Butterfly non abita più a Hong Kong di Luigi Rossi

Butterfly non abita più a Hong Kong Maazel e il regista Asari parlano dell'opera di Puccini che debutta alla Scala il 20 Butterfly non abita più a Hong Kong Un allestimento tutto giapponese in un'ambientazione autentica - L'introduzione dei «kuroto» - La danza di Hidejo Kanzaki ■MltiArJOStavolta Btat» te'rfly è proprio tutta giapponese. E non soltanto perché la protagonista Hate Nam Kim è uno dei tanti soprani nipponici In circolazione in Italia, ma anche per l'intero allestimento curato dal regista Reità Asari su scene di Ichiro Takada e persino con l'intervento della danzatrice e coreografo Hidejo Kanzaki. L'opera di Puccini, che andrà in scena alla Scala venerdì 20 dicembre, è stata ampiamente presentata, agli *Amici della Scala*, dal direttore Lorln Maazel e dal regista Asari con l'Introduzione del direttore artistico Cesare Mazeonis. Quest'ultimo ha parlato di un progetto che intende seguire alla tendenza, oggi largamente attiva, di un incontro Oriente-Occidente, due culture che suggestionano ormài molti artisti, da Brooks a Béjart e, recentemente, hanno investito anche la nuova lettura coreografica di Mats Ek per il Cullberg Ballet della Sagra della primavera di Stravlnskt, ambientata tra i samurai. Per propiziare tale incontro sul terreno pucciniano nessuno poteva essere più adatto di Asari, uomo di spettacolo e francesista che, nel suo teatro di Tokyo, rappresenta Molière e Sartre, ma anche Mishlma e spettacoli «NO». Asari ha preso molto sul serio l'incarico preparandosi per due anni a questo debutto alla Scala. Ha ascoltato ossessivamente (plU di duecento volte, ha affermato) i dischi di Butterfly proprio nella versione incisa da Maazel con Renata Scotto come protagonista. Ed ora sta trasforman¬ do il pblcoscenim'dèlta'Scala in una scena di teatro classico giapponese. Intanto, ha abolito il pesante sipario di velluto rosso, simbolo di una civiltà teatrale lontanissima da quella nipponica ed estranea a quella cultura. Gli spettatori che arriveranno tempestivamente potranno beneficiare anche di un'anticipazione didascalica poiché vedranno come si costruisce la casa in legno e carta di do do San, ove sta per svolgersi il dramma. Un dramma determinato dall'impatto fra due universi, nel Giappone di 150 anni or sono, al primo aprirsi del mondo chiuso (lideogràmma nipponico lo esprime con il simbolo «catene»,) al vento dell'Occidente. Un'apertura positiva, ma avvenuta certamente non senza sofferenze, come dimostra questa emblematica vicenda pucciniana. Il Giappone del regista sarà autentico, non esprimerà un falso esotismo come spesso avviene ('Ho visto in Europa molte Butterfly che sembravano ambientate a Hong Kong invece che a Nagasaki») dalle notte parti. «Non voglio fare una Butterfly sociale — aggiunge Asari —, ma vorrei che la storia d'amore avesse il suo giusto sfondo». Pur nell'assoluta fedeltà allo spirito e alla lettera pucclniani, Il regista ha recuperato modi e consuetudini del teatro classico nipponico, introducendo i «Kuroto», fantasmatici servi di scena che per convenzione il pubblico finge di non vedere. Tra di essi ci sarà anche la danzatrice Kanzaki, una delle più autorevoli del suo Paese, che eseguirìVWgMSèo d'ombreW ne si, una «danza dldesolazlone» per esprimere lo stato d'animo della protagonista al secondo atto. Dal canto suo, Maazel afferma: «Io, come cinque miliardi di persone, amo Butterfly e la affronto con assoluta dedizione come ho già fatto molte volte. In questo caso, avremo anche una lettura autentica per quanto attiene la messa in scena. Contrariamente a molti tifosi del melodramma, sono anche un appassionato di teatro di prosa e quando si raggiunge l'equilibrio ottimale tra musica e recitazione mi sembra la condizione ideale». Luigi Rossi I/orin Maazel: «Ideale equilibrio tra musica e recitazione»

Luoghi citati: Béjart, Europa, Giappone, Hong Kong, Italia, Nagasaki