Quella tv è atea, la compro di Furio Colombo

Quella tv è atea,, la compro LA MAGGIORE EMITTENTE USA NELLA TEMPESTA Quella tv è atea,, la compro Un senatore bigotto contro Dan Rather, conduttore del telegiornale della Cbs - «Comprate azioni dell'azienda, lo licenzieremo: è il peggior nemico del Cristianesimo» - Vita difficile dei media: comitati di cittadini controllano l'imparzialità delle notizie e scoraggiano prese di posizione sgradite, come quella per l'aborto NEW YORK — Ogni venerdì verso le Quattro del pomeriggio gli impiegati della Cbs escono nel corridoi, si riuniscono In gruppi, vanno a verificare al banco dove si smista la posta, si riuniscono vicino agli ascensori, dove vengono affissi i comunicali dell'azienda. Il fattosi ripete ormai da settimane, come un pellegrinaggio. Che cosa aspettano? Aspettano la notista delle dimissioni del presidente, Wyman. Oppure l'annuncio che un nuovo gruppo proprietario ha preso il potere. La notizia di una drastica riorganizzaeione Interna. L'ultima volta uno di questi comunicati appeso alla bacheca il venerdì sera ha annunciato il taglio di decine di posti di lavoro, tutti dirìgenti, tutti di vertice e nessuno che avesse, un momento prima, la minima idea del perìcolo. Due righe sotto la firma precisavano che i settantanove dirigenti avevano 36 ore di tempo per liberare i tavoli. Le abitudini americane a volte sono brutali. Raramente però lo sono state tanto. Il panico si è diffuso a tal punto che i giornalisti della divislone Cbs News (tuttora la produttrice del telegiornale più popolare e dunque più ricco di pubblicità degli Stati Uniti) hanno fatto la proposta di comprare la loro parte di azienda e di gestirla in cooperativa. La proposta ha colto di sorpresa chi non vive nel palazzo scuro della Sesta Avenue soprannominato Black Rock, cuore del successo americano e del suo strumento più elegante. D'altra parte sono mesi ormal che la Cbs fa notizia e non nel modo che i suoi dirigenti e i suol azionisti vorrebbero. In gennaio II senatore Jesse Helms ha dichiarato che Dan Rather (conduttore del telegiornale nazionale della Cbs) è il «peggior nemico del cristianesimo» e ha invitato i suoi,.elettori a comprare azioni della Cbs. 'Diventeremo 1 padroni di Rather e lo licenzieremo». Oli esperti di media non sono sicuri della ragione dell'aspro contrasto fra Ilelms e l'uomo di punta del giornalismo televisivo americano. Prima di lui hanno dominato gli schermi personaggi ben più audaci e controversi. Tutti ricordano quel giorno del 1970 in cui l'anziano «anchor-man» Walter Cronkite ha appoggiato sul tavolo le pagine delle notizie sulla guerra in Vietnam che stava leggendo e guardando la telecamera ha detto: «E' tempo ormai che questa guerra finisca». D'altra parte l'episodio Dan Rather non è che il primo di una catena di eventi sgradevoli per la Cbs. In febbraio Ted Turner, l'uomo' d'affati di Atlanta, ha annunciato che intendeva diventare il maggiore azionista della Cbs e ha iniziato la scalata. Thoìiias Wyman, il presidente,- ha impegnato tutte le risorse del gruppo per fronteggiare la manovra, rastrellando sul mercato milioni di azioni, al costo di quasi un miliardo di dollari. Poi è venuta, da parte di Don Hewltt, «producer» di Sixty Minutes, la più popolare trasmissione giornalistica americana e dunque la più ricca, la proposta di formare un pool di giornalisti e di investitori per comprare la «divisione notizie» dell'azienda. La Cbs ha negato che esista questa proposta, ma Hewitt l'ha confermata. Intanto si è fatto avanti un signore dt buone maniere e di vasti capitali di nome Laurence Tisch che ha comunicato .al presidente Wyman di avere comprato il venticinque per cento del gruppo Cbs, uri percentuale non sufficient- per controllare l'azienda però molto alti. t ' . . non è il dramma t« azienda di notizie e speuacolo che forse è mal governata ma che continua ad avere una grande presa sul pubblico, un «budgetpubblicitario immenso e il primo posto fra t suoi concorrenti. Intorno alla «Roccia Nera» tira vento di grandi cambiamenti e si vedono attese e tensioni che fanno luce anche sul tormento delle aziende di informazioni in Europa. Lungo la Sesta Avenue, dove hanno sede tutte le grandi reti televisive d'America e che gli esperti chiamano «Television Row» si vedono ingigantite le ragioni non solo occasionali e locali di drammi come quello della televisione di Stato francese, della Rai italiana, del nodo di litigi e furori in cui è caduta la Bbc inglese e la sua leggenda di estraneità al conflitti. In America è di questi giorni l'atto finale di vendita del gruppo Abc-tv alla società «Capital Cities», Le scosse contro le