E Gadda rubò il Bagutta a Palazzeschi

E Gadda rubò il Bagutta a Palazzeschi 1927-1986: IN MOSTRA EROI E SEGRETI D'UN PREMIO ALLA MILANESE E Gadda rubò il Bagutta a Palazzeschi MILANO — Via S. Andrea congiunge ad angolo retto le due vie parallele dei negozi di lusso vecchi (Montenapoleone) e nuovi (Spiga). Qui c'è un piccolo museo dove non va mai nessuno, perché si chiama «Museo di Milano» e ai milanesi non piace prendere sul serio la loro citta. Chissà se qualcuno ci verrà, fra il 10 dicembre e il 5 gennaio per una mostra dal titolo lungo: «Milano degli scrittori, Bagutta, SO premi letterari, 1927-1986: Bagutta è il nome di un'altra stradina da queste parti, che congiunge S. Andrea con S. Babila. Verso metà, c'è un ristorante che prende nome dalla strada; una volta era un'osteria da muratori, senza tovaglie. Qui, una piovosa sera di novembre del 1926 nacque il primo premio letterario d'Italia, fondato da un gruppetto di personaggi fra cui si ricordano Riccardo Bacchelll e Orio Vergani. Fu vera storia? La mostra cerca di rispondere. Il premio Bagutta, benché sia stato il primo, non ha mai avuto la gloria nazionale di altri, toscani, romani; e, a parte la gloria, proprio anche solo nella storia e nella cronaca delle belle lettere d'Italia il Bagutta è sempre stato un po' defilato, un po' «locale: Quest'anno sarà assegnato la sera di martedì 10 e si sa già che non costituirà un anno in via clamorosa. La mostra non ha nessuna pretesa trionfalistica, e se qualcuno vorrà visitarla la troverà garbatamente impo stata appunto su toni di «storia locale: Nel 1926 Milano era una città molto diversa da quella d'oggi, il centro era chiuso nel liquido anello del Navigli scoperti. Qui era approdato 11 bolo-! gnese Riccardo Bacchelll per lavorare alla Fiero letteraria di Umberto Fracchia, che era in via Spiga ai 24 (una rivista storicamente meno importante delle altre due alle quali aveva lavorato Bacchelli negli anni precedenti: La voce fiorentina e La ronda, romana), Alla sera, Bacchelli da via Spiga veniva in via Bagutta per cenare in com-; pagnia e poi, scortato dalla compagnia, andava a casa a piedi chiacchierando, in via, S. Marco, dove i Navigli formavano un laghetto. Erano tutti una compagnia di immigrati, anche Orlo Vergani. milanese, ma passato per 11 Veneto, la Toscana, Parma e Roma prima di tornare dov'era nato. A Milano cominciava a languire la casa Treves, mentre non decollava ancora la Mondadori; a Milano erano spen¬ ti gli ultimi fuochi del futurismo, e pochi sapevano che a Milano ci fossero due riviste, Il convegno di Enzo Ferrlerl e L'esame di Enrico Somare. Eppure, forse (la mostra insinua 11 sospetto) Milano era importante, anche se non aveva certo l'aria di una capitale letteraria. Il premio Bagutta, per esemplo, nel 1934 era già deciso che dovesse andare alle Sorelle Materassi di Aldo Palazzeschi e poi invece fu assegnato a Carlo Emilio Oadda, autore milanese quant'altri mai, che proprio nessuno aveva mai sentito nominare. A scorrere l'albo d'oro del premio Bagutta si ha un'impressione di scelte più tempestive e sicure di altre, fatte altrove, nelle vere capitali letterarie. Sarà un'impressione giusta a misurarla col bilancini della vera storia? O sarà un inganno della commozione per una civiltà letteraria tramontata? Certa è una cosa, il profondo radicamento milanese di Bagutta dà 11 fascino e il limite alla rievocazione. Al visitatore occasionale diranno molto le fotografie e 1 manoscritti degli autori premiati attraverso gli anni (per esemplo Landolfi, o Calvino, o il Primo Levi che firmava ancora Damiano Malaballa). ma cosa diranno le caricature goliardiche dei personaggi che via via assegnarono quel premi? Monelli e Novello, oltre a Bacchelli e Vergani, e poi Bucci, Vellani Marchi, Franci, Steffenlni, Romperti, Negro, Radice... Per 11 visitatore d'oggi, la percentuale dei «Cameade, chi era costui?» sembra molto alta. E va detta un'altra cosa: la mostra e 11 bellissimo catalogo seno sponsorizzati dalla ditta Compari, che nell'occasione celebra i propri 125 anni. Un premio letterario legato a una trattoria, una mO' stra legata a un aperitivo. Ecco, forse questo è veramente milanese, ammesso che la parola abbia un significato. Significato vecchiotto e simpaticamente reaziono rio quanto basta. Diceva un letterato tanti anni fa che tre cose cominciano per C e danno sicurezza nella vita: i Carabinierl, 11 Camparl e la Cotoletta alla milanese. Ultimo tocco: a Bagutta non mise mai piede nessuna donna, tranne qualche premiata. Quante? Tre (Banti, Ginzburg, Durante). Qurndo? A partire dal 1972, non prima! Giampaolo Dossena Un disegno di Tabet sull'assegnazione dell'ottavo Premio Bagutta, vinto da Carlo Emilio Gadda. In piedi, da sinistra: Orio Vergani, Gadda, Riccardo Bacchelli. Seduti, da sinistra: Adolfo Franci, Paolo Monelli, Anselmo Bucci, Ottavio Steffenini, Mario Vellàni Marchi, Luigi Bonelli, Gino Scarpa