Dall'83 cinque «circolari» contro l'Aids

DalP83 cinque «circolari» contro l'Aids Le direttive inviate dal ministero a Regioni e Usi: quanti le hanno applicate? DalP83 cinque «circolari» contro l'Aids ROMA — Le misure organizzative per attuare una lotta efficace all'Aids, in Italia, sono sufficienti a fronteggiare un male che continua a rimanere senza terapia specifica? Numerose interpellanze parlamentari esigono dal governo una risposta esauriente e tranquillizzante. Ieri il sottosegretario alla Sanità De Lorenzo ha risposto alle interpellanze dei senatori (la prima del socialista Vassalli, la seconda di sei parlamentari del pei e la terza di dodici senatori democristiani, firmata per primo dal presidente della commissione Sanità sen. Bompiani). De Lorenzo ha ricordato che 11 ministero della Sanità ha cercato innanzitutto di seguire l'evoluzione della malattia In Italia. Il primo intervento del ministero risale all'agosto 1983: una circolare ministeriale forniva elementi Informativi clinici ed epidemiologici, avviava un programma nazionale di sorveglianza sull'Aids e affidava ad un gruppo di studio, appositamente istituito in seno al Consiglio Superiore di Sanità, 11 compito di definire una scheda informativa per le annotazioni sul vari casi. L'anno successivo (giugno 1984) una seconda circolare invitava le amministrazioni regionali a diffondere la scheda in tutti i presidi sani-' tari e a segnalare le risultanze al ministero e all'Istituto Supcriore di Sanità. Due mesi dopo, una terza circolare conteneva le indicazioni' specifiche per il ricovero dei pazienti affetti da Aids, per il comportamento del personale sanitario, per il trattamento dei materiali biologici e per l'esecuzione degli esami anatomo-patologlcl. Nel luglio 1985, subito dopo la costituzione di un gruppo di studio Interdisciplinare presso il Consiglio Superiore di Sanità allo scopo di seguire l'evoluzione dei fatti e del problemi, la quarta circolare. In essa il ministero sottolineava la necessità di sorvegliare attivamente 1 casi di Aids accertati; di controllare ogni unità di sangue donato per accertare l'eventuale presenza degli anticorpi contro 11 virus dell'Aids; di fornire tutte le informazioni necessarie al soggetti risultati e confermati siero-positivi dal test ripetuto, al fine di consentir loro di adottare norme di comportamento adeguate e di sottoporli a controlli sanitari periodici. De Lorenzo ha quindi riferito che 11 ministero della Sanità ha stabilito rapporti specifici con le categorie del soggetti a rischio (associazioni degli emofilie!, comunità di assistenza al tossicodipendenti, associazioni di omosessuali, associazioni professionali mediche e paramediche) e ha avviato periodici-scambi di informazioni e di opinioni con gli assessori regionali alla Sanità. 'Presso l'Istituto Superiore di Sanità funziona da tempo un servizio nazionale di sorveglianza — ha detto De Lorenzo —., Il suo obbiettivo è quello di descrivere la distribuzione geografica e il trend temporale dell'Aids In Italia, di analizzare le informazioni relative ai fattori di rischio e le circostanze che possono favorire la trasmissione dell'infezione, di allestire un servizio di documentazione». Purtroppo le direttive del ministero sono state recepite solo In parte dalle Regioni, che in molti casi hanno attuato interventi difformi. Di qui la necessità di definire protocolli operativi comuni e di varare al più presto disposizioni legislative che rendano obbligatoria la registratone preventiva dei sierodiagnostlcl da utilizzare per le analisi sull'Aids. Il sen. Vassalli (psi) si è dichiarato soddisfatto solo in parte della risposta. In particolare, ha lamentato la carenza di Informazioni complete e tempestive da parte del ministero della Sanità, nel momento in cui stava diffondendosi un clima di allarmismo non giustificato. «Se avessero saputo che l'Istituto Superiore di Sanità stava interessandosi dell'Aids — ha detto — opinione pubblica e Parlamento si sarebbero sentiti rassicurati. La risposta è inoltre insufficiente anche in merito ai centri trasfusionali e alle carceri, nelle quali si trovano molti soggetti ad alto rischio». Il ritardo nel fornire informazioni è stato criticato anche dal sen. Alberti (pei), il quale ha consigliato conferenze-stampa periodiche per evitare che la paura degeneri in psicosi. In merito ai centri trasfusionali, 11 ministero non avrebbe dovuto limitarsi a diramare circolari, che sono restate in parte inosservate anche perché molti centri sono privi di mezzi adeguati. Dubbi sul recepimento delle circolari a livello delle Regioni e delle singole Usi sono stati espressi anche dal sen. Bompiani, presidente della commissione, il quale ha manifestato perplessità sulla situazione in cui sono venuti a trovarsi i centri trasfusionali. Bruno Ghlbaudi

Persone citate: Bruno Ghlbaudi, De Lorenzo, Vassalli

Luoghi citati: Italia, Roma