Zoagli ha ricordato Pound, il poeta diventato leggenda

Una mostra e una lapide nella casetta di Sant'Ambrogio per il centenario della nascita dell'autore dei «Cantos» Una mostra e una lapide nella casetta di Sant'Ambrogio per il centenario della nascita dell'autore dei «Cantos» Zoagli ha ricordato Poiind, il poeta diventato leggenda ZOAGLI — E' dello stesso Ezra Pound la voce che recita (con bisbigli che all'improvviso diventano invocazioni) un brano dei «Cantos». E' un momento di grande suggestione. Siamo davanti alla casetta di Sant'Ambrogio di Zoagli dove 11 poeta — del quale, proprio fra questi ulivi intristiti dalla pioggia, davanti al mare, è stato celebrato ieri il centenario della nascita — venne a chiudere, solitario, la sua mitica tormentata esistenza. Parti da Zoagli, un giorno, per andare a morire a Venezia. Era il primo novembre del 1972; aveva 87 anni. «Lo sapevo cìie non sarebbe tornato, a me lo disse, ricordo ancora le parole: "Biagio, questo è l'ultimo viaggio"*, mormora un contadino che gli curava l'orto. La casa è a un piano, color mattone come le abitazioni di Liguria del primo Novecento. i cancelletti. le anfore con i fiori sulla scaletta che porta al salottino, la grande pianta di pitosforo, il patio dove il poeta amava aspettare il tramonto, guardando «gli ulivi grigi sui grigi muretti delle fasce — e le foglie che si volgono sotto lo scirocco*. Ora che nemmeno in America è più il «grande trasgressore*, Ezra Pound viene restituito alla cultura del mondo. «Ma ci vorrà ancora un secolo per capire interamente il suo messaggio*, dice la moglie, Olga Rudgs, 92 anni, spirito ancora vivacissimo, custode delle memorie del poeta. C'erano ancora i turisti inglesi vestiti di bianco quando, negli Anni Trenta, Pound venne a Rapallo. Andò ad abitare in un rustico di via Marsala, poi scelse Sant'Ambrogio, sul crinale fra Rapallo e Chiavari, un nido di aquile. Ed è in quel casolare che lo incontrammo. Ma bisogna¬ va far finta di vederlo per caso; se avesse scorto un taccuino o una macchina fotografica sarebbe diventato furioso. Era altissimo, segaligno, barba caprina, palandrana e sciarpa anche in estate, sempre un cappello a larghissime falde. Si costruì da solo i mobili essenziali. Non volle mai la Iute elettrica. Odiava il telefono. Ha ragione la moglie: Pound si scopre plano piano, giorno dopo giorno. Fu un profeta quando scrisse che «chi non si intende di economia non si intende di storia*. Studiò una riforma bancaria che seguiva e perfezionava le geniali intuizioni di Adams e Jackson. Olga Rudgs conserva manoscritti preziosi che indicano Pound come il caposcuola di .una corrente di pensiero che doveva imporre una svolta alla cultura anglosassone. Tra le carte della moglie, pagine dell'«Ullsse» di Joyce ri¬ scritto da Pound, correzioni su poesie di Eliot e su pagine di Hemingway. Il poeta dei «Cantos» è diventato leggenda. E' vero che riscrisse quasi tutto «L'addio alle armi», di Hemingway? Lui non esitava a dirlo. Ma con Hemingway il rapporto, fino all'ultimo, fu di amore-odio. «Come crescere un ragazzo che poi scappa di casa rubandoti qualcosa di prezioso, l'amicizia*, disse Pound una volta. Ci fu un tentativo di pace. Hemingway, che era ad Alassio, accettò di andare alla casa di via Marsala a Rapallo. Non ebbe una buona accoglienza: era appena entrato quando Pound gli tirò addosso una bottiglia di vino. Per qualche tempo fu la cultura fascista ad appropriarsi del poeta. Pound, mussolinìano? Certo, scrisse lui stesso sui muri di Rapallo e di Zoagli frasi inneggianti al fascismo; parlò dai micro¬ foni che stramaledicevano gli inglesi; andò a Roma a parlare con Mussolini. Ma oggi si scopre che Pound, amareggiato da una «americanità» sbiadita e compromessa, levava la sua voce non contro l'America, ma all'indirizzo di un Paese «da svegliare, da scuotere*. Esortava Pound: «Rtsvegliatevl ad ogni levar del sole*. C'è poi tanta differenza tra i messaggi' del Pound del tempo di guerra e l'orgoglio reaganiano di oggi? Forse la storia delle lettere non ha mai espresso un personaggio altrettanto bizzarro. A Zoagli Pound viveva con moglie e amica; aveva avuto un figlio da ambedue. Fu un incredibile talentscout: passarono davanti ai suoi consigli ma anche alla sua critica feroce le opere più importanti della cultura a cavallo fra le due guerre. Ed ebbe una vita tremenda: la prigionia a Coltano (dove, chiuso nella «gabbia» dei condannati a morte imparò il cinese e tradusse Confucio), il penlntenziario e il manicomio negli Stati Uniti, la stesura dei «Canti pisani», che, con i «Cantos», dovevano completare un'opera gigantesca. «Scrh'o mentre la mia anima è dannata*, mandò a dire alla moglie, da Coltano. C'è qualcosa che Ezra Pound non ha fatto? Non si direbbe, rileggendo oggi la sua straordinaria esistenza nella quale si incrociano il «traditore», il «poeta», l'uomo dalle mille profezie. A Venezia scrisse un libro che fu illustrato da un pittore comunista, e l'introito fu devoluto al rifacimento di una chiesa. Forse, fu il primo a lanciare concretamente l'appello: «Salviamo Venezia*. Scrisse musica: a Napoli, per certi suoi concerti medioevali, dovettero costruire apposta al¬ cuni strumenti. Al Teatro delle Clarisse di Rapallo, organizzò le Settimane di Vivaldi. Rimane soprattutto, di Ezra Pound, il rispetto per il passato. Raramente lasciava trascorrere una giornata senza leggere Dante. Fece tutte le esperienze, compreso 11 futurismo, ma combattè sempre l'ideologia del «brucia, passato brucia*. La Liguria ha ricordato questo suo grande figlio adottivo con lo scoprimento di una lapide nella casetta di Sant'Ambrogio, con una mostra degli inediti, con una tavola rotonda cui hanno partecipato autorità regionali e scrittori. Ma c'erano anche i contadini: quelli che d'inverno tirano in secco le barche fino agli orti della collina; «e sono — come diceva il poeta — strani contadini che odorano di mare*. Quelli che Ezra Pound ha amato di più. Guido Coppìni V.