Senza inni, senza bandiere di Lietta Tornabuoni

Senza inni, senza bandiere Senza inni, senza bandiere (Segue dalla 1' pagina) la cultura del dominio», «Contro una scuola decadente, un movimento antagonista», «Studenti, operai, disoccupati, vinceremo organizzati» e non manca la citazione classica di Marx: «E' assolutamente da respingere un'educazione popolare da parte dello Slato... E' lo Stato al contrario che ha bisogno di una assai rude educazione da parte de] popolo». Qualcuno ancora porta come uno scialle un panno rosso con la faccia di Che Guevara, o il basco nero con la stellina rossa di plastica; un gruppetto, voce solista e coro, ripete il motto castrista: «Asta la Victoria... Sicmprel». Come una giustificazione scritta, fls\J8rl«18)3rWvogtoP' irta la Iona»' -sovrasta decme'tH migliaia di ragazzini delle medie: qualche piccola bellezza dell'Accademia di Danza con le palpebre tinte di rosso, i punk neri e truccati, ma soprattutto i soliti stramicioni in jeans, pullover e Clarks. «La scuola è un diritto, ridatece er soffitto», ritmano quelli dell'I¬ stituto d'arte Silvio d'Amico: e spiegano che nelle loro aule ci piove, che dai piani superiori si vedono bene attraverso i soffitti in rovina i compagni che studiano in basso. «E' da novantanni che aspettiamo la palestra», esagerano quelli del liceo Pilo Albcrtelli; «Vogliamo laboratori aperti», invocano quelli dell'istituto per geometri Boaga: «1 laboratori ci sono, gli assistenti pure, non li fanno funziona, se stanno a gratta da la manna a la sera»; quelli dell'ex Pasteur scandiscono «Tasse da ricchi, scuole da pezzenti», e dicono che non hanno aule, che fanno i doppi turni e ore di lezione di quaranta minuti, Ai cronisti s'avvicinano studenti del Massimo, scuola privata cattolica, traile 'più illustri TJl-tttìfna', !croéna~''dove hanub.:.studiato tanti capi democristiani: «Vorremmo si sapesse che nel corteo ci siamo anche noi. La nostra scuola è perfetta, abbiamo tutto, non c'è niente da ridire. Siamo qui per solidarietà con le altre scuole scassate». E perché secondo loro i movimenti giovanili cattolici, invece, sono as¬ senti? «Per presunzione». Come una resa, «Non ho parole», dice il manifesto individuale che un ragazzo s'è fatto da sé, guardato con commiserazione dagli universitari del Collettivo Fuck di Statistica. Un altoparlante diffonde musica dei Duran Duran. Alcuni cantano «Ma le tasse, ma le tasse, ma le tasse, no» sull'aria d'una sigla della trasmissione televisiva «Quelli della notte», un cartello ne imita un personaggio affermando «Capisco... ma non mi adeguo»; diversi striscioni hanno disegni di water closets («Gabinetto della Pubblica Istruzione. Tiriamo la catena», oppure «Siamo a un passo dalla fogna»). Ma nel giorno di nascita del nuovo 'Movime n ter Studentesco in i3J.'XÌMà' italiane,' nell'immenso corteo pacifico che ha invaso Roma con la sua testa allarmante e il suo corpo magmatico, lo slogan delle ragazze della scuola Pietro della Valle è forse il più bello, suona sincero come un grido: «Lasciateci emergere». Lietta Tornabuoni

Persone citate: Boaga, Duran Duran, Guevara, Iona, Marx, Pasteur, Pietro Della Valle, Silvio D'amico

Luoghi citati: Roma