porte, ritenute inviolabili, delle cittadelle delle informazioni non vengono soltanto da incroci e passaggi di pacchetti azionari o da pressioni politiche. Il mondo pubblicitario, che fornisce alia televisione americana i suoi strumenti di sopravvivenza, è in subbuglio. Grandi cambiamenti nel taglio e nella distribuzione locale e nazionale della pubblicità sono avvenuti nei giornali, garantendo il fiorire di alcuni e la scomparsa di altri. Il furore del cambiamento sta per divampare adesso nei media elettronici. Gli inserzionisti sono sempre meno sicuri che il sistema attuale (su scala nazionale, basato sulla continua interruzione del programmi) sia quello giusto. Si stanno tentando le sponsorizzazioni di interi programmi, con un unico'inserzionista. La Ibm lo ha fatto due volte, sptn- Thomas Wyman, presidente dellagendo i prezzi bruscamente in avanti e riducendo di col-, po gli spazi disponbili di un' intera serata. Ma le aziende di pubblicità tengono d'occhio con interesse ancora più grande la creazione di spazi piccoli, dì inserzioni locali, una rete di mercato che è quasi vergine nel Paese delle trasmissioni che coprono territori vastissimi. Fino ad ora esiste una pubblicità nazionale di prima classe e una locale relegata net tempi di minore interesse, quando le stazioni affiliate si staccano dalla rete nazionale.. L'idea è di rlaggregare in modo diverso i programmi in modo da creare spazi pubbli¬ a Cbs, e il giornalista Dan Rather , o n ¬ citari nuovi. Se questo avverrà, cambleranno le trasmissioni della tv e forse anche i suol uomini, le sue facce, i formati, le idee. Alle spalle di questa ondata di cambiamenti incalza l'altra pressione. Una potente organizzazione che chiama se stessa «Accuracy in the media» si è assunta il compito di lanciare campagne contro le notizie ritenute imprecise e contro i giornalisti ritenuti parziali. Lo strumento è quello di una efficace e continua «controinformazione» a cui la stampa dà molto credito. Un altro strumento anche più efficace è la pioggia di querele, consentita dal sistema agile e tempestivo dei tribunali americani, ■ in modo da constringere un numero alto di giornalisti a rispondere a un numero alto di citazioni davanti ai giudici. Si scoraggia così la tradizione del «giornalismo investigativo» nel quale c'è il rischio che insieme a rivelazioni drammatiche vi siano errori e imprecisioni. Sul fondo si muovono con sempre maggior vitalità i gruppi di «interesse speciale-, che tengono d'occhio costantemente un solo obiettivo. Il caso più tipico è quello del movimento contro l'aborto che controlla ogni stazione televisiva del Paese in modo che nessuna informazione, comprese le notizie sulla fame del mondo, sulla mortalità del bambini e sulla esplosione delle nascite nei Paesi poveri, sia data in modo da incoraggiare la pianificazione familiare. Il mondo di coloro che pensano, progettano e mandano in onda i programmi ha trovato una sua linea di difesa preventiva. Consiste nel dare sempre due versioni di tutti i fatti, e nell'aggiungere bordate di risa e sorrist durante tutta la trasmissione. Il nuovo modello, che si è esteso a buona parte del telegiornali locali in America, ha i suoi inconvenienti. Può accadere che il meteorologo annunci con schietta allegrìa che continuerà a non piovere in un'area perseguitata dalla siccità e dagli incendi. Battute di cameratesco buon umore vengono scambiate dai giornalisti (di solito sono tre ad alternarsi in studio nel telegiornali locali) fra una notizia sull'Aids e una sull'esplosione del vulcano in Colombia. I telegiornali nazionali e quelli locali chiudono sempre con una notiziola allegra, che fatalmente ha scarso rilievo nel messaggio giornalistico. Se le altre notizie della giornata sono troppo pesanti per ti finale allegro, 'la redazione tiene di riserva la notìzia commovente, due sorelle che si ritrovano dopo cinquantanni, un bambino miracolosamente guarito, i prodigi di un cane che sa giocare con il computer. Anche questo è un percorso che i pubblicitari tengono sotto osservazione. Vogliono sapere se la notizia rosa rende di più di quella nera. Vogliono sapere come si orienta il mercato. Ma il mercato, fragile e intimidito dai bruschi soprassalti nei controlli di vertice e dagli attacchi politici, vuole sapere a sua volta dove è più sicuro dirigersi. II simbolo aziendale della Cbs è un grande occhio sen,za palpebra. SI dice adesso che è l'occhio del tifone, di una tempesta. Per ora, di questa tempesta, che potrà cambiare il paesaggio delle notizie, non ci sono che le prime avvisaglie. Furio Colombo

Luoghi citati: America, Atlanta, Colombia, Europa, New York, Stati Uniti, Vietnam