Tanti freni alla ricostruzione di Giuseppe Zaccaria

Tanti freni alla ricostruzione Sono passati cinque anni dal terremoto che sconvolse l'Irpinia Tanti freni alla ricostruzione Il programma procede con 24 mesi dì ritardo - Il commissario Martuscelli: «Solo nell'ultimo anno e mezzo si è potuto recuperare il rapporto con le ditte» - Alla fine di ottobre i lavori appaltati sfioravano i 1500 miliardi - Il sindaco Carlo D'Amato: «Questa è stata la più grande occasione di trasformazione che Napoli abbia avuto» NAPOLI — .Qui non facciamo solo ventimila alloggi: costruiamo una città.: Michele Martuscelll, socialista, urbanista, da un anno e mezzo coordinatore del commissariato per la ricostruzione nell'area napoletana, è molto deciso nel difendere quel che si e fatto, e nello spiegare tutto quel che non si è fatto ancora. A cinque anni esatti dal terremoto, si tirano ancora una volta le somme, ci si avvede ancora di quanto faticosa, e lenta, sia la rifondazione di intere zone di Napoli, e della Campania. Dal «cratere» arrivano dati Incoraggianti: la ricostruzione è attuata ormai per oltre 11 cinquanta per cento, l'emigrazione sembra essersi fermata, si moltipllcano infrastrutture una volta inesistenti, la politica delle incentivazioni dovrebbe produrre il sorgere di 84 iniziative industriali. A Gonza, sabato scorso, si è inaugurata la prima industria del -dopoterremoto. Il lavoro da compiere è ancora sterminato, ma per l'Irpinia, e più ancora per la Basilicata, sembra profilarsi l'inizio di nuove stagioni. Per Napoli, può dirsi lo stesso? La Grande Ammalata del Sud attendeva questa scadenza con ansia particolare, anche per lei questo 23 dicembre avrebbe dovuto segnare la conclusione del più gigantesco piano da cui la città fosse mal stata investita. Degli oltre 13 mila alloggi programmati, ne sono stati assegnati Invece poco più di duemila, altrettanti saranno agibili entro la fine' dell' anno. I progetti sono stati realizzati per poco più di un terzo. Questa, dice 11 sindaco Carlo D'Amato, è stata .la più grande occasione di trasformaeione che Napoli abbia auto negli ultimi decenni»; fino a che punto è riuscita a coglierla? II sindaco D'Amato ha appena fatto compiere un'indagine sul costo finale dell'in¬ tervento (il programma, comunque, procede con due anni di ritardo). Alla fine dell'87, la ricostruzione nella sola area urbana avrà portato via 6063 miliardi (calcolati, peraltro, al valori odierni). Quattro anni fa, 11 complesso degli accordi con tutte le imprese che partecipavano alla ricostruzione non superava gli 800. E ancora: per coprire 1 nuovi costi, Napoli attende dalla legge finanziarla 1900 miliardi, la sua provincia 1010. Fra 11 commissariato e le ottanta aziende che, divise in dodici consorzi, partecipano alla ricostruzione, si è creato un contenzioso che sflora 1 120 miliardi. In via Petrarca, via Aquino, al viale delle Galassie, all'Ippodromo, a Cupa Mlanella, Oapodichlno, 1 «campi container*» — anche se di prossimo sgombero — sono ancora 11, con gente esasperata dalle difficolta, dalla pioggia, dalle attese. In quel luoghi, éd è un segno allarmante, anche le esplosioni di collera Impotente sembrano aver ceduto 11 passo a una cupa rassegnazione. Ma le cifre, dice Michele Martuscelll, non possono esser lette solo cosi. La sua sortita, nel paludato consesso di esperti che quattro anni fa stava mettendo a punto 11 plano di ricostruzione, rimase storica. «Qui, non ci cape», disse: non c'entra. Contrariamente al centri del «cratere» a Napoli non c'era, non c'è spazio fisico per nuovi inse diamenti che possano essere costruiti senza abbattere, o In qualche modo disturbare 1 precedenti. 