Il gioco della verità di Luigi La Spina

Il giaco della verità Al convegno dalli Confiredustria espowaiwti politici. Imprenditori e sindacalisti g confronto Il giaco della verità De Mita: caro Natta, sei fuori della storia - Natta: i comunisti non vogliono lo sfascio dell'economia, ma il capitalismo non è l'ultimo orizzonte della civiltà umana - Romiti: non nutro rispetto per quegli imprenditori che indossano la casacca dell'uno o dell'altro partito, magari cambiandosela passando da una piazza all'altra di Roma - Prodi: Romiti ritiene che per governare le aziende si debba sempre fare la faccia feroce TORINO — Applausi per le frasi più efficaci, risate per le battute più riuscite, massima attenzione per tutta la durata del confronto. Il dibattito tra i leader del due partiti maggiori, De Mita e Natta, e 1 manager delle due più grandi imprese, pubblica e privata, Prodi e Romiti, guidato dal direttore di Repubblica, Eugenio Scalfari, è stato certamente 11 clou, dal punto di vista della cosiddetta politicaspettacolo, del convegno della Conf industria. Il confronto non ha individuato nuove formule di governo, né ha suggerito proposte Inedite, ma, anche dal punto di vista politico, non è stato inutile: ha dimostrato che esistono ampie zone di accordo sulle cose da fare, pur se gli orientamenti da cui 1 protagonisti partivano erano molto distanti. Scalfari innanzitutto ha chiesto ai partecipanti un'opinione sulla critica situazione della finanza pubblica. ROMITI — Il dissesto della' finanza pubblica è il vincolo maggiore allo sviluppo. Per farvi fronte, non si tratta tanto di una mancata volontà, politica quanto piuttosto della mancanza dì una cultura e di una morale. Un esemplo: si presenta una legge finanziarla, pur debole, e subito scatta uno sciopero. Ieri, si è detto dal sottosegretario alla presidenza Amato che una pensione di invalidità, è la stessa, sia che la si paghi a un Invalido vero, sia a uno falso. Non è vero: la prima è una forma di assistenza, la seconda è una truffa. I problemi non si risolvono se non si mette al centro il sistema dell'impresa. SCALFARI — Sarebbe favorevole all'abolizione della cassa integrazione? ROMITI — La cassa non è un rimborso alla Imprese, ma è l'equivalente dell'Indennità di disoccupazione che Paesi più sinceri e civili erogano come .tale. NATTA — La cassa inte Krazione, in realtà, ha agevo lato le imprese. ROMITI — Il profitto è l'u nlco titolo di legittimità per le imprese. Il pei continua, in sostanza, a perseguire la distruzione del capitalismo e parte della cultura cattolica considera l'assistenza meglio del merito. Non accetto le sclopcbezze della divisione fra Parsifal e Superman e non nutro rispetto per quegli imprenditori che indossano la casacca dell'uno o dell'ai- tro partito. Magari camblan-l dosela passando da una piazza all'EUtra di Roma. Fanno male i partiti a cercare di adescarli, cosi è la guerra per bande. DE MITA — Ma questa non è la cultura cattolica, allora poteva parlare anche di Wojtyla. ROMITI — Per rispetto l'ho lasciato stare. PRODI — Bisogna dar atto che una grossa fetta del disavanzo statale ha colmato parte delle perdite delle imprese. Fatta questa doverosa premessa, bisogna dire che i danni arrecati al mondo del lavoro dalla crisi della finanza pubblica sono gravi sia per i tassi elevati Imposti, sia per l'alta inflazione, sia per le tensioni monetarle cosi provocate nel sistema monetario. SCALFARI — E' vero che è stato lei a invitare Berlusconi in Mediobanca? PRODI — Non solo non ho invitato Berlusconi, ma proprio nessuno. NATTA — Sono d'accordo: il risanamento della f inanza pubblica e fondamentale. Non e vero che il pel voglia lo sfasclo dell'economla, anche se ritengo che 11 capitalismo non sla l'ultimo orizzonte della clvllta umana. Ma blso- gna guardare questo dissesto come si e creato; e 11 rlsultato di scelte politlche di chi ha diretto per 40 anni il nostro Paese e la Confindustrla e corresponsabile, se non altro per l'appogglo dato a quel go- vernl. Not