Sordi e la risata dell'abiezione di Masolino D'amico

Sordi eia risata dell'abiezione STORIA DELLA COMMEDIA ALL'ITALIANA: DALLA FARSA ALLA SATIRA DI COSTUME Sordi eia risata dell'abiezione Da La commedia all'ita- ' liana, il libro di Masollno d'Amico che sarà a giorni in vetrina, pubblichiamo per concessione della ' Mondadori uria parte del capitolo dedicato ad Al-' berto Sordi. Martedì scorso eravamo già usciti con1 un ritratto di Totò. Sedicenne, nel 1937, Sordi aveva vinto un concorso indetto dalla Mgm per trovare una voce italiana a Oliver Hardy, inventandosi un buffo accento americano in chiave di basso profondo; le, prime scritture in rivista le ebbe proprio in qualità di imitatore di Stantio e Olito. La seconda spedalizeaelone, quella che gli consenti; alla lunga, di fare del cinema alle proprie condieloni, fu la radio. Sordi ideò e non senea', fatica riuscì a far accettare ai .dirigenti dell'Ente alcune trasmissioni di varietà che piacquero, e in particolare fu : per circa tre anni, a partire dal 1948, titolare e autore di quella intitolata Vi parla Alberto Sordi, che gli valse la «Maschera d'argento» come miglior attore radiofonico per il 1949 e il 1950. .Non avevo le physlque du roie, 11 fisico di un attore comico: non c'era niente in me che facesse ridere», avrebbe dichiarato trentanni dopo. «Cosi mi ci volle molto tempo per arrivare al successo, sia in teatro sia al cinema... Mi venne allora l'idea di utilizzare un canale più diretto, più diffuso, la radio. La mia Idea non era quella di entra re nelle compagnie teatrali che si esibivano alla radio, rrut di proporre un personaggio attorno al quale sarebbe stata costruita la trasmlsslo ne, Insomma una forma di "divismo" radiofonico che allora non esisteva. Cominciai cosi a studiare 11 personaggio: che mi eia più congeniale; avendo frequentato gli ambienti dell'Azione Cattolica, in quest'Italia dell'Immediato dopoguerra che cominciava ad aprirsi a quella spirale di personaggi affermati provenienti dall'Azione Cattolica, questi uomini che parlavano un po' nel naso, si esprimeva-; no "come si deve", avevano questo atteggiamento di per-, sohe per bene, creai nel 1946 11 personaggio della trasmissione / compagnucd della pan-occhietto.,. _ «La trasmissione ebbe molto successo. Dopo tre o quattro episodi, la gente cominciò a parlare di questo personaggio che il giovedì sera alle nove entrava nelle loro case. Dopo alcune settimane, la gente chiudeva 1 negozi e correva a casa per andare ad ascoltare / compagnucd della parrocchietta...» (■■■)■' Il primo film «suo» Sordi lo costruì intorno a una delle macchiette collaudate, quella del boy-scout dell'Azione Cattolica, trasformandosi per l'occasione in un bombinone biondo e grassoccio, un po' ritardato, petulante e impiccione, smanioso di segnalarsi agli occhi di una ragaeea che corteggia. Fierissimo della sua divisa di giovane esploratore, costui la indossa' anche per andare al night, dove consuma il pasto astraendolo dallo mino. Culmine della storia e anche delle gaffe di Alberto è una gara podistica, che naturalmente lui manda a carte quarantotto. Una certa ripetitività delle situazioni, una certa insistenza nella radiofonica logorrea del personaggio, impedirono a molti di accorgersi delle novità in atto, che erano numerose e cospicue, e che Sordi avrebbe ribadita nel suol sviluppi successivi. Prima fra tutte, la formidabile carica di crudeltà dì Sordi nei confronti del suo stesso personaggio. Non c'erano precedenti, in Italia, di protagonista comico che fa ridere con la propria abiezione; col quale il pubblico è chiamato a solidarizzare dispressandolo al tempo stesso (per il comico di solito si fa il tifo: è un debole, uno sprovveduto, una vittima, vedi Macario, vedi Ra- scel, vedi Walter Chiari). Inoltre Sordi si rivelava addirittura diabolico nel cogliere piccoli particolari ignobili, e sfoggiarli; senea contare l'audacia con cui è preso in giro il mondo che si sarebbe pensato, in epoca democristiana, tabu, delle sacrestie minori con la loro ci-, nica, romanesca minimizzazione quotidiana del sacro. Tuttavia il film, che fa molto ridere ancora oggi, rivederlo per credere, non incassò, e i produttori ne dedussero che il pubblico non accettava Sordi come protagonista: troppo sgradevole. Per capovolgere il loro verdetto ci sarebbero voluti ancora un paio di anni di gavetta, durante i quali l'attore ' figurò, senea venire a compromessi, in cinque film, due dei quali straordinari. Onde venire a questi sai-, ttamo velocemente le brevi apparizioni "in Cameriera bella presenza offresi... di Q. ■ Pastina (1951), omaggio di vari attori ad Elsa Merlini; in E' arrivato l'accordatore (1952) di D. Coletti con Nino Taranto; e anche il ricordato Totò e i re di Roma (1952) di Steno e Monicelli, dove Sordi fa, peraltro benissimo, il perfido esaminatore del vittimizzato travetto Totò.I due film «super» su cui bisogna tostare un momento dì più non sono importanti solo per la carriera di Sordi, ma anche in quanto segnarono il debutto nella