Una fiaba con le crepe
Una fiaba con le crepe Cadono a pezzi le strutture della città per i bimbi Una fiaba con le crepe Ideato nel '79 dall'amministrazione comunale, il progetto fantastico per l'aggregazione dei ragazzi ha visto nascere in vari quartieri muraglie cinesi, palazzi imperiali, villaggi indiani - Ma. la «cittadella», costata due miliardi, non ha mai funzionato ed è oggi un monumento allo spreco L'idea era ottima, una citta tutta dedicata ai ragazzi, con le sue strutture distribuite in vari quartieri di Torino: regge imperlali, una muraglia cinese, un ristorante gestito direttamente dal bambini, negozi da panettiere e falegnamerie con forni e mlniplalle adatti al piccoli utenti. Realizzata con una spesa di oltre due miliardi, ora è divenuta un bel monumento allo spreco di denaro pubblico. La reggia imperlale costruita nell'ex aeroporto Gino Lisa, a poche centinaia di metri da via Artom, sta andando In pezzi. Senza Interventi, presto diverrà un rudere cadente, pieno di crepe: l'opposto, Insomma, da quel che avrebbe dovuto diventare. La fiaba di una citta a misura di bimbo si va dunque sgretolando? Pare proprio di si, soprattutto se si fa un rapido giro fra le strutture che, nel progetto fantastico di uno studioso milanese, il professor Roberto Oulduccl, avrebbero dovuto far rinascere la gioia del ragazzini in dieci punti della citta, soprattutto nel quartieri periferici e talvolta acciaccati da mille problemi: Mlraflorl Sud e Nord, Vallette, Falcherà. Che cosa è accaduto? Il progetto di una città da affidare ai ragazzi nasce circa set anni fa, alla fine del 1979, quando a Palazzo civico la svolta del 1975 è entrata nella fase del «fervore del progetti». L'amministrazione vuole dimostrare che, dopo quattro anni, e dopo 11 necessario rodaggio, 11 cambiamento non 6 stato solo un segnale politico, ma ha portato 11 vento di un nuovo modo di governare: con più fantasia e maggior concretezza. La mappa di questa cittadella (doveva essere inaugurata nell'autunno del 1982) dovrebbe essere legata da un filo conduttore preciso, quello che 1 sociologi definiscono: •Nuova aggregazione e socializzazione del bambino*. Di fatto, però, non è mai stata utilizzata, se non episodicamente e solo In alcune zone. Le strutture, affidate al quartieri, mostrano subito alcuni limiti quasi invalicabili: per poter funzionare hanno bisogno di personale specializzato, di animatori prepara¬ ti, In grado di guidare ed educare 1 bambini, In rioni e borghi dove l'azione delle famiglie è per tante ragioni carente. Mancano addirittura 1 custodi, altro che specialisti. Cosi, invece che ai giochi dei bimbi, si assiste a un rapido declino dell'iniziativa e delle opere inventate per darle concretezza. La «cittadella» più grande, nata anche per combattere l'emarginazione di via Artom, con la sua piscina a serpentone e la riproduzione, a misura di bimbo, del palazzo dell'imperatore di Pechino, è ormal un monumento da dedicare allo spreco. Quasi analo¬ 1 i o e e , e , ¬ go 11 discorso per la muraglia cinese costruita nella piazza centrale della Falcherà Nuova, o per 11 villaggio degli indiani dell'Amazzonla, realizzato in via Cigna. Alcune strutture — dicono In Comune — funzionano. Non è tuttavia facile Individuarle. Il recupero sarebbe anche possibile, ma bisogna Intervenire subito. Non molti assessori del pentapartito, Insediato nello scorso agosto a Palazzo civico, ricordano questa -piccola città /anta sma*. E nessuno, in attesa di chiarire la questione, azzarda commenti. Giuseppe Sanglorglo Uno dei villaggi-gioco per I bimbi, completamente abbandonato, è diventato giardino per cani
Persone citate: Gino Lisa, Giuseppe Sanglorglo
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