Le colpe di tutti di A. Galante Garrone

Le colpe di tutti Le colpe di tutti • Dunque la crisi gravissima, determinatasi con la lettera di Cossiga al Consiglio supcriore della magistratura, è momentaneamente superata, per il ritiro delle dimissioni dei suoi componenti togati, e forse non è stata una crisi inutile. Come un violento, improvviso temporale, essa ha squarciato una coltre di nubi che si addensava, minacciosa e plumbea, da troppo tempo. Tutto ora ci appare più chiaro. Ma tutto sarà stato vano, se non sapremo trarre partito dalla dura lezione. Spero che non appaia troppo severo quel che sto per dire. A me sembra che, in questa vicenda, la colpa ricada, più o meno, su tutti; meno di tutti, sul presidente Cossiga, che non poteva tacere, c assistere inerte, e neanche affidarsi (lo ha detto bene Piazzesi) al comodo ed equivoco ruolo del conciliatore, e ha assolto, in un delicatissimo frangente, il suo compito di supremo custode della Costituzione, di ri-, chiamo solenne a un corretto funzionamento dei poteri dello. Stato, nella sua specifica veste di «interpolerei). Il suo inter-; vento tuttavia sarebbe stato ancor più efficace se qualche giorno prima egli avesse pubblicamente rivelato l'indebita interferenza di Craxi per i suoi pesantissimi giudizi su una sentenza, discutibile fin che si vuole, ma non ancora definitiva. Le vere colpe sono però quelle del potere politico, da un lato, e della magistratura e del Csm dall'altro. Le responsabilità non sono soltanto di Craxi. Da troppi anni assistiamo ad acrimoniose campagne di alcuni settori politici (spe cialmentc del suo partito) con tro l'operato della magistrati! ra. Ricordiamo certi astiosi e denigratori commenti del 1981 al'c decisioni dei giudici milanesi sul conto di un Calvi; o alle recenti inedite trovate di Martelli e di Pannclla, assolutamente destituite di serietà, a proposito di un pur discutibile, e da noi più volte discusso, processo napoletano. Vorrei proprio ingannarmi; ma l'in» pressione complessiva che si ricava da questi attacchi è quella di un segreto proposito di sottoporre a «controlli» l'invisa magistratura. Nelle ultime ore, l'ex presidente della Corte Costituzionale Bonifacio ha saggiamente messo in guardia contro certe occulte manovre miranti a disegni di vera e propria revisione costituzionale. Stiamo bene attenti. Quanto alla magistratura, a me pare giusto deprecare il fenomeno innegabile di una sua eccessiva politicizzazione, che ha portato a un troppo accentuato divaricarsi del corpo giù diziario in diverse e spesso op poste correnti con legami più o meno trasparenti con specifici indirizzi di partito. E questo è un male, almeno per chi è rimasto attaccato a un'immagine della magistratura al di fuo ri, o al di sopra, degli schieramenti politici, indipendente non solo nella sostanza, ma anche nell'apparenza, di fronte a tutti i cittadini. Intendiamoci: c'è una politica per la quale la magistratura, e per essa il Csm, ha il diritto, e anzi il dovere di battersi; ed è quella della fedeltà alla Costituzione, dell'impegno a farla vivere nel suo quotidiano operare, nelle sue sentenze. E io credo che non da una distorta e parziale visione politica, e neanche da una gretta preoccupazione cor'porativa, nascesse l'ultima pr& sa di posizione del Csm, che, si noti, è stata votata alVunanimità da tutti i componenti togati. Un ultimo rilievo. C'è chi vorrebbe confinare, o risospingerc l'attività del Csm a un'at-. tività puramente amministrativa. Non siamo d'accordo. Da almeno una decina d'anni si è palesata la tendenza a conferire a quest'organo di grande rilievo costituzionale una funzione attiva di vigilanza e di difesa dell'autonomia e della indipendenza della magistratura. Mi pare che questo approfondimento di compiti discenda dalla Costituzione stessa. Basta leggere i primi due commi dell'art. 104. E se cosi non fosse, che ci starebbe a fare il Presidente della Repubblica? A. Galante Garrone

Persone citate: Cossiga, Craxi, Piazzesi