Victor Hugo, tempeste d'inchiostro

Victor Hugo, tempeste d'inchiostro PARIGI: IN DUE MOSTRE I MANOSCRITTI EI DISEGNI DELLO SCRITTORE Victor Hugo, tempeste d'inchiostro PARIGI — Poco più di cent'anni fa, il 22 maggio 1885, Parigi era in lutto: era morto Victor Hugo, l'uomo più famoso di Francia, il poeta descritto da Chateaubriand come «f! figlio sublime' e da Balzac «non vero, non reale». Breton diceva invece che era surrealista «quando non è stupido». Ma chi era il più grande poeta francese? André Gide rispose: «Victor Hugo, ahimè: Nel centenario della sua morte, gli si dedicano varie celebrazioni e due grandi mostre, una al museo del Grand Palais «La gloria di Victor Hugo» e l'altra al Petit Palais •Sole d'inchiostro», Con 1 disegni e i manoscritti dell'auto: e di Hernani, Nostra Signora di Parigi. Entrambe chiudono 11 5 gennaio 1986 ed entrambe sono estremamente ben montate, interessanti, istruttive. Le nove sale al Petit Palais raccontano lo sviluppo artistico di Hugo, attraverso i suoi manoscritti e più attraverso i suoi «schizzi d'inchiostro», come 11 chiamava lui, e i suoi disegni. Hugo era un grafico, un appassionato osservatore dell'effetto. I suoi primi esperimenti sono con il merletto che, macchiato d'inchiostro, trasferisce sulla carta e suggerisce forme che Hugo sviluppa. Appaiono sulla carta dei mondi lontani, degli occhi sfumati, che danno 11 titolo all'intera mostra. Si chiamano «Occhi-pianeta», «Macchia-pianeta» e sembrano degli Odilon Recion e hanno un contenuto mistico. Più avanti nell'esposizione e negli anni (Hugo giovanissimo diventa Accademico di Francia, e poi, nel 1848, membro dell'Assemblea Costituzionale) le sue poesie colavano sulla carta in meravigliosa grafia con poche correzioni, ben diversa-' mente dal testi dei suoi drammi (Cromiceli, Lucrezia Borgia, Maria Stuarda ecc.). Ci sono caricature di se stesso, molto somiglianti, e anche i castelli gotici e strazianti che cominciano a scaturire dalle «macchie» in seppia, in inchiostro nero. Usa anche carta ritagliata con maestria di grafico, con l'inventiva di un uomo dedito alla scrittura: ha tempo. Tenace oppositore del Secondo Impero, è esiliato alle isole di Jersey e Guernesey, dove disegna e scrive. Disegna onde minacciose e barche e navi, la cui ossatura è simile a uno scheletro umano; le rocce, le tempeste, le case abbandonate, sinistre, ossessionano 1 suoi disegni. Ne contarono tremila alla sua morte. E come camminiamo nelle ultime sale, piene d'immagini, di mostri, di una natura crudele, la voce di Hugo (in terpretata da un attore) recita delle pagine che descrivono la sua solitudine nelle isole della Manica, la sua osservazione delle onde, del vento, della natura nemica. E ci si rende conto di quale grande colossale poeta, Victor Hugo sia stato. A parte le caricature, la fi gura umana è quasi assente dalla mostra: c'è un'odalisca alla Delacroix, un po' incerta nell'acquarello, e un nudino a penna, senza testa, un ventre appena accennato, e molto sensuale. La vitt. di Hugo era tempestosa come quei mari che descriveva cosi bene, sia sulla carta che in poesia e in prosa. Il suo nome, che ora portano negozi e piazze, strade e scuole (un settore di fotografie illustra tutto questo al Grand Palais), era famoso quanto da noi quello di Garibaldi; erano entrambi considerati eroici, populisti, belli, generosi. Si conobbero. «Tre settimane fa questa Assemblea ha rifiutato di ascoltare le parole di Garibaldi», disse il deputato Hugo, furente, a una Camera di deputati che non lo lasciava parlare, «oggi rifiuta di ascoltare me. E così io dò le dimissioni». Quando compi ottant'anni, parigini sfilarono sotto la sua casa — sessantamila persone, dice la cronaca — e fu costruito un arco di trionfo. Ma le scene di vero entusiasmo, di gloria, di passione, avvennero alla morte di Hugo: la Francia gli tributò i funerali di Stato e 2 milioni di cittadini fecero ala al corteo che, al suono della marcia funebre di Chopin, partiva dall'Arco di Trionfo, lungo i Campi Elisi, fino al Pantheon, dove il grande uomo veniva sepolto. La mostra al Grand Palais illustra la frenesia popolare, la dedizione di Parigi — in special modo — a Hugo. Il catafalco di Victor Hugo, un'immensa costruzione in nero e oro e argento, occupava quasi interamente la volta dell'Arco di Trionfo. Molti pittori ne fecero schizzi, olii, fedelissimi disegni. Poi, 11 grande Victor Hugo, i cui drammi avevano ispirato compositori come Bellini, Berlioz, Bizet, Charpentier, Donizettl, Fauré, Francie, Gounod, Liszt, Massenet, Mussorgskl, Salnt-Saèns e Verdi, veniva dimenticato. La sua effigie, in cera, riproduzione perfetta, dal museo Grevin, assale 1 visitatori del Grand Palais: come potevate dimenticarmi?, sembra dire. E difattl comincia la sfilza dei monumenti, delle moquette, delle fotografie e dei quadri, delle vaste tele ispirate dalle sue opere. C'è tutto un settore dedicato al film ispirati dal drammi di Hugo, e su una serie di schermi scorrono le varie versioni di uno stesso testo, con 1 fotogrammi che descrivono la stessa scena. In un altro settore della mostra troviamo che 11 viso di Victor Hugo servi da modello per fare carta da cioccolatini e, pipe, scatole per biscotti, etichette di bottiglie. Ci sono vari flaconi d'inchiostro «Victor Hugo» e fazzoletti da testa con l'immagine del barbuto letterato (da giovane, però, aveva romantici capelli lisci e non portava né barba né baffi). Le statuette che lo rappresentano si vendevano come quelle di San Francesco a Assisi. «Victor Hugo comincia appena ad essere conosciuto scriveva Francois Maurlac nel '52. «Eccolo al soglio della sua vera gloria: il suo purgatorio è finito». Gala Servatilo Victor Hugo: «Il Reno a Bingen» (Maison de Victor Hugo, Parigi)