I nostri soldi di Mario Salvatorelli

I nostri soldi di Mario Salvatorelli I nostri soldi di Mario Salvatorelli «Giorno 8 novembre, radio »» giornali annunciano: il lasso di sconto cala al 15 per cento — sì torna ai livelli di sei anni fa. Lo stesso giorno, in banca, mi preannunciano1 che, logicamente, anche i tassi passivi (interessi sul deposili) caleranno. E questo è dovuto al fatto che l'inflazione è calata! Tutto chiaro, ma a beneficio di chi? Certo, non del risparmiatore come è il caso mio e di tanti altri pensionati di 78 anni, per i quali lì costo della vita é sempre in continuo rialzo, altro che ai livelli di sei anni fa! 1 tassi sui depositi bancari caleranno, purtroppo, ma perché non cala anche quella trattenuta (dire esagerata è poco) del 25 per cento sugli interessi equivalenti?». Il signor Fortunato Ficarolli (torinese, assente da Torino dal 1937) che mi scrive da Firenze ha torto e ; ragione al tempo stesso. Ha! torto quando attribuisce al-! l'inflazione quei t livelli di sei anni fa» che, invece, si riferi- ! vano al tasso' di sconto, il quale, appunto, venne portato dal 12 al 1S per cento nel dicembre 1979 e vi rimase fino a quando, nel sei-; tembre 1980, fu innalzato al! 16,50 per cento, poi al 18' ' nel 1982, prima di iniziare,1 nell'aprile 1983, la sua lenta discesa. Ha torto ancora quando nega che il calo dell'inflazione vada anche a beneficio dei risparmiatori, e non solo perché anch'essi traggono vantaggio dal fatto che il costo della vita aumenti del 9-10 per cento all'anno, anziché dei 18-20, cóme nel. periodo 1979-1981. Ha ra-' gione, invece, il nostro «torinese in esilio», quando si do•manda perché non cala anche l'imposta sui redditi dei depositi bancari. In una rubrica del maggio 1984, a proposito di risparmio e costo della vita, scrivevo: <■■/ depositi in banca non hanno servare il necessario equilibrio «reale» nello scarto, nella differenza tra tassi d'inflazione e tassi d'interesse del denaro, investito e imprestato. Il discorsetto vale anche per il signor Giulio Riccardi, di Torino, che scrive e domanda: «Gli ultimi Cct vengono offerti a 68,50 lire, con un tasso prima cedola del 14,20per cento, e rendimento effettivo del 14,49 per cento, contro, rispettivamente, 98 lire, 14,60per cento e 15 per cento dei Cct precedentemente emessi. In una risposta data ti ?ì ottobre scorso, lei ipotizza, fra pochi anni, il rendimento del titoli di Stalo intorno all'8-7 per cento. Stante queste riduzioni reali e ipotetiche, lei consiglia sempre di acquistare titoli di Stato?». In verità, io non ho mai «consigliato» di acquistare titoli, né di Stato né privati. Ho sempre cercato di chiarire i meriti e i demeriti, i vantaggi e gli svantaggi dei vari impieghi del risparmio, e di eliminare quei dubbi, quei timori, che, soprattutto negli anni scorsi, molti lettori mi confessavano di nutrire nel confronti dei Bot e dei Cct. Ritengo, almeno finora, di non averli delusi: le imposte, tanto meno il consolidamento, non si sono visti, e i rendimenti hanno continuato a essere tra i più alti, in termini reali, sul mercato. E' vero che il 23 ottobre ho parlato di rendimenti intorno all'8-7 per cento dei titoli di Stato, ma precisavo che questo potrebbe avvenire «negli anni successivi al 1986, se il Tesoro seguisse I consigli della Banca d'Italia (relazione del 31 maggio 1984), ipotizzando un tasso d'inflazione del 5 per cento». Vedremo, allora, sempreché tutti questi «sei) si avverino, quale sarà il rendimento degli altri investimenti di risparmio possibili.

Persone citate: Giulio Riccardi

Luoghi citati: Firenze, Torino