Dopo 22 anni toma il mistero sulla morte della bella Christa
Dopo 22 anni toma il mistero sulla morte della bella Christa In appello a Roma un caso esploso negli anni della «dolce vita» Dopo 22 anni toma il mistero sulla morte della bella Christa La Wanninger, una fotomodella che sognava Cinecittà, fu uccisa in una casa dietro via Veneto - Il pubblico ministero chiede l'assoluzione dell'unico indiziato, il pittore Pierri ROMA — -Chiedo pertanto la conferma dell'assolusione per insufficiensa di prove, sia pure con motivazioni diverse da quelle addotte dalla corte d'assise di primo grado*: cosi, il sostiiuto procuratore generale, Ettore Maresca, ha concluso ieri la sua mini-requisltorla nei confronti di Guido Pierri, il pittore ancora oggi indiziato di essere l'assi °sino di Christa Wanninger, l'cvv lente fo'omorlella tedesca uccisa a coltellate ventidue anni fa, sul pianerottolo di un elegante palazzo di via Emilia, a due passi da via Veneto. Un processo d'appello a.vlato stancamente e destinato a concludersi frettolosamente in due sole udienze (la seconda è stata fissata per mercoledì prossimo): quasi un atto formale per uno degli episodi di cronaca nera che più appassionarono l'opinione pubblica negli anni iti cui via Veneto era ancora 11 simbolo della dolce vita, e da allora rimasto impunito. Fu in- fatti il 2 maggio del 1963 che ebbe inizio la vicenda che metterà a nudo. Integralmente, le deficienze Investigative e le insufficienze del sistema giudiziario, che perdurano tuttora. Il primo processo a Guido Pierri, difatti, venne celebrato nel 1978, a quindici anni dal delitto; per l'appello occorreranno altri sette anni. Ma nemmeno ieri si è riusciti In qualche modo a scalfire il mistero che circonda l'identità dell'«uomo in blu», visto uscire da alcuni testimoni, quel pomeriggio, dallo stabiii di via Emilia, 81. Christa Wanninger venne colpita da tredici coltellate (di cui due mortali, una al fegato e l'altra che le spaccò il cuore) sul pianerottolo del quarto piano, dinanzi alla porta della sua connazionale, Gerda Hoddap, con la quale, quel pomeriggio, aveva appuntamento. Gerda non senti nulla, nemmeno le urla degli inquilini, accorsi alle invocazioni di aiuto della giova ne modella. Agli inquirenti raccerterà di essersi addor mentre, dopo aver ingerito una forte dose di tranquillanti. Sarà arrestata per reticenza e favoreggiamento, poi, una volta scarcerata, rispedita in Germania. Guido Pierri, pittore, entra in scena dieci mesi dopo. I carabinieri lo arrestano mentre cerca di vendere 11 «diario dell'assassino» ad un glorna lista, per cinque milioni. In tasca gli viene trovato un coltello che — come ha sostenuto anche ieri — non era quello dell'orniello. Lo aveva comprato per rendere ancora più verosimile la truffa. Ma nel «diario» di Pierri — dirà poi che erano appunti per un romanzo che intendeva scrivere — gli investigatori scoprono particolari non pubblicati dalla stampa e che solo il vero assassino poteva conoscere. Il pittore, inoltre, possiede anche un vestito blu e le sue caratteristiche fisi¬ che somigliano molto alla descrizione fatta dai testimoni e all'identikit disegnato dalla polizia. Fornisce, infine, un alibi che non regge. Ma il magistrato si convince che tutto ciò non basta per un'accusa di omicidio e per la seconda volta 11 caso Wanninger viene archiviato. Pierri, dopo tredici mesi di carcere, viene rimesso in libertà. Della modella, e del suo ancora ignoto assassino, si torna a parlare nel '71. Due giornalisti tedeschi, dopo mesi di ricerche in Italia, rilanciano su un settimanale d'oltralpe la pista Pierri. La stessa cosa fa, qualche anno dooo, un maresciallo in pensione dei carabinieri che nel frattempo ha anche scritto un libro di scarsissimo successo sul caso Wanninger. Risultato: 11 pittore, al quale air-'— d'ufficio attri'comporta»" ^ .cli¬ nico, vie: „ -acato e assolto per insufficienza di prove. Dall'omicidio sono trascorsi quindici anni. E ieri, la triste storia di Christa Wanninger è stata ancora una volta rievocata in un'aula di giustizia: si è riparlato della via Veneto di quegli anni; della ragazza tedesca, figlia di un industriale di Monaco di Baviera, che sperava prima o poi di arrivare al cinema; delle compagnie sospette che frequentava. Non è un caso, forse, che lo stesso pubblico ministero, abbia avanzato ieri una nuova ipotesi sulla sventurata fine di Christa, sostenendo che con molte probabilità la ragazza fu finita sul pianerottolo ma che ricevette i primi colpi nell'appartamento dell'amica Gerda da qualcuno riuscito poi a fuggire. Quanto al movente, a tutti ancora sconosciuto, Pierri mostra di non avere dubbi. Lui, che 11 processo lo ha studiato a fondo, si è fatta una convinzione. «La condanna a morte della ragazza — dice -n- fu firmata in Germania ed eseguita a Roma*. Ma perché? -Traffico d'armi, spionaggio industiale, traffico di droga comunque, qualcosa di poco chiaro*, senten- zla' Ruggero Coni educa
Luoghi citati: Germania, Italia, Monaco Di Baviera, Roma
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