Il solitario Morandi ora affronta il suo tempo

Il profilo dell'artista e una mostra a Bologna Il profilo dell'artista e una mostra a Bologna H solitario Morandi ora affronta il suo tempo BOLOGNA — Centosedici dipinti di Giorgio Morandi sono esposti da sabato alla Galleria d'Arte Moderna, affiancati da opere di una sessantina di altri artisti a lui, secondo {li organizzatori locali, variamente c allegati. Ci sono cosi i settecenteschi Crespi e Chardin, gli ottocenteschi Corot e Bertelli, poi i nomi di quasi tutta la storia e cronaca pittorica del nostro secolo: Cézanne, Rousseau, Picasso, Braque, Derain, Modigliani, Dufy, Boccioni, Serra, Soffici, Licini, Pozzati, De Chirico, Cairi, De Pisls, I due Broglio, Sironi, Casorati, Campigli, SULLA tomba tranquilla i-;,,, di Giorgio Morandi »" (1890-1964) alla. Certosa di Bologna, c'è un bellissimo San Giorgio di Manzù: perché in questo grande omaggio» c'è Dufy e non le tavole-disegni stupendi di Manzù, perché mancano Magnelli e le «crete» t" Zoran Music che al pittore piacevano, perché non c'è Gris, o Delaunay, 1 Bonnard o Vuillard tanto amati? Bisogna allora spiegare che il titolo della Mostra è •Morandi e il suo tempo- e che intendeva cavar fuori il monaco pittore» da una immagine «troppo ferma e severa» e insomma sforzarlo dal suo quieto e ostinato vivere riflessivo, «togliendolo dalla nicchia austera, dalla sacralità untuosa», come scrive Barilll. Cioè da dove, prima dell'arrivo della giovane crìtica, lo avrebbero congelato il suo burbero carattere schivo, nonché i suoi critici più illustri: Roberto Longhi e Cesare Brandi, Lamberto Vitali e Cesare Gnudl, Luigi Magnani e Carlo L. Ragghiami, eccetera. Ritroso lui, Morandi, a mode e presenze. Induriti loro, nelle vecchie arterie umanistiche. f "CI'fu — e questa mostra Io riconosce, pur moderandone il tono con bolognese prudènza — una sola persona, ad anticipare questa sfaccettata faccenda: l'intelligentissimo e romantico attore di un tormentato e «masochisticamente .esposto» (Barilli) trapasso generazionale e psicologico, «esatto e sbilanciato» (Caroli). Insomma 11 crìtico bolognese Francesco Arcangeli, anche lui scomparso negli Anni 60. autore di una biografia critica che raccontava Morandi dentro un cannocchiale lunghissimo che dal trecentista Vitale lo faceva arrivare a prefigurazioni della pittura informale: ombra ed ossessione esistenziale, sanguigna e pascoliana, dello stesso crìtico. Giorgio Morandi — bisogna raccontarlo per spiegare chi era — ripudiò, con le durezze anche spietate che sapeva cavar fuori, il volume di Arcangeli; fino a troncare un rapporto d'amicizia che durava da trent'anni; fino ad escluderlo totalmente perfino da ogni futuro accesso ai suoi archivi fi Catalogo Generale venne confermato cosi, senza altre collaborazioni, alla fedeltà Intelligente e chiara dell'amico Lamberto Vitali: che ci ha dato i due monumentali volumi editi dalla Electa, le tre edizioni Einaudi dedicate alla grafica. Cosa avviene adesso? Si rilancia il «Novecento» nostrano sull'internazionalità di Morandi? Gli si associa l'inforincludDubudenbuoperaGiomagromo e intellimischnon sgna; sempuna fsi riscall'estgano,der mCézanmodeopacada leOcchsorellpre a gna, postoquaninvecfangoPocsi a tallo sbisogstanzC'erabiancmatodei pposa:piedi dell'intra ppiegafronta unavevaconsedue o Giorgio l'informale (e si è parlato di includere anche il «brut» di Dubuffet e la «pop» di Oldenburg) in una arrischiata operazione postmoderna? Giorgio Morandi era alto, magro, taciturno, gentilissimo e orgoglioso. Presente e intelligente di tutto, non si mischiò quasi mai di nulla, non si mosse quasi da Bologna; un viaggio a Roma, e sempre in «accelerato», era una fastidiosa avventura e si rischiò in tutto tre volte all'estero, già vecchio: Lugano, Locamo, Zurigo, a veder mostre proprie, o di Cézanne. Visse in una casa modesta («in una stanza opaca che è studio, camera da letto, tutto*, scriveva Occhi nel 1918) con le tre sorelle nubili; villeggiò sempre a Grizzana, presso Bologna, e poi a Merano («un posto bellissimo», diceva, quando Firenze per lui era invece una città «fatta di fango»). Pochissimi erano ammessi a trovarlo e ancor meno allo studio (la scusa era che bisognava traversare la stanza delle «ragazze»). C'era il lettino basso, nudo, bianco, il cavalletto ingrommato da decenni di pulizie dei pennelli, gli oggetti in posa: magari il segno dei piedi marcato per il lavoro dell'indomani. La sigaretta tra pollice e indice, la testa piegata, gli occhiali sulla fronte, se mostrava appeso a un chiodo il quadro che aveva finalmente pronto da consegnare (farne vedere due o tre era eccezionale). Rosai, Tozzi, Bacchelli, Soldati, Guidi, Donghi, Francalancia, Trombadori, Maccari, Longanesi, Capogrossi, Bartolini, Mafai, Melli, Pirandello e poi ancora Vesplgnani. Afro, Sciatola, Leoncino, Morlotti, Morelli, Romiti, Burri, Fantrier, Tàpies, Giacometti, De