'Pensi solo a questo dato — spiega adesso l'urbanista. V intera superficie di Napoli è di 11 mila ettari, contro i 150 mila di una città come Roma. La ricostruzione, qui, si è dovuta scontrare anzitutto con questi assurdi indici di urbanizzazione, i con l imposti biuta di programmare un in ter-' Napoli. Tre immagini della città ner installati nel quartiere dell'vento sema dover trasferire quelle famiglie, spostare quell'officina, sfrattare quello sfasciacarrozze. Fra i drammi di Napoli, come tutti sanno, c'è la disoccupazione: qui, anche spostare un'officina con cinque o sei addetti diventa un piccolo problema sociale'. Tra i riflessi di questa situazione, un'ondata di ricorsi al Tar che spesso ha bloccato lavori già appaltati (ed una volta, per errore, ha provocato anche la chiusura di un cantiere che 1 giudici ritenevano «non autorizzato»). 'Aggiungete a queste difficolti, per cosi dire fisiche, i problemi dei rapporti con te imprese, i lunghi momenti di incer¬ mccdtcpp colpita dal terremoto: in alto il 'Arenacela e a fianco i tubi mtezza sui finanziamenti, la mancanza di guida politica Il commissariato per la ricostruzione, a Napoli, è affidato al sindaco: dal terremoto in poi, a palazzo San Giacomo si sono succeduti Valenzl, 11 commissario di governo Conti, poi ancora Picardi, Scotti, Forte, e adesso il socialista D'Amato. 'Solo nell'ultimo anno e mezzo — continua Martuscelll — è stato possibile recuperare il rapporto con le ditte, superare una serie di impedimenti, dare insomma al programma un impulso deciso». Alla fine dello scorso ottobre, 11 valore dei lavori appal¬ palazzo crollato, sotto i contaietallici in un vicolo (Telcfoto) tati sfiorava 1 1500 miliardi, quasi un terzo degli accordi era stato stretto negli ultimi mesi. Ma anche sottolineare questa accelerazione, secondo Martuscelll, ha poco senso se non si tiene conto di un'altra, profonda modificazione. A mutare, è stata soprattutto la «qualità» degli interventi, »Da due anni, dal momento cioè in cui Enzo Scotti riuscì a inserire nel piano per la ricostruzione anche le grandi infrastrutture, i caratteri del l'intervento sono radicalmente mutati», continua l'urbanista. Non si tratta più di costruire, 11 piti rapidamente possibile, 13 mila appartamenti a ridosso della città e 7700 nella provincia: bisogna raccordare 1 nuovi quartieri ai grandi impianti di una città che, spesso, non li possiede, di progettare strade, collettori, reti idriche, fogne. E giardini. Tutto questo, lentamente, con fatica, comincia a concretarsi. Sulla mappa della citta, le zone dipinte in giallo, quelle che rappresentano 1 quartieri di nuova costruzione, si fanno sempre più numerose. Il grande, ambizioso programma è ormai al giro di boa. Ma gli errori? Possibile, ingegner Martuscelll, che non ne siano stati fatti? •Ce ne sono stati, certo. Per esempio, credo che il modello delle "convenzioni", utilizzato per la prima volta su cosi vasta scala, non sia stato sfruttato come meritava. Con questo sistema, ogni consorzio di aziende svolgeva in parte funzioni pubbliche nell'espropriazione, la progettazione, la direzione dei lavori, gli appalti. Questa forma di intervento moderna, snella avrebbe potuto condurre a maggiori risultati se solo la guida politica fosse stata plU decisa, e nello stesso tempo i controlli meno burocratici, fiscali...». Ma in Campania, ingegnere, l'esperienza ha dimostrato-che dove non ci 6ono controlli si Infiltra la camorra. »In questo caso — ed ecco un'altra conclusione che ci conforta — tutto è stato impostato, e svolto, con la massima chiarezza. Fra l'altro, ti momento di una nuova verifica è ricino: fra breve tutte le convenzioni con i consorzi dovranno essere "chiuse". Ci si accorderà, in altri termini, sul costi finali e la conclusione dei lavori. Finora, né alla prefettura né a noi tecnici sono giunte lamentele, segnalazioni. Neanche la più piccola traccia di infiltrazioni camorristiche. Si, credo proprio di poter escludere che a Napoli possa nascere un altro caso Volani Sud». Giuseppe Zaccaria ■wi

Persone citate: Carlo D'amato, Cupa Mlanella, D'amato, Enzo Scotti, Martuscelli, Michele Martuscelll, Picardi