Nantes, assalto in aula di Enrico Singer

Nan tes, assalto in a ula Da ieri mattina la corte d'assise ostaggio degli imputati Nan tes, assalto in a ula Un arabo irrompe armato dove si stavano processando dite rapinatori e li libera - Insieme tengono prigioniere più di trenta persone e ne rilasciano poi venti dopo estenuanti trattative - Hanno sei pistole e una bomba a mano - Le sconvolgenti riprese in diretta della televisione francese PARIGI — Una giornata di terrore nel tribunale di Nantes. Due banditi sotto processo sono stati liberati da un complice, si sono Impadroniti delle armi degli agenti di servizio, hanno preso In ostaggio il presidente della corte d'assise, il rappresentante dell'accusa, altri due giudici, 1 giurati, gli avvocati e 11 pubblico. Più di trenta persone sotto la minaccia di pistole e di una bomba a mano, 11 rischio di una strage, poi le trattative, le prime liberazioni. Tutta la Francia con 11 fiato sospeso a seguire l'assedio In diretta da radio e tv. Ore di tensione ed anche di polemiche per una sconvolgente ripresa televisiva che ha mostrato 1 banditi con le pistole in pugno e gli ostaggi impietriti dalla paura. Una serie di colpi di scena, di timori, di spiragli di speranza. Fino alla richiesta di un autobus per la fuga, coperta dagli ultimi ostaggi: tutti 1 giudici e i giurati, quindici persone. Una vicenda che, fino a notte inoltrata, non si era ancora conclusa, con centinaia di poliziotti pronti a intervenire, Tutto era cominciato pochi minuti prima delle 11. Nell'aula della corte d'assise del palazzo di Giustizia di Nantes, un edificio in stile neoclassico in pieno centro cittadino, era in corso la seconda udienza del processo contro due rapinatori. Georges Courtois e Patrick Thlolet, 34 e 24 anni, molti precedenti per furto e violenza, erano seduti al banco degli imputati tra cinque poliziotti armati di pistola. Stava parlando uno degli avvocati quando è entrato da una porta laterale, gridando, un giovane arabo: con un revolver In una mano e una granata nell'altra. Ha subito minacciato 11 presidente del tribunale, Dominique Bailhache, ed ha costretto gli agenti di servizio a consegnare le loro armi ai due imputati. Con sei pistole e una bomba a mano, 1 tre sono diventati padroni del'aula. Hanno fatto sedere tutti sul banchi del pubblico, ed hanno spedito fuori una studentessa di diritto di 21 anni (che assisteva al processo con altri undici suol colleglli) perché annunciasse il colpo all'esterno e riferisse le prime richieste. Da quel momento, il palazzo di Giustizia si è trasformato in un fortino assediato. Centinaia di agenti, tiratori scelti, vigili del fuoco, medici, nonno preso posizione nella piazza e nelle strade laterali. Una «cellula di crisi», con 11 prefetto, il sindaco, 11 capo della polizia di Nantes, si è installata nel vicino municipio. Le trattative sono state prese in mano da un prefetto inviato da Parigi, Robert' Broussard, ma si sono presentate subito molto delicate, I tre erano determinati ma poco chiari nelle loro richieste. «Se uccideremo due, tre o quattro persone, sappiate che la colpa sarà soltanto della polista: nessuno deve tentare azioni dì forza», aveva detto Georges Curtols, apparso subito come 11 capo dell'operazione. L'unica domanda formale, trasmessa dalla ragazza lasciata Ubera, era quella di poter parlare con dei giornalisti e, soprattutto, alla tv. Una richiesta che la «cellula di crisi» ha deciso di esaudire per evitare 11 peggio. E cosi, dagli schermi di Tf-1 e di Antenne-2, nel telegiornali delle 13, milioni di francesi hanno assistito ad una scena incredibile, da film. Tre uomini con le pistole In pugno, una falsa sicurezza, delle dichiarazioni con poco senso ma pronunciate con un tono di sfida e di minaccia. «Ogni tentativo di intervento della polizia sarà punito», «Questa società non mi ha dato nulla e dovrà pagare». A parlare era soltanto il «capo», Courtois. Gli altri due puntavano le pistole contro la testa del giudice e degli ostaggi, agitavano in aria la granata. Ma durante la ripresa televisiva (in tutto meno di un minuto), nessuna richiesta precisa. Ai giornalisti, però, con le telecamere spente, i tre hanno rivendicato un presunto carattere politico della loro azione. Si sono detti membri del gruppo palestinese dissidente di Abu Nldal e hanno avvertito che, fuori,; in strada, si trovavano 'altri combattenti» pronti a sparare e a tirare bombe in caso di un assalto della polizia al palazzo di Giustizia, Georges Courtois ha anche presentato 11 misterioso giovane arabo' che aveva fatto irruzione nel tribunale: «Si chiama Abdel Karlm KhaVd, è un musulmano integralista che ab'biamo conosciuto in carcere. Ci ha spiegato le ragioni della sua lotta e ci siamo alleati». Ma dagli archivi giudiziari, Abdel Karim Khalkl è risultato soltanto un rapinatore con decine di precedenti in Francia e nessun contatto politico. Tuttavia la «cellula di crisi» non ha voluto rischiare: nessuna ipotesi poteva essere sottovalutata e la linea scelta è stata quella della massima prudenza. Una linea che ha cominciato a dare I suoi frutti nel tardo pomeriggio, dopo sette ore di assedio. Erano le 17,30 quando i banditi hanno fatto uscire dall'aula diciotto ostaggi: undici studenti di diritto e due giornalisti di testate locali che assistevano al processo, più 1 cinque poliziotti che avevano disarmato. Rimasti barricati con 1 soli giudici e 1 giurati, i tre rapinatori hanno poi chiesto il pulmino per fuggire. Alle 21 Georges Courtois, che sembra essere II capo, è uscito incatenato al presidente della corte, Bailhache, per parlare un quarto d'ora con 11 commissario Manslnl, 11 dirigente del reparto speciale della polizia arrivato da Parigi, e con il prefetto Brossard. Courtois ribadiva le sue richieste, accettava soltanto dì liberare altri due ostàggi (un giurato che aveva avuto un attacco cardiaco e una donna malata di diabete) poi tornava nell'aula stretta d'assedio dalla polizia, La lunga, estenuante, trattativa continuava. Enrico Singer

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