Pittori di soldati e gentiluomini di Angelo Dragone

Pittori di soldati e gentiluomini UN RICCO MERCATO ANTIQUARIO D'AUTUNNO A TORINO Pittori di soldati e gentiluomini TORINO — Due antiquari torinesi, Gilberto Zabert e Giorgio Caretto, hanno scelto come ogni anno 11 tardo autunno per.esporre quanto ritengono' possa maggiormente interessare i visitatori che, al di là d'ogni ragione di mercato, sonò naturalmente attratti dalla qualità delle opere e dalla suggestiva rete di riferimenti culturali in cui ognuna si colloca. Più varia, al solito, la mostra di Zabert che spazia oggi dal '400 italiano ad un Ritratto di Signora firmato e datato nel 1873 dall'inglese J. Barret che, arte a parte, è un bel documento della moda dell'epoca, mentre fra l'altro ricupera di Jacob Ferdinand Voet (presente a Torino tra il 1632 e l*8i) una coppia di ritratti «sciolti e fascinosi» di Ottavio Solaro di Covone, cavaliere dell'Ordine Maurlzlano, e della consorte, la contessa Anna Silvia. Tra gli inediti non mancano due pendants, un Baccanale e un Gioco di putti, di sicura mano di Gregorio Lazzarini: e non soltanto per le ragioni stilistiche già avanzate da Rodolfo Pallucchini, ma perché si sono trovati documentati in due stampe settecentesche di Giuseppe Wagner. Le opere, è vero, parlano spesso da sé, ma gli studiosi alutano certo a comprenderle. «La Crocefissione di Ognissanti — aveva avvertito, per esemplo, 11 Pallucchini ricordando la pala dipinta dal Mattoni, detto Pietro della Vecchia, per là chiesa veneziana di Ognissanti — è un vasto repertorio di motivi e di invenzioni di ogni genere che il Vecchia realizza in dipinti isotati, a una o più figure». Ed ecco puntualmente la tavola «da cavalletto» con i Soldati che giocano ai dadi la Tunica di Cristo ch'erano nel primo plano basso della grande tela (oggi alla Fondazione Cini, nell'isola di San Giorgio) rielaborato qui in un'autònoma scena di genere e con un accento profano nella variante del giovane che sull'estrema destra fa sfoggio d'un bel cappello piumato. Nella scheda, ben curata al pari di ogni altra, Alberto Cottino nota ancora come in questi «piccoli formati» il gusto per un più vivo gioco di luci e ombre rifletta 11 luminismo caravaggesco che, al loro ritorno da Roma, Carlo Saraceno e Jean Ledere avevano portato a Venezia. Tuttora incerta è Invece la paternità di Marte e Rea Silvia, d'un manierista emiliano della metà del XVI secolo, con un plastico nudo del dio dall'elmo istoriato che sembra riflettere il tono «eroico» di Pellegrino Tlbaldl, mentre la figura femminile ben fasciata di veli ha finezze cromatiche che fanno pensare a Lello Orsi e allo Zanguldi ma senza escludere che abbia ragione G. M. Pilo ad aver avanzato l'ipotesi d'una «ma¬ ternità» della bolognese Lavinia Fontana. Nel caso del Ritratto di giovane si è giunti all'autore — Mirabello Cavalerl (c. 1510/20-Firenze 1572). uno dei più significativi pittori operosi nello Studiolo di Francesco I, a Firenze — attraverso il convincente raffronto con alcuni ritratti di sicura sua mano, dove si ritrova «lì medesimo procedere nella costruzione delle teste, la medesima luce che scivola sulle superfict infiltrandosi nelle pieghe del colletto, l'identica austerità ed essenzialità tipica della Controriforma che spinge l'artista a tralasciare ogni particolare decorativo». Da Caretto il campo si restringe alla civiltà pittorica fiammingo-olandese, con 1 suol paesaggi d'un estatico realismo analitico, i ritratti caratteriali e le domestiche «scene di genere», le nature morte e le battaglie. E' proprio una di queste ultimerà costituire il pezzo forte dell'attuale rassegna: Le armate di Luigi XIV all'assedio di Namur: una delle tele che avevano reso famoso l'Huchtenburgh (Harlem 1634-Amsterdam 1733) prima che, al servizio del principe Eugenio di Savola-Soisson. gli dipingesse la serie delle sue battaglie più tardi acquisita dalla Galleria Sabauda. Particolarmente documentati appaiono due paesaggi del contado romano dipinti dall'olandese Jan Both. Compaiono Infatti nelle note di spesa del cardinale Antonio Barberini che in data 29 aprile 1644 registrano l'uscita di 60 scudi »pagatl a Glo. Botti pittore». Erano appunto 11 «Paese con un mulattiere che parla con un pastore» e quello «con un somararo con alcuni bovi» entrambi «di mano di Botto, con cornice intagliata tutta dorata». Nel 1671 erano ancora in inventarlo come opere di «Monsù Bott», per passare più tardi, sempre a Roma, nella collezione Flano-Almaglà. Ma ancor oggi testimoniano 11 ruolo del Both nei paesaggismo olandese di gusto italianizzante che ih senso naturalistico s'era reso autonomo rispetto alla visione idealizzata di Claudio il Lorenese già spostato verso 11 classicismo dei Bolognesi. Angelo Dragone

Luoghi citati: Firenze, Roma, Torino, Venezia