Staci, Sutherlatid. La mostra rimarrà aperta fino a metà di febbraio. Il 29 novembre si inaugurerà a Milano una sezione dedicata alla grafica di Morandi (disegni, acquarelli, incisioni) alla Pinacoteca di Brera. Entrambi i cataloghi delle mostre sono editi da Mazzotta. muratore, impiegato: ma mantenere Ubera l'attività artistica, non doverla mai fare per vivere*. Da giovane (ecco i ricordi tristi del Cecchi) era stato molto povero, dopo la morte del padre commerciante in canapa. E con il Umore di una malattia di petto: le sue abitudini spoglie, 11 non uscire di sera, 1 riguardi, i gllets di lana, gli abiti scuri ,e abbottonati, la frugalità nel vivere, il quietarsi nel nido familiare, gli venivano anche da 11. Amori, niente; forse un palo di tenerezze, da vecchio. Via Fondazza era una stradina quieta, al margine, tra caserme e la casa-monumento del Carducci. Un cinemino da soldati, portici bassi, tanti artigiani: anche 11 falegname che sempre gli fece i telai e sono, adesso, una certificazione di autenticità. Gli amict-collezionistt, anche se tanto più ricchi, gli somigliavano. Tutti (tranne qualche eccezione, che punì con rancore) hanno conservato anche durante mezzo secolo i suoi quadri. Negli Anni 60, racconta Graziano Ghiringhelli, nipote del celebre Gino de 17 Milione di via sant'Andrea. a Milano, •ce li vendeva a un milione e mezzo, un milione a otto: li rivendevamo sui tre milioni.. Gli amici li tennero come fosse un affettuoso «deposito» a vita. E 11 hanno tutti, difatti, lasciati in blocco nonostante il valore oggi incredibile, a pubbliche collezioni: cosi Mattioli, Jucker, Rollino, Jesi, Magnani, Gnudl. Lamberto Vitali ne ha destinati venti del suoi trentacinque a Brera, e tutte le sue 120-130 incisioni allo Sforzesco. Vado a trovarlo ed è come sempre gentile, acuto; ma di Morandi si parla solo tra noi, non vuole che diventi un intervista. Il riserbo, il parlare solo attraverso 11 lavoro, il non avanzare giudizi e semmai tacere, sono come uno stile, scomparso, di certi vecchi Italiani: ho detto che gli amici di Morandi (restano solo Brandi e Vitali) gli somigliano. •Non c'è niente di piti astratto del mondo visibile*, diceva Morandi. Era il rifiuto di ogni possibile naturalismo: oggetti, paesi, erano solo pretesti per una attività di pittura «professionale». Non mestiere, mai; nemmeno quando non aveva denari e gli toccava rivoltare le tele. Ne sono saltate fuori, ne saltano fuori dal vecchio armadio ch'era nel corridoio buio tra ingresso e stanze da letto e dove ordinava tutto, schizzi, lettere, disegni, vecchie prove di stampa. Morandi ha dipinto 590 quadri fino al 1947, e 800 circa da qui alla morte. Una volta qualcuno sorprese il vecchio maestro Ingres (perché non anche lui, alla Mostra?) che guardava con attenzione un imbianchino al lavoro. «Ci mette., si giustificò, -giusto quel tanto di colore che occorre; né più e né meno*. Claudio Savonuzzi Sull'opera di Giorgio Morandi, oltre al ricchissimo catalogo dedicato con la solita cura da Mazzotta alla Mostra bolognese (35.000 lire), sono fondamentali i due volumi («Electa», 250.000 lire) del «Catalogo Generale» di Lamberto Vitali ed U suo «L'opera grafica di G. M.» edito da •Einaudi» (30.000 lire), si saggio di Francesco Arcangeli «Giorgio Morandi» è edito da «Einaudi» (80400 lire), dopo una edizione Introvabile de «Il Milione» del 1963. La prima edizione «Einaudi» del Vitali sulle incisioni di Morandi, vale in antiquariato oltre i due milioni. o Morandi: «Autoritratto», 1924 i i a e i , e a e e i a a a a e n , a i o e a . , e n i o a a a o e a e Non certo fascista (è gli toccò montare la guardia alla mostra della Rivoluzione, a Roma), non si occupò mai di politica; e quando alle elezioni del '48 tirarono una gran fai ce martello sulla torre Asineli!, diceva che aveva 11 torcicollo, che non poteva alzare la testa. Ma il sindaco Dozza, l'assessore tangheri, erano «gran brave persone» e unico bersaglio visibile, appiccicato alla porta dello studio, la.fotografia pomposa con medaglie e barba elettrica di un ex gerarca locale che si chiamava Biagi; o il filosofo marxista Galvano Della Volpe, già autore della «estetica del carro armato», che arrivò perfino a beffeggiare rumorosamente per strada, da dietro la colonne del Pavagllone. Dal 1930 al 1957 — com'è ostinatamente, ottocentescamente piatta questa biografia! — insegnò incisione all'Accademia due giorni la settimana. Ci campò, per anni, e ci campò la famiglia, assieme agli impieghi piccoli delle sorelle. Luciano De Vita, che fu il suo assistente, lo ricorda scrupolosissimo, tecnicamente impeccabile, straordinario nel leggere un'opera d'arte. Non imponeva preferenze a nessuno. -Era soprattutto un pittore, vedeva tutto con gli occhi di un pittore. Chi ha voluto, o saputo, imparava. E raccomandava sempre di scegliere bene la propria vita. Magari anche un secondo lavoro, cameriere, Giorgio Morandi: «Natura morta»