Tumori, ultime cure di Franco Giliberto

Tumori, ultime cure Nuovi studi all'Istituto di microbiologia torinese Tumori, ultime cure Venti inalati volontari saranno presto sottoposti a trattamento con Interleuchina-2, la stessa sostanza che usa il professor Rosenberg, medico di Reagan - La strategia messa a punto dagli italiani prevede dosi e rischi minori con risultati di uguale portata TORINO — Sarà avviata a Torino fra poche settimane un'esperienza clinica Inedita nel settore delle terapie antitumorali. Vi è estrema cautela tra i ricercatori che sovrlntendono all'esperimento e sono molte le raccomandazioni a non enfatizzare questa notizia, per le disillusioni che potrebbe arrecare. Tuttavia, dopo l'eco mondiale avuta dall'annuncio del National Cancer Instltute statunitense sui promettenti risultati che con la Interleuchlna2 sta ottcndo il cancerologo1 Steven Rosenberg (come consulente, ha in cura 11 presidente Reagan), acquista particolarissimo sapore anche il risvolto torinese: perché la stessa équipe di Rosenberg ne è informata, vi guarda con grande interesse' e, come vedremo, qualche mese fa è stata l'Involontaria acceleratrlce di questo programma di ricerca italiano. A Torino, l'esperienza clinica avverrà su una ventina di malati di tumore — che si dichiareranno volontari — neN l'Istituto di otorinolaringoiatria del professori Paolo Menzio e Giorgio Cortesina; con la collaborazione del dottor Giovanni Cavallo. Ma la strategia terapeutica è stata messa a punto all'Istituto di Microbiologia dell'Università, diretto dal professor Giorgio Cavallo, grazie al finanziamenti del Progetto finalizzato Cnr «Oncologia* e dell'Associazione italiana per la ricerca sul cancro. Guido Forni, professore associato di immunologia in quell'Istituto c la biologa Mirella Oiovarel11, hanno coordinato e concluso le fasi degli esperimenti sugli animali e preparato i protocolli per la prima applt cazlone sull'uomo. «Si tratterà di ima strategia terapeutica alternativa — dice Forni — rispetto o quella presentata da Rosenberg. Noi adopereremo /Interleuchlna2 in dosi quotidiane che sono centomila volte Inferiori, letteralmente, a quelle che si praticano negli Stati Uniti. Possediamo importanti risultati sperimentali che ci confortano nell'aglre secondo questo criterio». I venticinque malati di tumore trattati a Bethesda da Rosenberg, del quali il cancerologo ha descritto le reazioni in molti casi positive, com'è noto sono stati sottoposti a prelievi di globuli bianchi, del quali é stata successivamente ottenuta un'at-; tlvazlone in coltura con Interleuchlna-2. (Quest'ultima è una sostanza ormonale, che ogni organismo umano produce, e che costituisce una specie di insostituibile «codice di comunicazione» nell'ambito dei sistema Immunitario. La si può ottenere con tecniche di bioingegneria). I globuli bianchi, riattivati e relnoculati al pazienti, sono quindi stati stimolati per due settimane con fleboclisi quotidiane pressoché continue di altra Interleuchina-2: -Alle dosi medie — descrive Rosenberg — di 300 mila unità per chilo di peso del inalato ogni sessanta minuti». Qualche tempo fa negli Stati Uniti, proprio nell'ambito del ricercatori di Bethesda che fanno capo a Rosenberg, gli specialisti dell'Istituto di microbiologia torinese ottennero piccole quantità di lnterleuchina-2. «Giù da due anni — ricorda Forni — stavamo compiendo esperimenti sui topi nudi (senza timo, nel quali erano state Indotte varie forme di neoplasie umane), con un tipo di Interleuchina prodotto nel nostro laboratorio: lo scambio di dati e Informazioni con l'equipe di Rosenberg era frequente. Usammo naturalmente anche le molecole statunitensi di nuova concezione, per forza di cose In dosi ridottissime, e et balzarono agli occhi risultati assai buoni. La Interleuchlna-2, iniettata In parti infinitesimali nel dintorni del tumore e nel linfonodi drenanti, aveva II potere di far regredire chiaramente la neo plasla, senza bisogno di ricorrere preventivamente alla tecnica di attivazione llnfocitarla in coltura, alla successiva reinoculazione e al supporto delle ulteriori perfusioni di alte dosi della sostanza attivante». L'immunologo cita , due esempi, paragonando la strategia statunitense e quella che ci si appresta a sperimentare a Torino: «Afe? prl mo caso, si manda avanti un esercito selezionato e addestrato a distruggere un nemico pericoloso, provvedendo per quell'esercito (composto di linfociti attivati) anche alle scorte e al rinforzi (con perfusioni di Interleuchlna- 2). Nel secondo caso, si aluta ti sistema Immunitario del malato, che da solo non ce la fa più, a riconoscere (con llnterleuchtna-2 , direttamente nella sede tumorale) la presenza di un nemico mimetizzato, a dare una risposta difensiva efficiente. E pot c'è la reale prospettiva di indurre una duratura capacità di reazione antitumorale». Le quantità di attivatore immunitario che saranno, usate nel protocollo torinese non supereranno le 100 unità per malato nelle 24 ore e per venti giorni di cura, con una ovvia riduzione degli effetti collaterali, che esistono e in certi casi si sono già dimostrati parecchio seri. Non ci sono grandi problemi per l'approvvigionamento di lnterleuchina-2, prodotta per ora da quattro o cinque aziende al mondo con la tecnica più «aggiornata». Gli esperti calcolano che In un prossimo futuro questa sostanza possa costare quanto l'aspirina. 'Oggi, il guato più grosso riguarda t malati e t loro parenti — dice Forni — per t quali queste notizie aprono inimmaginabili spiragli di fiducia. Per questo motivo Invito a non eccedere nelle speranze, a tenere presènte che siamo in una fase del tutto sperimentale, assolutamente inestendibile per ora. Non a caso, io comincio un mio recentissimo articolo per una rivista specializzata americana c'osi: La lotta contro il cancro è cosparsa di battaglie lmmunolbglche perse...». Franco Giliberto

Luoghi citati: Stati Uniti, Torino