Ginevra, dall'episodio alla svolta

Ginevra, dall'episodio allo svolto Il vertice dei due Grandi nell'analisi di Henry Kissinger: le cose che il mondo può attendersi Ginevra, dall'episodio allo svolto Reagan si presenta con una notevole forza contrattuale: lo scudo stellare ha sbloccato i negoziati sul disarmo, rendendo fluida e plasmabile la posizione dell'Urss - Con una economia che minaccia di sfuggire al controllo, Gorbaciov sembra alla ricerca di un allentamento della tensione internazionale • Limitarsi alla ricerca, nella difesa strategica, significherebbe arrendersi gratuitamente ai sovietici nel momento della loro più grande incertezza • Tre i temi di confronto: conflitti regionali, relazioni tra superpotenze, rapporto tra armi offensive e difensive e loro riduzione Il presidente Reagan va a Ginevra con una notevole forza contrattuale. Ha la possibilità di trasformare un episodio in una svolta storica. Réaean gode di una fiducia popolare senza precedenti: la sua!iniziativa dillo «scudo stellare» ha sbloccato i colloqui sul controllo degli armamenti. Il presidente americano affronta una posizione sovietica molto fluida, e potenzialmente" plasmabile. Questo non perché il segretario. gencraler del pcus Gorbaciov sia più facile al sorriso dei suoi predecessori, o perché sua moglie porti scarpe di Gucci, ma perché le condizioni oggettive all'interno dell'Unione Sovietica sembrano richiedere un allentamento della tensione internazionale. Dopo settantanni di regime ispirato al «socialismo scientifico», l'economia sovietica è un mostro che minaccia di sfuggire al controllo, come le dichiarazioni degli stessi leaders sovietici mostrano chiaramente. Il costo reale dei beni prodotti dall'industria è sconosciuto, tutti i prezzi sono fissati dallo Stato, e i beni circolano secondo le destinazioni fissate dal governo invece che dai meccanismi di mercato. Di qui corruzione, pigrizia e inefficienza emergono non come aberrazioni, ma come inevitabili caratteristiche del sistema. E, ben presto, la crescente tecnologia dell'informazione porrà al sistema sovietico nuovi dilemmi. In un Paese in cui il controllo dell'informazione è considerato la chiave del potere politico, videoterminali e ordinatori diventano minacce al controllo politico piuttosto che opportunità di progresso tecnologico. Gorbaciov non ha bisogno di sollecitazioni morali alla pace con l'Occidente per rendersi conto che il suo Paese non può contemporaneamente sostenere una riforma fondamentale all'interno e una crescente tensione internazionale. Il capo del Cremlino può puntare sul miglioramento del rendimento della struttura attuale, anche se la pianificazione centrale offre incentivi troppo piccoli e concede un grado esiguo di spontaneità per essete compatibile con le alte tecnologie, l'innovazione e il salto di qualità. D'altra parte, riforme fondamentali che introducessero incentivi e logica di mercato scatenerebbero sicuramente una gigantesca battaglia interna che richiederebbe tutta l'autorità e l'impegno di Gorbaciov. Di fronte alla scelta tra il potenziale ristagno e la r> terni ale burrasca, Gorbaciov spinto in ogni caso a cercare l'allentamento della tensione internazionale. Ma il capo del Cremlino deve ottenere questa pausa all'esterno tenendo conto delle complessità interne dell'Urss. Le forze che nell'Unione Sovietica sono a favore della riforma economica non sono necessariamente a favore della flessibilità in politica estera. Per superare la resistenza del partito, Gorbaciov dovrà guadagnarsi l'appoggio delle istituzioni che si pongono come obiettivo primario l'efficienza: l'Armata Rossa, come è dimostrato in un articolo dell'ex capo di Stato Maggiore Ogarkov, può sostenere l'efficienza economica come requisito indispensabile alla potenza militare; il Kgb può vedere nella riforma un mezzo per controllare meglio le inquietudini sociali. Ma queste potenti istituzioni sono anche le più restie a ridimensionare le prospetti¬ ve geopolitiche e strategiche dell'Urss. Da queste esigenze contraddittorie scaturiscono le linee della politica sovietica. Gorbaciov fin qui ha curato le apparenze estetiori del nuovo tipo di leader sovietico, cercando di soddisfare la mentalità occidentale secondo cui i conflitti storici si riducono ad uno scontro di personalità e ha imperniato l'offensiva diplomati¬ ca sovietica sul controllo degli armamenti, in particolare sulla eliminazione dello «scudo stellare» americano in cambio di un'offerta di riduzione del SO per cento delle armi offensive. Nell'illustrarc la sua tematica, Gorbaciov ha jvuto uno straordinario successo. I mezzi d'informazione occidentali e le dichiarazioni di certi leader occidentali lasciano trasparire una specie di fascino estatico di fronte alla nuova personalità sovietica, accompagnato dall'idea che il capo del Cremlino sia rassicurante quando offre concessioni unilaterali. L'importante discorso di Reagan all'Onu, in favore della soluzione dei conflitti mondiali, i stato considerato dalla maggior parte degli alleati dell'America, e anche