Craxi: nessun tabù verso i magistrati

Cmxi: nessun tabù verso i magistrati Intervista sulla polemica per il caso Tobagi Cmxi: nessun tabù verso i magistrati «La crìtica è un surrogato alla inesistente responsabilità del giudice» ROMA — Presidente Craxl, la guerra tra lei e i magistrati è finita davanti al Parlamento, ma lei non si è presentato in aula. Non ha niente da rispondere alle accuse che le sono state Indirizzate dalla Camera? «Ho preso atto delle critiche che mi hanno rivolto alcuni esponenti parlamentari tanto dell'opposizione che della maggioranza. Nessuna di queste critiche mi pare sorretta da argomenti tali da poter convincere. E infatti non mi hanno per nulla convinto». — Dunque lei non ha nulla da rimproverarsi, come presidente del Consiglio, in questa dura polemica con il potere giudiziario? «Sono state poste in discussione questioni di principio che sono solide come il grani to e che sono diverse da valutazioni di opportunità che, come tali, sono sempre opinabili. I principi non possono essere incrinati dall'acqua fresca di valutazioni polemiche tutto sommato superfi ciali e in qualche caso, com'è apparso chiaro, del tutto strumentali. Questo è ciò che nella sua esposizione ha illustrato con chiarezza alla Camera l'onorevole Amato». • — Alla Camera però c'è anche chi, come i repubblicani ha detto che lei ha il diritto di criticare, ma come presidente del Consiglio ha 11 dovere di tacere. Cosa risponde a queste obiezioni? «Vorrei ricordare che ai quesiti di legittimità hanno già risposto bene e con precisione autorevolissimi giuristi, mettendo in evidenza tutta l'infondatezza delle accuse che mi erano state rivolte da magistrati e non magistrati. Ne ha parlato per ultimo, con molta lucidità, anche l'ex presidente della Corte Costituzionale, 11 professor Giuseppe Branca. Io mi limito a sottoscrivere le sue affermazioni». — Cioè lei non ha nulla da obiettare, nel merito, alle accuse di inopportunità o di illegittimità che molti gruppi parlamentari le hanno indirizzato? «Ripeto, condivido quanto ha detto 11 professor Branca. E In primo luogo quando sostiene che la critica pubblica delle decisioni di un giudice non è solo manifestazione legittima dell'irriducibile libertà di pensiero, sancita dall'articolo 21 della Costituzione, mti e qumeusa ui più: e un surrogato della — inesistente — responsabilità dei' magistrati e perciò, a maggior ragione, è un diritto di tutti e di ciascuno, in basso e in alto, lavoratore e non lavoratore, soldato e generale, impiegato e presidente del Consiglio. E, per l'esattezza, Branca ricorda che nella Costituzione e in leggi ordinarie non c'è norma né principio generale che impedisca al presidente del Consiglio di emettere giudizi di quel genere ». — Presidente, ma non è soltanto questione di libertà di pensiero. Lei è accusato di non aver rispettato la regola fondamentale della divisione dei poteri dello Stato. Come si difende? «Cito ancora Branca quando dice che l'invasione di campo non c'è se ci si limita ad un giudizio negativo su una sentenza e d'altra parte vi sono sentenze cosi aberranti e ingiuste tali da sconsigliare la chiusura della bocca e da costringere ad esemplo il presidente del Consiglio a far conoscere anche il proprio autorevole parere. Branca osserva ancora che su cone. m. (Continua a pagina 2 in nona colonna)

Persone citate: Branca, Giuseppe Branca, Tobagi

Luoghi citati: Roma