abblamo dato pro-' vc dl saper sfidare l'lmpopolarlta. ROMITI — Nel perlodo della solidarleta nazionale slete corresponsablli della ri forma sanitaria, NATTA — Parleremo an che di questo. Comunque not non ci slamo tiratl lndietro. Sono stati altrl che l'hanno fatto. In nome del risana mento non si puo per6 mette re In discusslone conquiste sociali come l'espansione della scuola nel nostro Paese, La verità è che quelle conquiste sociali sono state finanziate in deficit, perché non si è voluto toccare certi privilegi: il problema di un fisco più equo. Non si può risolvere tutto con un taglio che colpisca gli handicappati e gli invalidi (quelli veri). In una situazione cosi, è persino difficile fare l'opposizione. Ci vuole un rapporto nuovo con quella parte del mondo del lavoro rappresentata dal pei. DE MITA — Su questo terreno non mi sento imputato. In questo Paese c'è stata la tentazione di organizzare le istituzioni secondo Interessi di parte. Cosi rischiano di fare oggi gli imprenditori, i quali chiedono non regole stabili per tutti, ma 11 capovolgimento di regole In modo da porre le premesse del privilegio. Bisogna cambiare 11 meccanismo per cui la finanza pubblica fa fronte a una domanda praticamente illimitata. La verità è che è in crisi non la cultura cattolica, ma la cultura assistenziale socialdemocratica. NATTA — Ma no, che cosa c'entra la storia... DE MITA — Stai tranquillo. Non mi riferivo a te, tu, almeno per ora, sei fuori dalla storia. Nei Paesi del socialismo reale 11 problema è quello della libertà, altro che spesa pubblica. SCALFARI — La cosa strana è che queste cose le chiedete. Ma a chi? Perché non le fate? ROMITI — E" vero, noi vi abbiamo eletto perché le facciate. Sarebbe come se venissi lo qui a lamentarmi con voi politici che nella mia azienda le cose non vanno... DE MITA — La storia del nostro Paese ci Insegna che 1 cambiamenti devono essere legati al consenso. Oggi qualcuno ritiene che la logica di posizione debba prevalere su quella di rappresentanza, cioè che 11 politico possa prescindere dal consenso. Quando la de chiede che 11 pentapartito sia un disegno politico, non vuole Imbalsamare dei partiti, ma acquistare consenso su una proposta reale. PRODI — Romiti ritiene che per governare le aziende si debba sempre fare la faccia feroce. Ma confonde 11 solidarismo dell'eoo con la necessità moderna che nella società contino non pochi protagonisti, ma milioni di cittadini. ROMITI — No, sono d'accordo: in Italia ci sono milioni di persone che lavorano e lavorano bene, e qualche centinaio di persone ohe pensano di contare. Le uniche decisioni di politica industriale le hanno prese gli imprenditori mentre 11 mondo politico pensava alla propria autoconservazione. Comunque, se Prodi vuol restare con Parsifal lo resto con Superman. NATTA — C'è un blocco della democrazia che ha portato la de a una concezione patrimoniale dello Stato, perché ha Impedito l'alternarsi di forze diverse. Per dare compiutezza al rinnova-'! mento dello Stato occorre non ritenere che nessuno sia estraneo alla possibilità di dirigere il Paese. DE MITA — Il Paese si è sviluppato conservando la democrazia In condizioni difficili, perché l'unità politica non c'è stata. La malinconia politica e culturale della sinistra comunista è quella di desiderare di trasformare 11 Paese che Intanto è già cambiato e ha nuovi problemi. Il pel, sulle regole, non è fuori dalle istituzioni, ma ha una proposta che non coincide con la nostra. NATTA — Certo abbiamo diverse visioni, ma miriamo a prospettive convergenti. Ricordo, comunque, che non si possono cambiare le regole del gioco se non c'è accordo sulle regole politiche. Non si possono distanziare troppo 1 due tavoli della trattativa. ROMITI — Chiedo al politici di chiamarci per grandi progetti e non di immiserire tutto con boghe particolari. Lo sviluppo si fa solo sul grandi progetti. • Luigi La Spina Torino. Alessandro Natta insieme con Cesare Romiti

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