti decisamente più seriosi e preoccupanti, per non dire minacciosi, come sono quelli che riguardano i grandi fenomeni' sociali. Pensiamo al movimento giovanile-studentesco: non è sfuggito a nessuno il RENATO BARILI,! ritmo regolare e ben scandi-, to con cui si presentano le sue apparizioni: 1968, 1977, ed ecco ora appunto un. 1986 ampiamente annuncia-1 to dalle agitazioni di questoscorcio d'anno. Dunque, una scansione, novennale che appare legata a ragioni profonde, quasi imp^tìCflltabili, lontanerà-! munque dalle motivazioni rebbero doversi imporre sui fatti concreti della vita pubblica. Chi, infatti, può affermare in coscienza che ci siano state cause specifiche, immediate, determinanti a rendere possibile il fermento giovanile oggi piuttosto che ieri? Scorriamo il Cahier de doléances dichiarato pubblicamente dagli studenti: scarsità di aule, programmi rigidi e invecchiati, spettro della disoccupazione al termine degli studi: mali antichi, che non hanno mai cessato di pesare sulla vita scolastica del nostro Paese. Né si può invocare una loro particolare, recrudescenza, in questi ultimi tempi, come vorrebbero interpretazioni riposte su una causalità semplice e lineare. Sembra, dunque, più ra¬ gionevole pensare che la linfa della protesta, incurante delle continue stimolazioni di superficie, abbia preferito inabissarsi, nei trascorsi nove anni, quasi per un processo di ricarica sotterranea, di rigenerazione, onde zampillare con nuove energie. * * Ma sempre una certa analogia con i fenomeni stilistikci5tì«d&»«cto§ lc-ritoHHfftc ,' non avvengono mài t'ali-, é net- conto delle soluzioni precedenti, e tentare quindi di proporsi con un volto rinnovato. Di sicuro, se ci sarà un «1986», questo dovrà giocare la carta delle varianti, inventare una qualche soluzione che lo differenzi dalle incarnazioni anteriori. O in altre parole, la teoria della ciclicità periodica di certi fenomeni non elimina il fascino principale della storia, l'imprevisto. Anche se un processo di estrapolazione e di proiezione ci induce a prevedere che «qualcosa» potrebbe accadere prossimamente, nessuno sa. come si svolgerà di preciso la nuova insotgenza. E i primi a non saperlo sono gli stessi protagonisti. La storia continua a farsi soltanto a posteriori.

Persone citate: Renato Barili