L'ultima telefonata ad Ambrosoli «Cosa vuole finite ammazzato?»

L'ultima telefonata ad Ambrosoil «Cosa vuole, finite ammazzato?» Fatta ascoltare al processo Sindona, oggi le richieste del piti L'ultima telefonata ad Ambrosoil «Cosa vuole, finite ammazzato?» DALLA REDAZIONE MILANESE 1 MILANO — Lo squillo del telefono e poi, con un tipico accento da «picciotto» mafioso: «Avvocato, ha fatto il furbo, eh? Ha fatto registrare le telefonate. Cosa vuole, finire ammazziate?*. Può sembrare un dialogo tratto da un film tipo II padrino, invece è la registrazione di una delle tante telefonate di minaccia ricevute dall'aw. Olorglo Ambrosoil. L'ha fatta sentire ieri, nell'aula della corte d'assise di Milano, il pubblico ministero Guido Viola: quasi come un prologo alla sua requisitoria, per far rivivere alla corte quel clima di minacce e di ricatti in cui il liquidatore della Banca Privata Italiana era costretto ad operare e finito con il suo assassinio, la notte dell'll luglio del 1979. •Questo processo — ha detto 11 pm — è la storia dì una morte annunciata*. E ha ripercorso la vicenda di Michele Sindona, a partire dal 1974 — quando venne dichiarata l'insolvenza della sua banca — fino al 1980, quando -smascherato il suo estremo tentativo di sottrarsi alla giustieia* (cioè 11 finto rapimento) venne condannato dal tribunale Usa a 25 anni di carcere per il fallimento della Franklin Bank. Con il fallimento della Banca Privata Italiana e 11 successivo mandato di cattura per bancarotta dindona — osserva Viola — si sente tradito da un sistema politico che gli aveva permesso di arrivare dove era arrivate, nonostante le segnalazioni della Banca d'Italia*. Per cinque anni si muove quindi con un duplice scopo: riuscire a far passare 11 «plano di salvataggio» della sua banca, che solo può mettere una .pietra tombale sul suo operato cancellando l'accusa di bancarotta*; impedire l'estradizione dagli Stati Uniti, dove si era rifugiato, .utilizzando tutti i metodi possibili, leciti e illeciti*. Per questi due scopi si muove su vari fronti: comincia con le pressioni presso ambienti politici, in America t. in Italia. Ecco gli «affidavit*, firmati da .illustri personaggi* (tutti legati alla P2) che lo descrivono come un perseguitato politico, vittima del comunisti: .autentiche perle*, nota il pm. Ecco 11 suo avvocato, Rodolfo Guzzi, passare da un ufficio all'altro della Roma politica. «Per primo si rivolge ad Andreottì: il suo nome — dice Viola — compare spesso nel processo, non è colpa mia. La commissione Inquirente ha chiuso la vicenda, ma ci sono fatti che non posso tacere: l colloqui con l'on. Evangelisti, l'interessamento di Stammati*. Tutto ciò però a Sindona non serve. «£ allora comincia con altrt sistemi, con un metodo tipicamente mafioso*. Ci sono le campagne di stampa condotte da .pseuàoglornallsti specializzati in ricatti, come Cavallo e Navarro, le denunce a raffica, che non approdano a nulla ma servono a sollevare polveroni, e infine le minacce. Vittime designate: Roberto Calvi, «cassiere della P2, che ha eredidato da Sindona una posizione preminente nella finanza privata*; Enrico Cuccia, considerato da Sindona il suo acerrimo nemico, e ovviamente Giorgio Ambrosoil. Calvi si affiderà alla «mediazione» del confratello Li ciò Gelll; Cuccia non cederà al ricatto ma neppure denuncerà 1 fatti. Solo Ambrosoil, appena ricevute le minacce, si recherà dalla magistratura permettendo agli Inquirenti di aprire uno squarcio sull'Intera vicenda. «Fino ad allora — osserva Viola — avevamo solo sentore di quello che stava avvenendo*.

Luoghi citati: America, Andreottì, Italia, Milano, Stati Uniti, Usa