Tutte le battaglie del generale Marlene Dietrich di Oreste Del Buono

L'attrice racconta se stessa L'attrice racconta se stessa in polemica con «i pretesi biografi» Tutte le battaglie del generale Marlene Dietrich Llon. Vestite uguali, all'ultimo l'Idea, sua, di Marlene Dietrich, di aggiungere sulle spalle due grandi mazzi di violette. Ah, le violette. Margo e Marlene giudicate numero «androgino» proprio per via delle violette. Ma lei non sapeva .nulla, assicura oggi. Ingenua. Una ragazza tedesca educata cosi bene. E un giorno, durante la prova di una commedia di Kaiser, Due cravatte, ecco che In teatro entra 11 «Leonardo da Vinci della macchina da presa» al secolo Josef von Sternberg. Colpo di fulmine. L'angelo azzurro, 11 mito Lola. Tutto bene, anche se 11 tempestoso, viziato Emll Jannings, un professor ao^jnràth ben; attrimeBtiiS'iiPleBtOiftot «potente nelto<vitW)kawebbe'psefè-' rito avere accanto qualcuna come' Lucie Mannhelm, dotata di un posteriore più ampio in grado di venir maggiormente incontro alla sua predilezione per 1 sederi da amazzoni. Miserie umane, pazienza. Solo la prima tappa di una straordinaria carriera, l'America, il lungo sodalizio con Josef von Sternberg raccontato come un esclusivo rapporto di lavoro, tra un genio superiore a qualsiasi Plgmallone e un'allieva superiore a qualsiasi Ellza Doolltthe, gelosie da sopportare da parte di quasi tutti, tranne che da parte del marito, della figlia e degli amici più cari. Lei, d'altronde, mal sofferto di gelosia, grazie. Gelosia per lei è solo una parola del dizionario altrui: 'La prima attrice glamour fu Mae West. Poi Carole Lombard. E Dietrich — dice Marlene Dietrich —. Questo almeno secondo la Paramount. Naturalmente anche la. Mgm aveva le sue attrici glamour, Harloio, Garbo, Crawford. Non c'erano invece del sex-symbols. Secondo me questo termine apparve con Marilyn Monroe. Nessuna di noi ci si divertiva. Era un lavoro che facevamo bene. Se qualcuno avesse chiesto un parere alle Harlow, alle Crawford o alle Lombard, avrebbe ottenuto da tutte la stessa risposta. Il vero sex-symbol fu Marilyn Monroe, non solo perché era sexy per natura, ma perché le piaceva — e lo mostrava*. Il generale Dietrich capisce anche Monroe, ma non perdona. 'Marilyn comparve, però, quando la censura cui noi dovevamo sottometterci, con gioia, devo dire, era sparita. Le gonne si alzarono sino ai fianchi, scoprendo le mutandine e attirando l'occhto dello spettatore..L'attrice non aveva ptù btsogno di saper recitare. I registi degli Anni Trenta non apprezzavano, non esigevano che si mostrasse il derrière. Dovevamo fare a meno di questi "trucchi del mestiere". E ce la cavavamo benissimo. Evocavamo i fantasmi del pubblico di tutto il mondo. Suscitavamo l sogni e riempivamo t cinema. Ma interpre-. tavamo anche parti serie, senza sforzarci in alcun modo di apparire "fatali". I film di Garbo e miei appartengono ormai al patrimonio cinematografico...*. Quando è diventata americana Marlene Dietrich è diventata anche soldato americano, Soldato americano In giro di esibizioni, trattenimento, consolazioni, incoraggiamento di tutti 1 soldati americani su ogni fronte di guerra. E lèi li ha amati tutti, i soldati americani, tutti dal primo all'ultimo. Amati tutti da soldato americano. Anzi, da generale tedesco. Poi, a ogni modo, da generale tedesco o americano è andata In pensione. Né In Germania né In America, s'intende. In Francia. La dolce Francia di Mlle Breguand. mei a sJn91ob jMtollqrnga teste "bimlPe ^'uttlS'ael gerffi'' ;[_^che, alla fine di una lunga carriera, scrivono 11 consuntivo delle loro vittorie, dimenticando ie loro sconfitte. Ma questo generale che ci parla oggi non è un generale qualsiasi, è un generale tedesco diventato americano, e, quindi, 11 rigore esercitato sul proprio passato è ancor piti marcato, polemico, ossessivo. L'incipit di Marlene D. di Marlene Dietrich, pubblicato da De Agostini nella traduzione di Ettore Capriolo (260 pagine 18.000 lire), è perentorio: «Ho deciso di scrivere questo libro per dissipare vari malintesi che mi concernono. Troppe stupidaggini sono state infatti