da molti commentatori americani, come un'indebita dilatazione dell'a¬ genda di Ginevra e perciò fuorviarne rispetto all'obicttivo del controllo degli armamenti. Allo stesso modo governi alleati dell'America e intellettuali Usa, legati ancora a concezioni sul controllo degli armamenti valide negli Anni 60, ma ora superate, hanno cercato di screditare il programma «Sdi», lo «scudo stellare» del ' Presidente, presentandolo come un ostacolo alla distensione: secondo loro il programma stesso dovrebbe essere ridotto alla fase, insignificante, della ricetea. Il buonsenso suggerisce che le principali cause di tensione con i'Urss sono di natura politica. La più importante di queste cause è l'assioma sovietico, contenuto nella dottrina Breznev, secondo cuf tutte le conquiste sovietiche sono sacrosante, mentre tutto il resto della realtà mondiale è passibile di pressioni e di sovversione. I tentativi di eliminare dall'agenda diplomatica l'Afghanistan, le truppe cubane in Nicaragua e in Africa, e il sostegno sovietico ai movimenti di guerriglia e ai terroristi, hanno la conseguenza pratica di mantenere aperta per I'Urss, non appena avrà superato le difficoltà interne, la possibilità di riprendere l'offensiva ovunque. L'atteggiamento di Mosca nei confronti del controllo degli armamenti riflette lo stesso tentativo sovietico di tenere aperte le varie opzioni. Il fatto più rivoluzionario in questo campo, l'Iniziativa di difesa strategica (Sdi), è stato aggredito con una intensità tale da mettere in ombra l'obiettivo più importante che la Sdi stessa ha già raggiunto: provocare la disponibilità sovietica a di scutere la riduzione degli armamenti su una scala senza precedenti. L'offerta sovietica di ridurre le armi offensive del 50 per cento è tuttavia unilaterale, e non, in primo luogo, perché i conteggi finali siano a favore dell'Urss, un problema al quale si potrebbe rimediare con negoziati. E' unilaterale soprattutto perché non contiene nulla per mutare in positivo gli elementi che minacciano la catastrofe nucleare. Non riduce il pericolo di un attacco di sorpresa, perché fino a quando ogni missile porterà molte testate ci saranno sempre più testate che vettori; e, con la diminuzione del numero assoluto di missili, la tentazione del «primo colpo» si farà sempre più consistente perché ci sarà un numero minore di obiettivi da colpire. Questo pericolo cresce con l'incomprensibile controproposta americana di mettere al bando i missili a base mobile. La riduzione del 50 per cento proposta da Mosca lascerebbe ancora testate più che sufficienti per assicurare la distruzione della civiltà (e anche per garantire la continua crescita del pacifismo antinucleare in Occidente). Il significato principale dell'offerta sovietica e di dimostrare che il dilemma nucleare non può essere risolto con una semplice riduzione delle armi offensive: è essenziale agire anche su quelle difensive. I aitici dello «scudo stellate» continuano a sollecitate un compromesso che permetta la ricerca sulla difesa strategica ma che impedisca ogni spiegamento di armi difensive. Se cosi fosse sarebbe segnata la fine della «Sdi» persino come elemento di negoziata Una distinzione formale tra ricerca e realizzazione significa di fatto abbandonare l'opzione difensiva, arrendersi gratuitamente ai sovietici nel momento della loto più grande incertezza. Non ci sarà in futuro momento migliore dell'attuale per un cambiamento fondamentale nell'atteggiamento dei sovietici, o almeno per creare le condizioni per il cambiamento. Nel futuro ci sarà una leadership in Urss molto meno pressata dell'attuale da problemi interni. Il rischio che corre il presidente Reagan a Ginevra non è quello del fallimento, ma della scarsa rilevanza del vertice. Egli ha buone possibilità di realizzare qualche progresso: la questione è se le generazioni future considereranno tale progresso proporzionato alle opportunità che ora si presentano. Tre sono i punti fondamentali per il vertice: come prevenire o contenere i conflitti regionali; come regolare i rapporti tra le superpotenze in modo da non interferire l'una negli interessi vitali dell'altra; nel campo del controllo degli armamenti, quale rapporto stabilire tra armi offensive e difensive, riducendo di entrambe i livelli, e diminuendo gli incentivi alla guerra nucleare. Non sono problemi che si possano risolvere con un solo vertice. Ma richiedono con urgenza una definizione della loro natura e un programma di lavoro per la loro soluzione. I due leaders dovrebbero mettere sul tavolo tutti i motivi di reciproco dissenso e proporre ciascuno la propria soluzione. Ciascuno dovrebbe poi mantenere i suoi princìpi, e nello stesso tempo cercare una strada per il futuro. Quello che seguirà mostrerà se il vertice è stato un episodio minore, o se ha segnato davvero una svolta. Henry A. Kisslnger Copyright <(l- A.Times Sjndicatei) e per l'Italia «La Stampa» dlndfismrppg Vladivostok. Al summit del novembre '74, Ford e Breznev posano per i fotogralì; dietro, tra i due, e riconoscibile Kissingcr (Tass)