A vent'anni uccide i genitori di Francesco Fornari

A ventanni uccide igenitori Varallo Sesia, una famiglia distrùtta da un raptus di follia A ventanni uccide igenitori Fabrizio Allegra, studente a Vercelli, negli ultimi tempi marinava la scuola - Mercoledì aveva chiesto i soldi al padre e alla madre ma glieli avevano negati: ha impugnato una sbarra di ferro e li ha colpiti, poi ha nascosto i corpi - Soltanto ieri mattina ha confessato dal nostro inviato VARALLO SESIA — Un giovane di 20 anni ha ucciso padre e madre colpendoli selvaggiamente con una spranga di ferro. E' il delitto assurdo di un ragazzo che 1 parenti definiscono «senza grilli per la testa», che gli amici ricordano come un compagno tranquillo, affezionato al genitori. Fabrizio Allegra, studente del quinto anno di ragioneria all'istituto commerciale «Cavour», a Vercelli, abitava col padre Augusto, 54 anni, tornitore, e la madre Tereslna, di 51, Impiegata alle poste di Vocca, In una villetta di tre piani in via Cesare Battisti 115, alla periferia della cittadina. Una famiglia modello, una vita tranquilla. La casa se l'erano costruita pian plano, con i risparmi. Cosi come avevano acquistato una baita e un alloggio a Civlasco, un altro alloggetto al mare, a Loano. Gente alla mano, sempre disposta ad alutare i vicini. Fabrizio andava tutte le mattine a scuola in treno col compagno Daniele Nino. Racconta la madre di Daniele: -Fabrizio era veramente educato, gentile, premuroso. Non posso credere che abbia commesso un delitto cosi orribile: se l'ha fatto, dev'essere impazzito». Mercoledì sera, poco dopo le 22, Fabrizio rincasa. I genitori sono ancora svegli. Seduti in cucina, discutono. Secondo le prime, sommarie ammissioni del giovane sembra stessero litigando per colpa sua. Da qualche tempo Fabrizio era cambiato: i carabinieri hanno scoperto che marinava la scuola, spendeva più soldi di quanti gliene potessero dare 1 genitori. Qualche amico di famiglia confida: sembra che chiedesse continuamente soldi e, se i genitori glieli negavano, 11 rubacchiava in casa. Mercoledì sera, dunque, scoppia l'ennesimo litigio. Fabrizio non spiega perché, 11 suo racconto su quella sera è pieno di contraddizioni: ammette soltanto di aver colpito i genitori con «una sbarra di ferro-. Prima 11 padre, poi la madre che cercava di fermarlo. Quel che non dice, o non ricorda, è che dopo averli uccisi ha infierito come un folle sul loro corpi con un coltello o un punteruolo. E dopo la violenza, un'agghiacciante lucidità. Fabrizio è solo in casa, i corpi martoriati dei genitori riversi sul pavimento. In cucina. Adesso il giovane pensa a salvarsi. Trascina 1 corpi in cantina, 11 getta in una buca profonda, che un tempo serviva al padre quando lavorava come meccanico per riparare le auto dei clienti. La ricopre con delle assi, poi vi ammucchia sopra una catasta di pezzi di legno e fascine, alta più di due metri. Torna in cucina: con uno strofinaccio lava il pavimento, cancella le macchie di sangue. Poi na- jn], Jjv, c$tyc\%^y^mM sangue. Anche le scarpe. Sono trascorse ormai parecchie ore, è quasi l'alba quando ha finito 11 suo macabro lavoro. Alle 7 di giovedì va a prendere 11 buo amico Daniele. La sera prima gli ha telefonato, subito dopo il delitto, per avvertirlo che sarebbe andato a Vercelli con l'auto. Lo accompagna a scuola, ma non entra con lui. Gironzola per Vercelli, prende una contravvenzione. Torna a casa nel pomeriggio: i vicini lo vedono tranquillo come sempre. Soltanto alla sera bussa alla loro porta chiedendo notizie del genitori: dice che non li vede dal mattino, che non sono tornati a casa. Il giorno seguente, venerdì, ne denuncia la scomparsa ai carabinieri. Incominciano le ricerche. La sera, il tenente DI Santo e 1 suol uomini decidono di perquisire la casa, nella speranza di trovare qualche traccia, qualche indizio sulla coppia che sembra essersi dissolta nel nulla. Fabrizio è appena un po' agitato, stato d'animo giustificabile con la preoccupazione per la scomparsa dei genitori. Ma si controlla perfettamente, anche quando i carabinieri trovano le sue scarpe macchiate di sangue. Finge stupore, dice che forse se l'è macchiate andando in giro per i prati. Poi incomincia a perdere la calma, risponde sempre più confuso alle domande, inventa storie fantasiose. In un ripostiglio vengono trovati abiti macchiati di sangue. I carabinieri non hanno dubbi, il giovane nasconde qualcosa di grave, ma nessuno crede ancora sia lui l'assassino. «Fobririo, li hai uccisi tu?-, chiede 11 tenente Di Santo. Una domanda per squarciare il suo silenzio più che una ieonHÌnzJo^..sft.,«àp^anj»uìrin sponde, eoa una monotona serie di «non so, non so nien¬ te, non ricordo-. Poi, inattesa, la confessione: «Sono stato io, li ho nascosti nella botola, in cantina-. Nient'altro, solo un mutismo ostinato. Sono le cinque di ieri mattina: il procuratore della Repubblica di Vercelli, professor Vincenzo Serianni, arriva nella caserma di Varallo. Fabrizio ripete la sua confessione, poi viene traferito nel carcere di Vercelli. Non piange, non si dispera. Appare freddo, distaccato. Come un automa, senza rimorsi. Senza paura. Francesco Fornari I coniugi Augusto e Teresina Allegra (rispettivamente di 54 e 51 anni) e il figlio Fabrizio

Persone citate: Daniele Nino, Di Santo, Vincenzo Serianni

Luoghi citati: Loano, Varallo, Vercelli, Vocca