Meret e una tazza in pelliccia di Angelo Dragone

Meret e una tazza in pelliccia Meret e una tazza in pelliccia BASILEA — Colta da infarto Meret Oppenheim, una delle maggiori figure del Surrealismo, è morta improvvisamente venerdì scorso a Basilea, dove si trovava ospite d'un fratello. Era nata a BerUno-Charlottenburg nell'ottobre del 1913. Figlia di madre svizzera e d'un medico tedesco, cresciuta tra Berna, Basilea e la Germania meridionale, aveva rivelato fin da bambina uh autentico temperamento artistico diventando celebre a 23 anni appena, nel 1936, con Le déjeuner en fourrure: la famosa tazza col piattino e relativo cucchiaino rivestiti /■ X di pelliccia che, come testo1 tra i più emblematici del Surrealismo, era stata subito acquistata dal Museum of Modem Art di New York. Interprete senza remore \ del più libero spirito delle1 avanguardie del nostro tempo, fin dal diciassette anni aveva affermato la sua originale inclinazione artistica declinata tutta al «femminile» — cioè nella maniera più creativamente naturale — in un dipinto votivo «per non aver figli* dove aveva raffi-! gurato una giovane donna vestita di stelle che, sullo sfondo d'una montagna, sacrifica un bambino. Un anno dopo era a Parigi dove a una sporadica frequenza aWAcadémie de la Grande Chaumière alternava la solitaria ricerca tra una poesia .e un disegno, uno schizzo e 11 collage che la porterà al successo, mentre anche nel Surrealismo, In cui si trova a operare tra personalità dal caratteri più diversi — da Arp e Oiacomettt, che ne) '33 le fanno visita in studio e la invitano a esporre con loro, al Salon des surindépendants, a Breton, Man Ray e Max Ernst che incontra al Café de la place Bianche — rivela una incantevole sua forma di spregiudicatezza esistenziale (che giunge ad anticipare comportamentisti Merci Oppenheim con la tazza impellicciata (B. Hellgolh, 1975) e Body art) mentre sembra lasciare intenzionalmente ai colleghi «maschi» il gusto dello scandalo e delle provocazioni portate sino all'insulto. Si vedano i suol oggetti più noti, da La testa di un annegato del '34, realizzata nella casa dei nonni nel. Cantori Ticino, alla tazza Impellicciata del '36 preceduta dal piatto con le scarpe bianche (legate come un'oca farcita) intitolato Ma gouvemante, my nurse, mein Kindermddchen. Si guardi poi a ciò che in seguito l'artista ha continuato a produrre (ma, sino al '61, distruggendo in gran parte il suo lavoro), dalle variazioni sul Volti della bellezza al Tavoli con zampe d'uccello, per riprendere Infine quasi da principio lo studio della pittura (colore, prospettiva, ritratto, nudo). Mentre nel '59 prima a Berna, quasi in privato per La festa della Primavera, poi a Parigi su richiesta di Breton, per un'esposizione celebrativa del Surrealismo, organizza in chiave di happening un banchetto sul corno nudo d'una donna. A colpire è la continuità d'un filo di libertaria poesia che si fa anche più robusto quando, dagli Anni 60 In qua, la sua ricerca acquista un timbro ancor più personale, come s'avverte nei quadri e nelle sculture nel quali l'Oppenheim quasi oscilla tra neosurreallsmo e postcublsmo. Ed è lo stesso spirito che lievemente anima anche 1 Nouveaux Cadavres Exquis! Fraist al quali — riprendendo nella sua casa in Canton Ticino il gioco surreale della carta piegata dove più persone intervengono senza conoscere quel che ha disegnato chi l'ha preceduto — l'artista si era creativamente abbandonata nel 1973, con Anna Boettl e Roberto Lupo, per esporli subito dopo a Parigi (1974). Era anche quésto un'ulteriore testimonianza del più autentico suo talento fantastico col quale, in verità, l'Oppenheim amò dialogare più con la bellezza che con le' angosce dell'inconscio: come meglio doveva convenire all'affascinante creatura che •per gentilezza ed amicizia* aveva accettato di posare nuda per Man Ray, accanto a un torchio per la stampa; indifferente e semmai compiaciuta di quel suo gesto antiborghese che aveva contribuito ad assicurare alla storia della fotografia una serie superba di Indimenticabili, affascinanti ritratti. Angelo Dragone MORTA LA OPPENHEIM: L'ARTE DEL SURREALISMO «AL FEMMINILE».