regìa di Federico Fellini (dopo Luci del varietà, firmato insieme con Alberto Lattuada), nonché i suoi principali contributi alla commedia italiana: Lo, sceicco bianco e I vitelloni. Nel primo una sposina in viaggio di nozze a Roma abbandona per poche ore il marito allo scopo di presentarsi alla redazione della rivista dì fotoromanzi di cui è divoratrice; e per un equivoco fini-, sce sul set, dove è corteggiata dal divo dei suoi sogni. Poi, delusa da costui n vergognosissima, tenta addirittura il suicidio, ma tutto finisce in una bolla di sapone. Spiritosa satira di costume nel per- ' benismo del sussiegoso piccoloborghese meridionale (Leopoldo Trieste), il film tocca la grandezza nel confronto fra realtà e sogno: le miserie peraltro viste con grande affetto del mondo del comici (la troupe del fotoromanzo), e llncanto della trasognata protagonista (Brunella Bovo), diventando uno stupendo apologo sulla natura dello spettacolo, di ogni spettacolo; Fellini stesso in seguito sarebbe riuscito solo di rado a eguagliare la maestria del brano con le riprese del fotoromanzo sulla spiaggia di Fregene (-J- Come talvolta accade anche ai film brillanti. Lo sceicco bianco, accolto tiepidamente al Festival di Veneeia (dove Sordi sostiene che fu boicottato dal commendàtor Angelo Rieeoli, che non voleva diffamati i fotoromanzi su cui aveva fondato la sua fortuna!), ebbe esiti disastrati nelle sale. Sordi racconta che quando Fellini, anche lui costretto dal fiasco dello Sceicco bianco ad ac¬ cantonare momentaneamente il progetto della Strada per un lavoro piti commerciale, lo propose per il cast del Vitelloni, i distributori lo accettarono a condizione che il suo nome non comparisse sul manifesti. Ma col successo dei Vitelloni l'attore si sarebbe imposto definitivamente alla critica, e anche a ■una prima grossa fetta di pubblico. Troppo amaro, forse, troppo crepuscolare per essere definito «solo» una commedia, il film racconta l'inverno in una città di vacanze estive (Rimini) di cinque amici fannulloni, solo uno dei quali (Franco Interlenghi) troverà alla lunga la forza di schiodarsi dalla provincia per andare a far qualcosa In città. Un certo sentimentalismo, una certa nostalgia per le virtù dei babbi integerrimi, nega al Vitelloni la perfezione dello Sceicco bianco; ma a larghi tratti il film è impeccabile, e Sordi è splendido nella gaglioffaggine del suo figlio di mammà mantenuto dalla sorella (che si ttufa e se ne va con un uomo sposato). Pigro, egoista, beffardo con i più deboli. Memorabile la scena della sua triste sbornia al veglione di Carnevale, in una turpe mascheratura da donna; e subito entrato nella leggenda del cinema italiano il suo gesto, braccio destro alzato e mano sinistra che piomba sull'avambraccio, rivolto mentre passa in macchina con gli altri sfaccendati davanti a un gruppo di operai, al grido di «Lavoratori Fu con Un giorno in Pretura di Steno che Sordi raggiunse il vasto pubblico senea alcuna riserva. Altro film a episodi, imperniato sui casi che capitano a un pretore durante una giornata qualsiasi, occasione per riunire! tanti numeri e tanti attori, Poppino De Filippo, Walter Chiarì, Silvana Pampanini ecc., Va giorno in Pretura dovette la sua grande fortuna al brano interpretato e largamente inventato da Sordi, nei panni o meglio senza i panni di un balordo giovanotto romanesco arrestato per atti osceni. Costui spiega come mentre faceva il bagno in una marrana il vigile che voleva fargli la multa gli ha portato via i vestiti, costringendolo quindi ad aggirarsi nudo per rincasare. Non c'è altro; ma il personaggio, un patito dell'America vista attraverso i film, esibizionista, logorroico e impudico nel suo inglese immaginaria («Va drink! come nel Kansas Cityl»A è travolgente, e fu bissato con gli opportuni ampliamenti subito dopo (nello stesso anno 1954) in un film die sarebbe stato fondamentale per la diffusione delia personalità di Sordi, Un americano a Roma. Nando Mericoni, aspirante ballerino di tip-tap con /Inusitato pseudonimo di Santi Baylor, pistolero notturno che minaccia con gli indld spianati a mo' di sei-colpi i gatti romani dal muso affon-. dato nelle cartate di pastasdutta, è un risvolto dello Sceicco Bianco: il giovane comicamente immerso nel mito romantico di un Altrove (che nell'Italia del dopoguerra è l'America, nota attraverso i cliché dnematografid) e allo stesso tempo ingenuamente tronfio di una propria superiorità sui coetanei, che non sente all'altezza del tuo segreto. Si tratta di un personaggio tolto dalla realtà non meno del chierichetto eviene, saccente e stupido abitatore delie beghe di sacrestia. Sordi deformava ed esasperava, ma non «Inventava»: di Questa sua necessità, «non avevo il, fisico di un attore comico», fece la sua forza, e col tempo, la farea di molti altri. Dal comicomacchietta con lui si passa alla satira di costume. Dopo Sordi le marionette, l'omino coi ricciolo di Macario, il piccoletto di Rascel, appaiono anacronistiche, o comunque, assai limitate. Masolino d'Amico