Tutto è cominciato con la «rivelazione» di Bergamo

Tutto è cominciato con la «rivelazione» di Bergamo Tutto è cominciato con la «rivelazione» di Bergamo ROMA — I deferimenti proposti dal dott. Corrado De Biase, capo dell'Ufficio Inchieste della Federcalcio, per fatti accaduti attorno alla' partita Roma-Dundee (Coppa Campioni, 23 aprile '84), sono una vera «bomba» per il calcio italiano. De Biase ha trasmesso gi atti alla presidenza federale. I deferimenti riguardano le seguenti sei persone e 11 club glallorosso. DINO VIOLA (presidente della Roma) sarà giudicato dalla Corte federale, in quanto componente del Consiglio della Lega nazionale professionisti. La commissione disciplinare della Lega nazionale professionisti, per competenza, esaminerà invece altri tre deferimenti di tesserati che riguardano: RICCARDO VIOLA (figlio del presidente, consigliere della Roma) SPARTACO LANDINI (allora «un intermediario», attualmente d. s. del Genoa) NARDINO PREVIDI (allora d. s. delia Roma). Dovranno rispondere tutti e tre di violazione dell'art. 1 del regolamentò di disciplina («lealtà, probità e rettitudine sportiva in ogni rapporto di natura agonistica, economlca, sociale e morale»). A.S. ROMA Dovrà rispondere di responsabilità diretta ed oggettiva in ordine alla condotta tenuta dal proprio presidente e dai propri tesserati. EX TESSERATO «C. G.» Segnalato alla commissione disciplinare della Lega professionisti (non sono stati rivelati nome e cognome) per i provvedimenti del caso (proibizione a tutti 1 club di tesserare in futuro 11 personaggio in questione). PAOLO BERGAMO Saranno gli organi disciplinari dell'Aia a considerare le «colpe» dell'arbitro livornese (ritardata denunzia). COME E' NATO IL CASO — Il comunicato con il quale la Federcalcio ha annunciato 1 provvedimenti spiega l'origine degli stessi. Tutto è cominciato dopo «... le dichiara¬ zioni rese dall'arbitro, signor Paolo Bergamo, al presidente dell'Aia ed al presidente della Figc in occasione del raduno degli arbitri, tenuto in Copanello nel settembre 1985. Bergamo, interrogato, dichiarava che in occasione della gara di Coppa Italia Roma-Padova, disputata in Roma allo Stadio Flaminto nell'agosto 1984, alla quale assisteva quale spettatore, venne richiesto dal presidente della Roma ing. Dino Viola se egli conoscesse l'arbitro internazionale francese Michel Vautrot. «... che, alla sua risposta negativa, il Viola gli aveva riferito un episodio, accaduto nei giorni precedenti la gara di Coppa dei Campioni RomaDundee del 25-4-1984: il Viola sarebbe stato avvicinato da un intermediario, il quale gli aveva prospettato la possibilità per la Roma di ottenere il passaggio del turno, dietro corresponsione all'arbitro Vautrot della somma di lire cento milioni, per il tramite di un arbitro internazionale italiano di nome Paolo. .... che, nella stessa occasione, il Viola gli aveva dichiarato che, nei giorni successivi alla gara, la somma era stata effettivamente corrisposta all'intermediario, avendo avuto Viola la prova della partecipazione all'accordo del Vautrot: l'arbitro francese era stato chiamato al telefono la sera precedente la gara, nel corso di una cena, avvenuta in un ristorante romano, alla quale avevano partecipato i suoi due collaboratori, nonché i dirigenti della Roma Riccardo Viola e Lino Raule. PARLA LANDINI — Ritenuto che le indagini, tempestivamente espletate, portavano all'Identificazione dell' intermediario nella persona di Spartaco Landini (attuale d. s. del Genoa), questo, interrogato, ammetteva: a) «di essere stato contattato, circa dieci giorni prima la disputa della gara di Coppa Campioni, dall'ex tesserato "C. G." il quale gli aveva proposto di avvertire la dirigenza della Roma che vi era la possibilità di ottenere il risultato desiderato, con un esborso di cento milioni di lire, parte del quali dovevano andare, tramite amici, al direttore di gara; b) «di essersi messo in contatto con l'allora d. .s della Roma Nardino Previdi al quale aveva riferito la proposta, ricevendo l'assicurazione che la stessa sarebbe stata rapportata al presidente Viola; c) «di essere stato chiamato per telefono dall'ing. Viola, il quale lo aveva convocato a Roma per