proferite sul mio conto da individui il cui scopo era di guadagnare soldi servendosi del mio nome. Come avrei potuto fermarli? Venivo informata sempre troppo tardi del loro progetti, dell'uscita delle loro opere, e Ignoravo che le leggi dei Paesi di origine di questi signori proteggevano chi osava praticare la diffamazione e impadronirsi della vita privata di una persona. Nessuno del miei pretesi biografi, è bene precisarlo, ha mal avuto la cortesia di consultarmi, e questo la dice lunga sul loro conto Bene, un fregaccio deciso su tutto 11 passato che hanno raccontato gli altri, 1 «pretesi biografi», un colpaccio di spugna addirittura. La lavagna è vuota. Ci si può disegnare e scrivere di tutto. Il nome è proprio Marlene Dietrich, con buona pace del «pretesi biografi» che lo presentano come un nome d'arte. La data della nascita a Kustrin presso Weimar in Germania, non c'è bisogno di dirla, ma, comunque, è avvenuta prima della prima guerra mondiale, perché 11 padre risulterà a un certo punto morto in conseguenza di ferite di guerra. Genitori abbienti. Bambina magra, con lunghi capelli blondorossastrl, carnagione diafana, pallore delle rosse, un'aria malaticcia sconslgllante gli studi pubblici. La migliore educar zlone privata possibile, sempre circondata da governanti e istituti-lei o istitutori indaffarati a insegnarle l'«alto tedesco», l'Hoph Deutsch. Insomma, una bambina, una ragazzina molto su. E, nonostante l'educazione fermamente tedesca, priva del fondamentale concetto di Heimat, di «patria» alla tedesca che è più patria di tutte le altre patrie. Priva al punto di continua-! re atiche in tempo di guerra a pronunciar parole francesi, in ricordo dell'amata insegnante Mlle Breguand, e al punto di offrir oltre 11 filo spinato rose rosse a del prigionieri francesi nella ricorrenza della loro festa nazionale del 14 luglio. Contraddizioni? Il generale Dietrich pare trovarsi coerentissima,, quasi banale, E passa a raccontarci di esser quasi stata ineluttabll-. 1 oqqou stri Marlene Dietrich mente costretta a far l'attrice. La famiglia, o, meglio, la madre vedova di guerra, aveva deciso che lei si votasse alla musica. Dunque, Serenata di Toselli al violino prima e dopo la scuola, poi la Berceuse di Gounod. In collegio a Weimar per studiar meglio. Adorazione per Goethe. Poi a Berlino; Bach, Bach, Bach, e sempre Bach. Otto ore al giorno. Forfait. Il dolore all'anulare sinistro dovuto ali'inflaminazione di un legamento. Tutta la mano Ingessata, la carriera da violinista in fumo prima di cominciare. Tolta l'ingessatura, una mano gonfia, molle, non più usabile nell'ardua concordia e discordia con il violino. Ed ecco la decisione di darsi al teatro. Solo un tentativo,' per ve-, deré l'effetto che fa. Audizione Alla Scuola Max Reinhardt. Rudolf Sieber, aiuto regista di Joe May che girava a Berlino La tra¬ gedta dell'amore ha l'idea, originale per l'epoca, di rivolgersi per le parti (della gente comune) non a professionisti, ma a sconosciuti.. Chiede, quindi, alla Scuola Max Relnhardt, se qualche allievo se la senta di rappresentare il «volto della folla». In particolare, lui avrebbe bisogno di demi-mondalnes di classe. SI fanno avanti in due, Gre te Moshe] m e Marlene Dietrich. Gre te è giudicata troppo seria, Marlene va bene. Il generale Dietrich non si ferma a spiegare perché mal 11 suo aspetto corrispondesse cosi poco alla sua educazione altotedesca. Comunque, prima o poi, diventa moglie di Rudolf Sieber, bello, biòndo, alto, brillante. Subito Incinta. Una bambina, Maria, un amore. Ripresa del lavoro, qualche parte in commèdie musicali, canzoncine, una parodia delle Dolly Slsters insieme coti Margo VENEZIA — Con una relazione del critico francese Bernard Dort si aprirà sabato 16 novèmbre un convegno su «Jean Vilar. Visioni e utopie del teatro*. I lavori proseguiranno domenica e lunedi, presso la Fondazione Querint Stampalia, con gli interventi, fra gli altri, di Claude, Roy, Renzo Tian, Roger Mollten, Renzo Morfeo; in conclusione una tavola rotonda, con Ivo Chiesa, Ora¬ Oreste del Buono

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