Shultz racconta la rissa con Gorbaciov «offensivo, sospettoso, male infornato»

Shultz racconta la rissa con Gorbaciov «offensivo, sospettoso, male infornato» Il segretario di Stato ha riferito a Reagan sul duro colloquio al Cremlino Shultz racconta la rissa con Gorbaciov «offensivo, sospettoso, male infornato» Il segretario generale ha avuto parole acide sul reaganismo, ha respinto le spiegazioni sul disarmo, ha dimostrato incompetenza sullo scudo stellare - La Casa Bianca tenta di sdrammatizzare - Domani il Presidente parlerà ai sovietici per radio DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — A poco a poco, emerge la verità sull'incontro di Mosca tra Shultz e Gorbaciov, ed è inquietante. Se il leader del Cremlino intende tenere lo stesso tono al vertice con Reagan — ammonisce la diplomazia Usa — il fiasco sarà totale. Più che di un incontro, infatti, si è trattato di uno scontro, simile a quello di un quarto di secolo fa, sempre a Mosca, tra Kruscev e l'allora vicepresidente Nixon. Talmente viva fu la discussione del due leader da meritare il soprannome di 'kitchen débate», il dibattito della cucina (si svolse in uno stand della fiera campionaria). Chi la ricorda si ricorderà anche che pochi mesi dopo Kruscev fece fallire il vertice con Eisenhower, strumentalizzando lo scandalo dell'UZ, l'aereo spia americano abbattuto sull'Urss. Oggi, se volesse , Gorbaciov disporrebbe di un pretesto anqlogo, l'affaire Jurcenko. Alla Casa Bianca, il portavoce Speakes ha cercato di sdrammatizzare la situatone, dicendo che comunque il summit non va giudicato dalla pubblicazione o meno di un'intesa di principio, e che nei suoi preparativi è logico che ciascuno tenti di rafforzare le proprie posizioni. Lo stesso Reagan, intervistato da un gruppo di giornalisti, ha giocato al ribasso. Gli hanno chiesto che cosa pensava dell'accusa rivolta da Gorbaciov a Shultz, che gli Stati Uniti «sono condizionati da un ristretto gruppo di estremisti antlsovieticl». «Se lo sono — ha risposto — perché non attaccarono l'Urss quando erano in condizione di farlo, subito dopo la seconda guerra mondiale?». «Spero di convincere Oorbaciov — ha concluso il Presidente — che gli Stati Uniti non hanno mire espansionistiche». Nel suo rapporto, tuttavia, Shultz, che è sì un accademico ma anche un ex marine, non ha masticato le parole. Il segretario di Stato è corso da Reagan al suo arrivo a Washington, l'altro ieri sera, buio in volto, rifiutando di parlare ai giornalisti. Più o meno gli ha riferito questo. Gorbaciov si è mostrato offensivo, sospettoso e male informato. Offensivo perché ha parlato degli Stati Uniti e del reaganismo in termini così negativi da fare pensare che volesse vendicarsi di certi sgarbi del Presidente (tra tutti, la definizione dell'Urss di «Impero del male»,). Sospettoso perché ha respinto le spie¬ gazioni fornitegli sulle proposte americane di disarmo, ribattendo che l'America «ha obiettivi nascosti». Male informato perché ha tradito una completa ignoranza degli aspetti tecnici dello scudo spaziale e delle offerte reaganiane. Shultz ha aggiunto che non solo il leader del Cremlino lo ha interrotto di continuo, ma che spesso ha anche impedito all'interprete di portare a termine la traduzione; che si è abbandonato a una filippica anti-impertalista quando si è affrontato il tema delle crisi regionali, innanzitutto V Afghanistan; che alla richiesta di permettere la ripresa dell'emigrazione degli ebrei dall'Urss sulla base dei diritti dell'uomo ha ribattuto che «è l'America a violare tali diritti». Si spiega cosi perché l'incontro che doveva servire da trampolino del summit sia stato giudicato «un passo indietro» dall'entourage di Shultz. Il Presidente comunque ha ieri indicato di non volersi rassegnare a un summit sterile e ha ordinato al segretario di Stato di intensificare gli sforzi per un riavvicinamento tra le superpotenze. Domani terrà un discorso di 10 minuti alla radio che verrà trasmesso in inglese nell'Urss e negli altri Paesi comunisti europei, se il Cremlino non interferirà. e. c.