«Radici» brasiliane di Oreste Del Buono

«Radici» brasiliane INCONTRO CON LO SCRITTORE OLINTO «Radici» brasiliane Antonio Olinto è piccolo, e ' mi rendo conto che data la mia bassezza non potrei chiamar piccolo nessuno, ma è oggettivamente piccolo. I capelli sono castani sul biondo, anzi sul rosso. La faccia è partico-' larmcntc rosea. Un brasiliano dei più bianchi che si possano immaginare, eppure proclama che il suo Paese d'origine è l'Africa. E non si tratta di un semplice estro poetico o di un semplice esercizio saggistico. La sua è una ferma convinzione, anzi una vocazione,, l'impulso sentimentale e raziocinante insieme che lo ha fatto diventare narratore, romanziere, un romanziere importante per il Brasile come per la Nigeria, dopo nove libri di poesie e otto libri di saggi. 'Appunto per l'uscita in italiano de // re di Keto per le edizioni Jaca Book è in Italia. Olinto è nato il primo anno di pace dopo la prima guerra mondiale a Uba, Minas Gerais. Cattolico, ha studiato filosofia e teologia, avrebbe voluto diventar prete, ma non tutti quelli che-vogliono possono diventar preti, e a un certo punto Olinto ha rinunciato alla sua ambizione, senza rinunciare per questo alla sua capacita di credere. E' stato giornalista e professore universitario, oltre che poeta e critico letterario, s'intende. Di quanto potesse contare e contasse la cultura nera in Brasile aveva cominciato ad accorgersi dapprima naturalmente, e poi ci aveva sempre più riflettuto e studiato sopra. La cultura nera come e altura africana. La rivelazione della sua vocazione di bianco con passato nero l'ha avuta, comunque, a Lagos come addetto culturale brasiliano, negli Anni Sessanta. Li c'era stato il regno di Keto. Perduta una battaglia con un altro regno africano, migliaia e migliaia di yorubà, vinti, erano stati venduti ai portoghesi, ed erano stati portati in Brasile come schiavi. Ma dal 1888, ovvero dal termine .ufficiale della .schiavitù inn-Bmiic, gli ex schiavi save*4 yarW'preso a dcsideraWtìH'Kr^ torno a casa. E nel 1900 il veliero Alianca era partito da Salvador de Bahia con un carico di ex schiavi diretti in Ni- sucsspBaaezvvtpdncntdAcmmSic«digena. Un viaggio non è mai solo uno spostamento nello spazio, è sempre anche uno spostamente nel tempo. Per latitanza dei venti, quel viaggio di ritorno fu particolarmente lungo. Durò sei mesi, ma il ritorno alle origini che si proponeva si spingeva ancora più in là, nella matrice yorubà. E, tuttavia, gli ex schiavi di ritorno in Nigeria non potevano dimenticare il Brasile in cui molti di loro erano nati e tutti gli altri erano comunque vissuti a lungo. Mentre reimparavano o imparavano le parole della cultura yorubà, continuavano a parlare in brasiliano. .E continuarono anche quando si furono del tutto insediati per il presente e per il futuro. Loro avevano portato la cultura africana in Brasile e in Africa avevano portato la cultura brasiliana. Del resto, nella cultura brasiliana, la nostalgia, la saudade è un momento fondamentale. L'addetto culturale brasiliano a Lagos scoprì tanti che parlavano e ricordavano in brasiliano nelle tribù yorubà, tra il fiume Niger e la città di Benin. «Era diventata una idea fissa, dice Olinto. Facevo il mio turno di lavoro dalla mattina •fisslpxdpt\grNrstan sino al primo pomeriggio. E poi uscivo in cerca di brasiliani. Raccoglievo dichiarazioni, ricordi, sentimenti, fantasticherie. Le schede per un'inchiesta che ho pubblicato nel 1964 sotto il titolo Brasileiros na Africa. Non era ancora il romanzo che avevo aspirato a scrìvere tante volte, ma era già un materiale di romanzo». Il materiale romanzesco lievitava, si inturgidiva, gonfiava. Doveva, non poteva non trovare sfogo. Cosi prima o poi Olinto ha scritto A casa da Agua, il suo Radici brasiliano. Solo