Mittente Gorbaciov? di Frane Barbieri

Mittente Gorbaciov? Mittente Gorbaciov? Quando Dubcek, il capo della mitica primavera di Praga, riappare sulla scena con una pubblica dichiarazione, dopo sedici anni di silenzio imposto e di orticoltura forzata (fa l'agronomo nei , giardini di Bratislava), l'avvenimento si presenta perlomeno singolare. Diventa più clamoroso quando la ricomparsa viene in polemica diretta con l'attuale uomo forte di Praga, Bilak. Ancora più clamoroso infine quando a rilanciare Dubcek, «in prima mondiale» e in prima pagina, troviamo l'organo del pc italiano. L'Unità lo esalta infatti come «l'uomo che diresse il celebre movimento riformatore dei comunisti cecoslovacchi». Ciascuna delle tre circostanze poteva essere per se stessa anche incidentale, però tutte e tre prese insieme, più che considerarsi casuali, creano un caso vero e proprio. Per decifrarlo, ritorniamo di alcuni mesi indietro. Nella primavera scorsa, dopo l'ascesa di Gorbaciov, un altro dei protagonisti della primavera di Praga riemerse dall'oblio. Mlynar, uno dei segretari di partito sotto Dubcek, ora in esilio a Vienna, scrisse un lungo articolo per fare un ritratto politico più che umano del suo amico, collega negli studi di Mosca, Mikhail Gorbaciov. Lo descriveva come un riformista istintivo, uomo forgiato per il rinnovamento. Il saggio andava al di là di una sortita giornalistica di un politico emigrato, in quanto faceva trasparire la certezza che coll'ascesa di Gorbaciov ' saranno rimesse in moto tutte le tendenze riformistiche imbrigliate o represse nei Paesi dell'Est. Traspariva, dallo scritto quasi una speranza di rivincita anche per i dubeekiani. La prima a pubblicare l'articolo di Mlynar era significativamente l'Unità. Da Mosca, altrettanto significativamente, nessuno si schermì e nemmeno protestò per il poco ortodosso accoppiamento. Solo Gorbaciov obiettò a Craxi, che gli chiedeva cosa pensasse dell'articolo, che non era sicuro se a Mosca sarà Inter-' pretato del tutto positivamente per lui. Ora, con Dubcek, dopo Mlynar, si sale di un gradino. Probabilmente perché la condotta di Gorbaciov ha dato nuovi impulsi alle speranze dei riformisti all'Est. E nuove ragioni ha l'Unità per appoggiarli. Sarebbe poco realistico aspettarsi un ritorno dei dubeekiani, nei Paesi della rivoluzione non c'è ritorno per gli sconfitti. Ritornano però ciclicamente le idee sconfitte, anzitutto nei momenti di crisi, per essere magari di nuovo sconfitte. Gorbaciov nasce dalla crisi, deve cercarne un'uscita, deve cambiare ed è logico che cerchi alleati nei cambiamenti. Ha trovato già il modo di incoraggiare il riformismo ungherese, tedesco, per certi versi anche quello bulgaro e polacco (infatti, Jaruzelski si è disfatto di Olszowski, proprio contando sull'appoggio di Gorbaciov). L'unico partito rimasto immobile, rigidamente ortodosso è quello cecoslovacco, proprio per merito di Bilak, il Suslov della situazione. Dubcek e Mlynar azzardano la mossa contan do di provocare forse un ri gurgito riformista anche a Praga. L'attacco a Bilak trova probabilmente ancora un motivo. Il dibattito sull'inter¬ nazionalismo comunista, sulla sua natura monolitica e sulla convocazione di una conferenza mondiale, che dovrebbe ristabilire la disciplina monocentrica, non ancora approdato a nulla. Sugli stessi organi sovietici le posizioni sono per la prima volta discordanti. Si parla del contrasto tra Ponomariov e Zagladin. Non si sa con chi sta Gorbaciov. Si sa invéce che il più impegnato sostenitore del monolitismo vecchio stampo sia proprio Bilak, il quale nelle ultime consultazioni internazionali ha fatto da battistrada pure ai residui dell'ortodossia susloviana. Funge ultimamente anche da critico più duro dei revisionismi riformistici, eurocomunismo compreso. Una freccia contro Bilak ha effetti quindi in vari partiti, incominciando da Mosca. L'Unità ha certamente tutto l'interesse di assecondarla: sia per rafforzare le tendenze al riformismo, che in Natta hanno destato tante speranze, sia per bloccare i rigurgiti cominternisti, nel movimento comunista, di cui Natta non si sente più parte. Il fatto nuovo è sovrastato però da una certezza antica: nessun riformismo al Cremlino potrà spingersi al punto di dare ragione a Dubcek. E' già confortante che l'Unità l'abbia riscoperto oggi affiancandolo a Reagan e Gorbaciov in prima pagina, dopo che molti sostenitori l'avevano abiurato (come il teorico jugoslavo Kardclj, che fini per qualificarlo «restauratore democratico borghese»). O domani Macaluso ci dirà che l'ardimento politico è stata un'avventatezza giornalistica? Frane Barbieri

Luoghi citati: Bratislava, Mosca, Praga, Vienna