Il test per capire Gorbaciov Che farà sui diritti umani?

I prossimi colloqui tra Est e Òvest riaprono la distensione I prossimi colloqui tra Est e Òvest riaprono la distensione Il test per capire Gorbaciov Che farà sei diritti umani? A Ginevra si attendlista» auspicato dal la difficile emigrazi E' stato scritto, che se i prossimi colloqui di Ginevra tra Gorbaciov e Reagan sapranno riaprire 11 processo di distensione tra Est e Ovest, questo «sarà più solido, se farà progressi anche la questione delle libertà, ovunque si ponga, in Urss come in Sud Africa, a Praga come nel Centro America-: al di là dei discutibili accostamenti geopolitici, il segno di una nuova stagione di rapporti EstOvest si riassumerebbe in due atti richiesti al nuovo leader sovietico: «/a Hberazione di Sakharov- e la più ampia concessione del diritto d'espatrio a tutti gli ebrei sovietici che lo richiedano (o che l'abbiano richiesto, senza ottenerlo, come i cosiddetti refuzniki). La questione dei diritti umani in Urss, anche nella prospettiva del vertice ono segni tangibili sul «perfezionamento della democrazia socia pcus - Il delicato problema delle minoranze etniche e religiose e one degli ebrei verso l'Occidente e verso Israele, in particolare ginevrino, viene impostata ormai in questi termini che, In tutta franchezza, riteniamo piuttosto angusti. E non soltanto per quanto attiene l'articolo citato. Intendiamoci, non ne contestiamo la legittimità specifica: anzi, nel contesto della questione annosa dell'emigrazione ebraica dall'Urss, si intravedono possibilità di un imminente ripresa dei rapporti UrssIsraele, interrotti dopo la Guerra dei Sei Giorni (1967): c'è da osservare che Tel Aviv auspica che gli ebrei sovietici che lasciano Mosca raggiungano direttamente Israele, saltando quelle tappe di Vienna o di Roma che potrebbero favorire sgradite deviazioni verso Usa o Canada. Comunque, una nuova riapertura delle frontiere dell'Urss potrebbe avere ri¬ flessi positivi nella questione mediorientale, potendone favorire, in prospettiva, la soluzione politica grazie ad una diretta partecipazione alle trattative Internazionali sul M. O. dell'Urss. Anche la «liberazione di Sakharov» dal confino di Gorkl acquisterebbe, prima o dopo 11 vertice di Ginevra, un grande valore simbolico, giacché lo scienziato è stato il rappresentante del dissenso sovietico che, più di ogni altro, ha rivendicato ai governi del suo Paese e americano una politica di avvicinamento, di interruzione della micidiale corsa agli armamenti, di cooperazione: lo ha fatto tra la fine degli Anni Sessanta e l'inizio degli Anni Settanta, quando pubblicò, tra gli altri pamphlet e lettere «aperte», le sue Riflessioni su liberti intellettuale, progresso scientifico e coesistenza pacifica destinandole anche al gruppo dirigente, quando riteneva possibile un dialogo. Ebbene, quelle tesi corrispondono gli obiettivi che i due protagonisti del prossimo vertice dicono di voler perseguire. Detto questo, ci sembra che sotto il profilo dei diritti umani e civili, un «gesto» di Gorbaciov che si limitasse alla concessione del diritto di emigrare ai soli ebrei sovietici o alla «liberazione di Sacharov» sarebbe del tutto parziale, se non addirittura puramente propagandistico, qualora non fosse seguito da altri gesti o atteggiamenti o impegni della nuova leadership sovietica. Nel «Terzo Programma del Pcus», di cui alla fine di ottobre è stata pubblicata la «nuova redazione» (gorbacioviana), si fa ampio riferimento al «perfezionamento della democrazia socialista- e air«autocestìone socialista del popolo-. Al tempo stesso, Gorbaciov dà vita a una forte campagna politicopropagandistica, rivolta specialmente all'Europa, tesa a rilanciare l'immagine di un'Unione Sovietica pacifica e democratica, rispettosa, più di ogni altro Stato al mondo, dei diritcl umani e civili. Ebbene, in Urss ci sono altre minoranze nazionali e religiose che soffrono le conseguenze di un trattamento persecutorio permanente: si tratta, per esempio, dei tedeschi del Volga, del tatari di Crimea: agli uni e agli altri viene negato il diritto ad un'autonomia territoriale e amministrativa che Stalin strappò loro Ingiustamente negli Anni Quaranta, deportandoli tra la Siberia e l'Asia Centrale. Ci sono individui e famiglie di dissidenti che soffrono come e più dei Sakharov: facciamo un nome esemplare, quello del tataro Mussala Dzhemilev, 42 anni, leader dagli Anni Sessanta del movimento dei tatari per il ritorno nella patria crimeana: dal '66 a oggi ha scontato quasi ininterrottamente 15 anni di lager: è colpevole di non aver rinunciato a sostenere il diritto della sua gente al ritorno sulle rive del Mar Nero. Ci sono i cattolici lituani: sacerdoti, fedeli, nazionalisti che languono da anni e anni nei lager, colpevoli di non rassegnarsi all'ateismo di Stato e alla sovietizzazione. Ci sono decine e decine di nazionalisti ucraini: tre di loro (Marcenko, Tichij, Stus)' sono morti in prigionia negli ultimi due anni. Ci sono nei lager ortodossi e nazionalisti russi (Jakunin, Borodin, Ogorodnikov, Ratushlnskaja, Svetov, Benderòv): la lista potrebbe continuare con centinaia e centinaia di esempi, tratta da altre nazionalità e con altri individui; con altre minoranze religiose: avventisti, battisti, pentecostali, testimoni di Geova, islamici, hare-khrishna chiusi nei lager o nei manicomi. Ci sono tragedie di intere famiglie (i Kovalev, i Matusevic) con mariti, mogli, padri, madri, figli, fratelli rinchiusi nei lager. Certo, non si tratta dei 4 milioni dì prigionieri politici, secondo l'avventata contestazione del giornalista francese Mourousl durante l'intervista a Gorbaciov alla vigilia del suo viaggio a Parigi: una cifra talmente grossolana che sembrava proposta appositamente per facilitare l'irridente risposta del segretario generale del pcus. Piero Sinatti