«Rifiutiamo la piazza»
«Rifiutiamo la piazza» Perché il Movimento Popolare non ha aderito «Rifiutiamo la piazza» MILANO — «La mia impressione? Ne vedo tantissimi, sono il in piazza contenti, con slogan simpatici. Ma che prospettive avranno? Il rischio è che s'illudano di essere protagonisti. Anche se non siamo li con loro, noi stiamo dalla loro parte...». Nella stanza di Mario Dupuis, 35 anni, padovano, insegnante di elettronica, da un anno responsabile nazionale scuola del Movimento Popolare, a mezzogiorno la tv è accesa e la Rete 3 della Rai manda le Immagini del corteo degli studenti medi. «A vederli da qui — commenta — mi viene ancora più voglia di stare nella scuola». A Roma il Movimento Popolare non è andato. I problemi della scuola, per 11 Movimento Popolare, vanno affrontati e risolti nella scuola. Mal presa In' considerazione l'adesione al corteo di ieri. Nessun viaggio a Roma, nessuna manifestazione. Piuttosto, come ieri, assemblee nelle scuole. «Sessanta a Afilano, un centinaio in Lombardia — dice Dupuis —. E su temi concreti, su domande concrete. Oli studenti vogliono studiare e basta? Cosa ti aspetti dai tuoi insegnanti? Quali l problemi della tua scuola? In quelle assemblee non ci sarà stata l'emotività che può avere la piazza. Però...», Con la televisione accesa, e tutti quegli studenti In piazza, per Dupuis non è molto facile spiegare le ragioni del no. «La nostra posizione è quella di gente che da anni vive nella scuola e ne conosce l problemi. Non slamo Impreparati. I giovani che sono in piazza non sono l soli studenti. Hanno scelto questa strada, il corteo a Roma, perché giornali e televisioni continuano a scrivere e mandare immagini. Ma se l'unica forma di immagine è quella delle manifestazioni In piazza, noi non ci stiamo. Se invece la realtà della scuola è più articolata, noi siamo 11». La manifestazione di Ieri, al Movimento Popolare, proprio non è piaciuta. Soprattutto 11 finale. «£' chiaro — spiega Dupuis —, c'erano due componenti: una, quella del ragazzi; l'altra, che è sempre più forte, dei politicizzati, dei reduci del '68 o del 77, gente che è estranea alla scuola e vuole solo attizzare II fuoco. La piazza — sostiene preoccupato — bisogna lasciarla. Lavoriamo dentro le scuole, non fuori». Nelle scuole, leti mattina, volantinaggio della Gioventù Studentesca. Studenti e insegnanti assieme: 'Tutti parlano di quello che sta accadendo nella scuola In questi giorni; tutti hanno consigli, avvertimenti, direttive da darci. Ma c'è confusione: che cosa vogliono da noi tutti quelli che parlano? Che cosa vogliamo noi? Vogliamo una «cuoia. Non solo aule, laboratori, strutture, ma una scuola». Quando la tv interrompe 11 collegamento con Roma, Mario Dupuis ha un commento duro: 'Saranno stati tanti, uno ha detto 40 mila... Però la stragrande maggioranza degli studenti medi a Roma non è andata». Chi è andato e chi no, domani si ritrova a scuola. Cosa 11 divide? 'Distinguiamo — ha risposto lo studente Francesco al settimanale "Il Sabato" —. Se frattura c'è è tra noi e il Coordinamento degli studenti; non fra noi e le migliata che si sono mossi in tutta Italia. Noi siamo parte di questo desiderio di cambiamento che è finalmente venuto alla luce». Tra studenti cattolici e Coordinamento degli studenti la frattura è netta. Nel Coordinamento vedono la presenza della politica, intesa come partiti. «E lo si è visto anche a Roma — Insiste Dupuis —, fa componente del reduci sta aumentando sempre dt più». 'Hanno la pretesa — aggiunge Elena, a "Il Sabato" — di proporsi come un assembramento neutrale e per ciò stesso rappresentativo di tutti gli studenti. Per il fatto dt non essere scesi in piazza con il Coordinamento, ci hanno subito accusati di boicottaggio, di volere che nulla cambi». »Unltà sull'interesse e sul desiderio che ci muove — conclude Francesco —, non sulle vie e sul metodi per realizzarli». Giovanni Cerniti
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