che a scrivere il Radici nordamericano è stato il nero Alfred Haley ed è perfettamente naturale che le radici di un nero americano siano in 4 che per fa dare Africa. Ma Olinto è un biari co. «Naturalissimo anche mi», dice Olinto e si mi foglio di carta bianco da Sante Bagnoli, il suo editore italiano, vi schizza sopra due curve con un varco in mezzo. «Tutto si spiega con la deriva dei continenti. Qui l'Africa, qui il Brasile, stesse condizioni clima- •fiche, s(esfùi>lim*iìti.i (jlfpprubi in Brasile non hanno sofferto crisi dì ambientamento. Hanno conservato i loro usi e costumi, anche la loro religione, anche il Uro pane della spiritualità, gli orixàs, gli dei del mondo yorubà, le divinità intermedie tra l'ente supremo Olurùn e il suo rappresentante e figlio Oxalà da un lato e \gli uomini dall'altro. Queste divinità si sono mescolate con i santi dei portoghesi». Olinto fa una grande differenza tra gli spagnoli più attenti all'orgoglio e i portoghesi più attenti al commercio. Non so quanto questa differenza possa essere sostenuta sino in fondo, ma lui.appare talmente sicuro. L'attenzione al commercio dei portoghesi non la vede come un dato ne¬ gativo ma come un interesse al perpetuate la vita, a cercarci una conciliazione degli opposti interessi della sopravvivenza, una disposizione all'accettazione dell'afticaniti Parla con rapimento dell'intelligenza soprattutto dei monaci benedettini nei contatti con il mondo nero in Brasile, del momento fondamentale in cui nelle preghiere cattoliche gli orixàs entrarono tra angeli ed arcangeli, come santi, patroni delle varie attività umane. E torna a parlare dell'importanza degli alimenti in comune tra Brasile e Africa. «Un nero a Filadelfia non ritrova più il proprio cibo. Gli dei del Nordamerica muoiono di fame», sorride. La casa dell'Acqua è il primo romanzo di un grande ciclo afrobrasiliano. E' la storia del ritorno degli ex schiavi brasiliani in Nigeria, del loro reinserimento nelle vicende del loro Paese d'origine. Verrà presto tradotto in italiano sempre da Jaca Book, che però, intanto, ha preferito pre sentare il secondo volume 11 re di Keto, 1980. Il terzo volume si intitolerà 11 trono di vetro, e Olinto lo sta ancora scrivendo e a quanto mi è parso di capi re, sinché sai ve un libro, può alludervi solo genericamente, perché i suoi libri si fanno via via e sorprendono di volta in volta il loro stesso autore. La cultura yorubà è cultura orale, e Olinto si abbandona al flusso di una narrazione di più voci di un ronzio musicale. Domina // re di Keto Abionan, una grandissima figura di donna, di stirpe regale che può, e vuole, partorire il prossimo re di Keto. I tempi sono i nostri stessi. Qualcuno ogni tanto prende l'aereo per anda^ re a Parigi o altrove. Ma nelle foreste yorubà circolano ancora antichi dei egiziani trasferitisi nell'Olimpo greco e poi a poco a poco confluiti a confondersi con gli orixàs, assoggettati comunque a una religione monoteistica. Abionan, la donna del mercato seduta vendere, un cesto di patate per terra, foglie verdi in un angolo, o in movimento da un mercato all'altro perché, per partorire il prossimo re di Keto, prima ..deve rintracciare e poi convincere il marito di stirpe regale pure lui a mettere al mondo un altro figlio dopo il primo che è morto, Abionan è inflessibile quanto fragile, patetica quanto maestosa, vinta quanto vincitrice. Perpetua un destino, il destino di tutta l'Africa. E' l'Africa. Ademolà, il marito, cede e la possiede, Adeniran, il prossimo re di Keto, nascerà. «Non sono il solo autore di questo libro», dice pudicamente Antonio Olinto. Oreste del Buono sulla panchina di legno, con I sqjliay t»v<jja delKetfcnwnM 1

Persone citate: Alfred Haley, Antonio Olinto, Cattolico, Minas Gerais, Sante Bagnoli