E De Rougemont separò l'amore dalla passione

E De Rougemont separò l'amore dalla passione LO SCRITTORE SVIZZERO MORTO A 79 ANNI E De Rougemont separò l'amore dalla passione GINEVRA — E' morto lo scrittore e pensatore Regis de Rougemont, autore d'una trentina di opere tradotte in diverse lingue. Aveva 79 anni, essendo nato l'8 settembre 1906 a Couvet, nel Cantone di Neuchàtel. Da tempo era ricoverato all'Ospedale di Ginevra per una grave malattia. Noto soprattutto per il libro L'Amore e l'Occidente, era un acceso sostenitore dell'Europa delle regioni. Era amico di Mounier. Di lui condivideva le tesi del «personalismo», quella filosofia che vedeva l'uomo come un «individuo più'una vocazione». Con Mounier, Denis de Rougemont fondò a Parigi, a metà degli Anni 30, la rivista Esprit, da solo Invece dirigeva una piccola pubblicazione di .teologia dialettica», e «filosofia esistenziale». Si chiamava Hic et Nunc e fece conoscere testi di Jaspers e Heidegger, Kierkegaard e Karl Barth. Fra il '34 e il '36, con Politique de la personne e Penser avec les rnains, diede teoria alle sue idee «personaliste» e .federaliste». Cercava l'idea di un'Europa le cui radici erano immerse in una cultura greco-latina, giudaico-cristiana, in un'alba celtica. Era un federalismo che cercava di .tenere insieme le diversità», in opposizione all'idea dello Stato-nazione. Ma fu L'amore e l'Occidente, pubblicato nel '39, a dargli fama internazionale, a unire la sua passione politica a quella letteraria. Disse, qualche anno fa, durante una intervista: .Scrivendo quel libro ho scoperto che i concetti di amore-passione esistevano soltanto In Europa, e questo è forse ti punto di partenza di quel lungo interrogarmi sullidentità europea che coìtipare in molte mie opere». Nell'analisi sulle .forme d'amore» che De Rougemont tracciò nel suo affascinante saggio prendeva in considerazione la concezione del sentimento attraverso le diverse epoche e culture: dalla classicità greco-latina, alla religiosità cristiana, dal mondo feudale alla società moderna. Matrimonio e passione sono le costanti sulle quali si muove il pensiero di De Rougemont, «se due persone s'impegnano — scrisse — per la vita è il matrimonio, mentre l'amore-passione trova nella morte la sua realizzazione suprema, come dimostra ti romanzo di Tristano, o meglio il mito di Tristano». Un Tristano più vicino al modello di Beroul e Wagner che non a quello di Gottfried von Strassburg. A Denis de Rougemont rimane più vicino Erlch Fromm con le sue teorie sull'amore che non Alain Finkielkraut, allievo di Foucault, nel suo II disordine amoroso, o il nostro Francesco Alberoni, con Innamoramento e amore. Nulla di «debole», tocca le sue tesi: 11 matrimonio è il momento più alto dell'amore, e non c'è nessun arricchimento nella permissività affettiva. Conoscitore attento delle opere di Spengler, Toynbee, Valéry e Mumford, amava Kafka, che riteneva lo scrittore che meglio aveva saputo cogliere la coscienza e l'inconscio della nostra epoca, Kafka, scrisse, è stato .l'annunciatore dei regimi totalitari sin dagli Anni Venti». Dal '40 al '47 visse in America, dopo che un suo articolo su Hitler in visita a Parigi fu considerato «un insulto a un capo di Stato straniero»; ma l'America non gli piaceva. .Auto e nazionalsocialismo sono quelle che ho definito le due cose da pazzi del XX Secolo», dichiarò più volte, ricordando alcuni suoi scritti contro Ford. Sentiva che l'uomo contemporaneo era diventato impotente di fronte alle leggi dell'economia, agli «imperialismi» della tecnologia, alla minaccia della guerra nucleare. Ma sapeva anche, e lo ribadiva, che questo «è il secolo nel quale l'uomo ha acquisito i mezzi di libertà favolosi. Perché quelle leggi, quelle strutture e quei presunti imperativi morali li abbiaìno creati noi uomini. Ne siamo quindi gli unici liberi di cambiarli. Sta soltanto a noi. Ma non vogliamo crederci, abbiamo fifa terribile di essere liberi, perché essere liberi vuol dire assumersi delle responsabilità». Erano le tesi espresse anche in un libro tradotto in Italia: L'avvenire è nelle nostre mani, ancora una visione dell'uomo non chiuso in una sfera puramente intellettuale ma vivo e attivo nella realtà sociale e naturale. Una delle sue battute più ricorrenti era: .Diogene, Diogene, cessa di cercare l'uomo. Cerca piuttosto di diventarne uno». m -Nlco Orengo /—- ~"n.

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