Un sogno alla Casa Bianca di Arrigo Levi
Un sogno alla Casa Bianca Un sogno alla Casa Bianca (Segue dalla 1' pagina)' distruggere i missili sovietici non solo dopo il lancio, ma anche prima, annientandoli sulle loro piattaforme e distruggendo inoltre tutti i centri nevralgici dell'Urss, con un «primo colpo» folgorante. Riuscirà mai Reagan a convincere Gorbaciov che non è questo il suo obicttivo, e che egli ha invece un sogno di pace? A Ginevra, il Presidente ha già difeso con foga, anche se senza successo, il suo gran-, de disegno: la costruzione di «scudi» antimissilistici che consentano ad ambedue le superpotenze di ridurre, e un giorno di distruggere, gli arsenali atomici che minacciano la fine del mondo. Gorbaciov (lo ha ora ammesso anche Arbatov) si è convinto della buona fede di Reagan; ma non è stato convinto dai suoi ragionamenti. E se Reagan non «converte» Gorbaciov, egli rischia di veder morire sul nascere il suo sogno di annientare la bomba: un sogno forse utopistico e irrealizzabile, ma che risponde alla grande paura atomica dell'umanità; può sembrare strano, ma è il sogno di un pacifista alla Casa Bianca. La ricerca di un'intesa può in realtà perseguire obiettivi intermedi, meno ambiziosi dello «scudo spaziale», ma meno inaccettabili per i sovietici. Si fa per esempio l'ipotesi di un accordo che autorizzi non solo le ricerche, del resto già molto avanzate anche in Urss, ma anche le sperimentazioni su sistemi antimissilistici nuovi, basati a terra. La loro installazio ne, in un certo numero di siti reciprocamente concordati, potrebbe un giorno ridurre il pericolo di «primo colpo», proteggendo non le metropoli contro una rappresaglia atomica, ma le basi missilistiche; preservando cioè la capacità di risposta delle due parti, oggi minacciata dai missili a più te¬ state. Ciò potrebbe rafforzare1 l'attuale strategia della dissuasione. Ai sistemi difensivi spaziali si porrebbero invece più rigide limitazioni, vietando la sperimentazione e consentendo soltanto la ricerca. Un'ipotesi simile — si dice — potrebbe es~ sere accettabile per Gorbaciov, in quanto valorizzerebbe le ricerche difensive sovietiche e non imporrebbe la rovinosa «corsa spaziale» con un avversario più forte. Quanto a Reagan, un accordo di questo tipo non gli permetterebbe, è vero, di realizzare il suo «sogno pa¬ cifista» nel tempo che gli rimane alla Casa Bianca. Ma diverrebbe intanto realizzabile il taglio del 50 per cento delle armi offensive, e il grande dialogo andrebbe avanti. Insomma, questo potrebbe pur essere un passo nella giusta direzione, e quindi un'ipotesi attraente per il realista Reagan; né gli sarebbe vietato di fare ugualmente avanzare l'America, anche se più lentamente, sulla via da lui sognata, che permetta al mondo di liberarsi forse un giorno dall'incubo nucleare. Arrigo Levi
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