Mina incontra Dracula e sgorga musica da autostrada

Mina incontra Dracula e sgorga Mina incontra Dracula e sgorga musica da autostrada del repertorio: si alternano classici di Bllly Joel, Carly Simon, Bee Gees. Roberta Flak, Knack, più Baglioni e Mogol-Battisti, cosi alla rinfusa. Certo: sono tutti del successi, ma una grande interprete qual è stata Mina non dovrebbe accontentarsi di album alla Papettl. Si vorrebbe sentire una proposta di stile al di là della routine da cover-version. Ciò, ormai lo sappiamo dagli ultimi dischi di Mina, non può derivare dagli arrangiamenti che si abbandonano alla sciatteria e al cattivo gusto. Potrebbe però risultare dalla pura presenza vocale che qui sentiamo finalmente liberata dall'ossessiva guardia del coro. Eppure anche nella voce c'è qualcosa di eccessivo, costantemente .sopra le righe», un'attitudine a urlare, a sbandierare toni acuti e grintosi, falsetti e ruggiti. Questo modo di proporsi è molto caratteristico dei IN pfedf, da solo, su un luogo elevato, il direttore d'orchestra secondo Canetti impartisce comandi agli strumentisti. Ogni suo gesto ha potere di vita e di morte durante l'esecuzione e piomba fulmineo su guanti infrangono la legge. Questa immagine autoritaria, condivisa da Adorno che si stupiva come mai i nazisti non avessero perseguitato i direttori quali pericolosi concorrenti, oggi è rifiutata agli interessati. Ne fanno fede le conversazioni con tredici Maestri italiani (è assente Muti per incompatibilità di orari e impegni) e alcuni solisti dell'orchestra di Santa Cecilia, raccolte da Franca Rosti nel volume Musica, Maestri l (Feltrinelli). Claudio Abbado, primo nell'ordine alfabetico, spiega che l'uso del potere assoluto è solo in apparenza la via più semplice alla realizzazione musicale, in realtà è un limite alla comunicazione con l'orchestra. Chailly, Gavazzeni, Giulini, Sinopoli e gli altri sono d'accordo con lui nel parlare di complicità, di piacere di far musica insieme. Forse un tempo comando e imperiosità avevano senso, ma ormai i riferimenti culturali e sociali necessari alla comunicazione sono mutati, e tutti preferiscono usare termini come «seduzione», «carisma», al massimo «autorità intellettuale» per spiegare l'ascendente sugli orchestrali. Franca Rosti non si è 71- cantanti italiani (lo ritroviamo sotto altra veste In Vendltti, in Baglioni e anche in alcuni giovani come Fortls). Oggi nel mondo intero prevale lo stile copi, controllatlsslmmo, mai forzato, attento a-tfluldlUc care e fondersi con i suoni all'intorno. Chi invece punta tutto su un protagonismo vocale dei «mezzi naturali» spesso mostra soio debolezza Interpretativa e poca consapevolezza del fatto che nella musica pop e nel rock nuovi tempi comportano nuovi timbri. Fortunatamente le cose migliorano nel secondo disco che compone questo album. Qui Mina è alle prese con un repertorio italiano onesto, non di altissimo livello, ma sicuramente gradevole. E ritroviamo la cantante che conoscevamo, attenta alle sfumature, capace di dar senso a cose che affidate ad altri sarebbero molto, troppo normali. Il brano Libri: conversazioni duetto con Cocclante (Questione di feeling) si lascia ascoltare piacevolmente anche se rivela mani d'autori datati assai che alla nje.t&.deglt Anni 80 hanno ancora voglia di ^porger* onicchio ai Bee ■ Oees della fine dei 70. Complessivamente resta l'impressione di un album dove le cose migliori sono senza infamia né gloria, destinato a un pubblico da autostrada, divoratore di repertori e sottofondi, alieno da modernismi e stranezze. L'età media di questo pubblico, come del resto quella del fans di Mina, si è non poco alzata. Siamo ormai abbastanza vicini alla platea della premiata ditta Oarlnei e Glo' vannini: se c'è un ragazzo di dlciotto anni, è perché è venuto ad accompagnare 1 genitori. Gianfranco Manfredi Mina: «Finalmente ho conosciuto Il Conte Dracula», Pdu. ni con tredici direttori