Chi inventa le nazioni
Chi inventa le nazioni r le opinioni ,—^^èà^^LSmmmsm del sabatow Chi inventa le nazioni MARIO ALBERTINI E' diventato di moda parlate dell'idea, di nazione e di tutto ciò che ne discende: autonomia nazionale, sentimento nazionale, nazionalismo, patriottismo. Si è giunti persino a parlate della nazione italiana come di una grande potenza, anche se, fra queste, la' minore. Ma a nessuno è venuto in mente di citare a questo proposito Popper, che pure è sempre sulla bocca di tutti. Ecco che cosa dice: «L'assoluta assurdità del principio dell'autodeterminazione nazionale deve essere palese a chiunque si sforzi anche solo per un momento dì criticarlo. Tale principio equivale all'esigenza clx ogni Stato sia uno Stato nazionale; che sia limitalo da un confine naturale, e che questo coincida con la naturale dimora di un gruppo etnico; sicché dovrebbe essere il gruppo etnico, la "nazione", a determinare e a proteggere i confini naturali dello Stato. Ma degli Stati di questa,specie non esistono». Popper prosegue osservando che la stessa Islanda, la sola eccezione alla regola che gli venga in mente, è tale solo in apparenza. Econclude: «Gli Stati nazionali non esistono, semplicemente, perché non esistono le cosiddette "nazioni" o "popoli", sognati dai nazionalisti. Non si trovano se non assai raramente dei gruppi etnici che sono vissuti a lungo in Paesi dai confini naturali». (Congetture e confutazioni, Il Mulino). In effetti, se stentiamo ad ammettere questa verità fattuale, è solo perché siamo talmente abituati a pensare che gli italiani (come i francesi, come i tedeschi e via dicendo) sono una «nazione», che non vediamo nemmeno che c'è spesso, più differenza.tra due tipi di italiani (un] milanese e un fiorentino e cosi via), o fra; due tipi di francesi, che fra il tipo italiano medio e il tipo francese medio. La questione e" chiarissima. Nessuno può dubitare del fatto che per costume un comasco o un pavese, o un milanese ecc. è infinitamente più prossimo ad uno svizzero del Cantori Ticino che a quasi tutti gli altri italiani. Che cos'è allora la «nazione»? E' una ideologia, cioè una convinzione politica che è molto più forte di quelle di cui si parla abitualmente (liberalismo, socialismo, ecc.) perché a suscitarla non è un partito ma uno Stato. L'Italia, che è nata come Stato unitario accentrato, ha generato l'idea che gli italiani (tali per cittadinanza, cioè pet un fatto giuridicò-politico) siano una «nazione»; mentre la Gran Bretagna, da sempre molto decentrata, ha lasciato sopravvivere l'idea che nel suo seno convivano tre nazioni: inglesi, gallesi e scozzesi. Il caso tedesco, a questo riguardo, è esemplare. Quando si parla della nazione tedesca e della sua riunificazione, non si pensa mai che attualmente le entità tedesche sono tre e non due: Germania occidentale, orientale e Austria. E ciò conferma che le «nazioni» sono un fatto politico, determinato dalle vicissitudini della politica, e non una «essenza spirituale» o un dato naturale (nel senso etimologico del termine — la nazione come dato acquisito per nascita — sono nazioni solo le piccole patrie). Conviene dunque pensare all'Europa. Non c'è altro mezzo per riconquistare, con la grande dimensione, l'autonomia cconomico-monetaria e l'indipendenza politica che l'Italia, ormai incapace di difendersi da sola — come faceva osservare Luigi Einaudi — ha perduto per sempre.
Persone citate: Luigi Einaudi, Popper
Luoghi citati: Austria, Europa, Germania, Gran Bretagna, Islanda, Italia
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