un incontro, che si era verificato il martedì precedente la gara, nel pomeriggio, presso l'hotel Villa Pamphlli; d) «di avere riferito al Viola, nel corso del colloquio, alla presenza del figlio di costui Riccardo, quanto gli era stato proposto dal "C. G.", del quale peraltro non aveva fatto il nome; e) 'di aver ricevuto il consenso di massima del Viola, il quale tuttavia gli aveva richiesto un ' "segnale", come prova della disponibilità dell' arbitro e gli aveva indicato il ristorante ove quella stessa sera Vautrot e i suol ospiti sarebbero andati a cena, specificandogli che detto "segnale" doveva essere costituito da una telefonata che l'arbitro avrebbe dovuto ricevere; f) di avere comunicato quanto sopra al "CO." dal quale aveva avuto assicurazione che egli avrebbe provveduto a quanto richiesto; g) >di avere in seguito saputo che tutto si era svolto secondo quanto era previsto e di avere ritirato nei giorni successivi la somma pattuita direttamente dall'ing. Viola nell'abitazione di costui.. INTERROGATO «C. G.» — Il comunicato della Figc prosegue: «... o suo volta interrogato, l'ex tesserato C.G. dopo una iniziale reticenza ammetteva i fatti confermando quanto deposto dal Landini e precisando di avere preso lui l'iniziativa; di aver saputo dal Landini che il Viola era d' accordo, ma che occorreva un "segnale" che convincesse il presidente della Roma; di avere lui stesso chiamato l'arbitro francese, al ristorante di Roma (il cui numero telefonico gli era stato fornito dal Landini) e di avere scambiato con l'arbitro, mezzo in italiano e mezzo in francese, alcune battute presentandosi come 'Paolo da Milano: L'Ufficio inchieste ha rilevato «... che il C. G. ha escluso ogni accordo con il Vautrot, da lui neppure conosciuto, nonché ogni possibile coinvolgimento, nella sua iniziativa, di arbìtri italiani ed ha ammesso infine che la sua e quella del Landini era stata esclusivamente un'azione diretta allo scopo "di ricavare dei soldi dalla partita della Roma", cosa che era avvenuta con la divisione tra lui e il Landini della somma ricevuta dal Viola». VIOLA AMMETTE — Con-' tinua il comunicato: «... interrogato verbalmente il 20 ottobre '85 in Roma, l'ing. Viola, alla presenza di suo figlio Riccardo, ammetteva di avere corrisposto i cento milioni per ottenere il risultato desiderato e dichiarava di essersi deciso a ciò perché il suo interlocutore gli aveva dichiarato espressamente che dietro a tutta la Dicendo t>( era "un grosso personaggio del calcio". A sua volta interrogato «... Riccardo Viola confermava a verbale quanto dichiarato da suo padre dando particolari in merito all'incontro avvenuto con il Landini, il giorno precedente la gara e in merito a quanto era avvenuto quella sera stessa nel corso della cena con la terna arbitrale francese e con l'altro dirigente della Roma avv. Raule. Lo stesso Riccardo Viola dichia- J rava di essere rimasto sorpre-1 so nell'udire il Vautrot al suo ritorno al tavolo affermare di essere stato chiamato "dall'amico Paolo" PREVIDI CONFESSA — L'Ufficio inchieste aggiunge «... che, interrogato, il Previdi ammetteva di avere ricevuto dal Landini la proposta di che trattasi e di avere avvertito il presidente Violai e arriva alle seguenti convinzioni: 1) -da parte del tesserato Spartaco Landini e dell'ex tesserato "C. G." è stata posta in essere un'azione die, facente leva su una sorta di millantato credito verso il Vautrot (estraneo alla vicenda), era diretta, per stessa ammissione degli interessati, a conseguire un vantaggio economico dalla Roma. 2) da parte dei tesserati della Roma Dino Viola, Riccardo Viola e Nardino Previdi sono stati posti in essere atti diret-. ti nella loro intenzione a pervenire alla corruzione dell'arbitro.. CONCLUSIONI DI DE BIASE — Il comunicato cosi conclude: 'Ritenuto, di conseguenza, che sia il comportamento del Landini e del "C, G.", che quello dei tesserati della Roma (a prescindere dalla inidoneità dell'azione per questi ultimi a produrre V evento desiderato) costituiscono gravissima violazione dei principi di rettitudine e correttezza sportiva sanciti dall'art. 1 del regolamento di disciplina si ritiene di segnalare alla commissione disciplinare...»'