La grande fuga dallo Zar

La grande fuga dallo Zar NOMI E SORPRESE DELLA PRIMA EMIGRAZIONE RUSSA La grande fuga dallo Zar Da oltre un decennio è in corso, in Russia, la cosiddetta terza ondata dell'emigrazione. Una prima volta, il fenomeno si manifestò per motivi prettamente politici all'epoca degli zar, quando lasciarono il paese — alcuni per non tornare mai più — personaggi quali Herzen, Ogarev, Bakunln, Plechanov, Lenin e altri. Dopo la rivoluzione, tra il 1922 e 111928, il fenomeno impropriamente chiamato «prima emigrazione» assunse dimensioni ben più vaste. Marc Raeff, professore di storia all'Università Columbia (New York) e autore di libri sull'origine dei!'Intelligencija, sulla Russia tra il Seicento e l'Ottocento e de La Russia degli Zar (Laterza 1984), ha tracciato recentemente un panorama di questa prima emigrazione in Obozrenie (Rassegna), la rivista diretta da Aleksandr Nekrich. Benché secondo l'Ufficio del lavoro presso la Lega delle nazioni un milione di persone circa avesse lasciato il territorio che una volta costituiva l'Impero russo, Raeff considera tale cifra approssimativa per difetto, sia perché in quell'agitato periodo 1 controlli rigorosi non erano possibili, sia perché taluni profughi tornarono in patria. Secondo una statistica da cui sono esclusi Estonia, Usa e l'America del Sud, gli emigranti si stabilirono per lo più in Francia (400 mila), in Germania (150 mila), Polonia (90 mila) e Manciuria (76 mila). Negli Anni Venti la maggior parte degli emigranti era formata da scapoli in età di leva. Sposati in seguito con donne non russe, gli emigranti «si preoccupavano soprattutto di educare la giovane generazione in vista di una sua futura attività in Russia e di conservare la sua "ruskost" (la russità). In partlcolar modo si temeva la "denazionalizzazione" e la perdita della coscienza russa». Contrariamente al tanti miti, diffusi dai film e dai romanzi degli emigranti, l'elite economica e sociale costituiva solo una minoranza nell'emigrazione, in cui predominavano le persone colte e gli artisti. Numerosi anche lm- piegati, commercianti, operai e contadini. Mentre poi l'emigrazione prerivoluzionaria si rivolgeva esplicitamente al pubblico in Russia — basti pensare al Kolokol (La campana) di Herzen — ora invece, con la chiusura delle frontiere, la produzione culturale è destinata agli altri profughi. Sopraggiunta l'interruzione dei rapporti con la patrio, un'intensa vita culturale autonoma si sviluppa all'estero, in particolar modo a Berlino, Praga, Parigi e Harbln (Manciuria). Accenni alla difficile situazione degli emigranti si trovano nelle opere di Bunln, di Remlzov, della Cvetaeva. Il fatto più notevole, nella vita di quest'emigrazione povera e oppressa da problemi sociali e materiali, fu la capacità non solo di salvare la propria cultura, ma di lanciare Iniziative nuove. A Parigi, Berlino o Riga uscirono vari giornali e riviste che vissero a lungo o, come Le Messagèr, fondato nel 1925, esistono tuttora, te case editrici, aperte a Berlino, Praga e Parigi pubblicarono cinquemila opere originali di cinquecento autori, e oltre cinquecento periodici. Una volta calata la cortina di ferro per volere di Stalin all'inizio degli Anni Trenta, la generazione anziana degli emigranti, come pone in rilievo Raeff, «partecipò allo slancio creativo del cosiddetto Secolo d'argento e le tendenze di quel periodo continuarono a vivere nella musi¬ ca di Rachmaninov, Grecaninov, Metner, nei balletti di Djagllev, negli spettacoli della filiale praghese del Teatro d'arte». E insieme, grazie al revival filosofico e religioso, le opere di Berdjaev, Sestov, Frank uscivano all'estero. Tra i giovani intanto si andava creando un clima d'avanguardia. In Occidente si affermavano la musica di Stravlnsky, la pittura di Kandlnsky, di Soutine, di Burijuk, 11 teatro con 1 Pltoeff, la letteratura con la Cvetaeva e Chodasevlc. Quale fu il rapporto tra la creatività russa e 1 Paesi che le offrirono ospitalità? E' un problema, dice Raeff, poco studiato finora. Dove la lingua non serviva — nelle scienze naturali, la musica, la pittura — l'influenza reciproca fu feconda. Quando mancava una lingua comune, la generazione più anziana creava solo per i propri fratelli emigranti e non mostrava grande interesse per 1 nuovi orientamenti (per esemplo per Proust, l'impressionismo, il surrealismo). Il modernismo, in quanto fenomeno internazionale, mentre in Urss già veniva imposto esclusivamente 11 realismo socialista, accolse nel suoi ranghi' 1 giovani emigranti russi. Tra i molti aspetti ancora da chiarire, conchiude Raeff, ci si può domandare quale delle iniziative culturali prese dai russi in Occidente abbia suscitato un'eco in patria. Lia Wainsteln Siravinsky visto da Levili": anche il musicista faceva parie' della prima emigrazione russa (Copyright N.Y. Review ol Boote. Ope-I ra Mundi e per nulla .La Stampa.)'

Persone citate: Aleksandr Nekrich, Berdjaev, Cvetaeva, Lenin, Proust, Rachmaninov, Sestov, Soutine, Stalin