Prima di salire sulla «Lauro» i pirati telefonarono a Tunisi di Guido Rampoldi
Prima ett salire sulla «Lauro» i pirati telefonarono a Tunisi Il centralinista del loro albergo annotò le chiamate all'Olp Prima ett salire sulla «Lauro» i pirati telefonarono a Tunisi ROMA — Prima di imbarcarsi a Genova, i quattro terroristi del!'..Achille Lauro» telefonarono più volte da un albergo al quartier generale dell'Olp, a Tunisi. Lo provano le prenotazioni di quelle chiamate Intercontinentali, annotate dal centralinista dell'hotel. Con chi abbiano parlato, nella sede dell'Olp, è un mistero. Ma è probabile che I palestinesi che hanno deciso di collaborare abbiano rivelato ai magistrati genovesi i nomi dei loro interlocutori, forse gli stessi uomini di Abu Abbas. I terroristi avevano istruzioni scritte, molto dettagliate. E col passare dei giorni prende consistenza l'Ipotesi che gli ordini impartiti al commando palestinese non prevedessero il sequestro dell'» Achille Lauro», ma un'azione suicida nel porto israeliano di Ashdod, tappa della crociera. Doveva essere una rappresagli! ut un'altra rappresaglia, il bombardamento della casa-madre del¬ l'Olp, a Tunisi. Ma i quattro kamikaze non se la sarebbero sentita di passare dagli ozi di Oenova alla fossa comune. Ostaggi di un plano che di fatto li condannava a morire, avrebbero trasgredito, improvvisando il sequestro dell'.Achille Lauro». Il feroce assassinio di Leon Klinghoffer, il turista americano ucciso a bordo, doveva rendere più «verosimile» l'operazione e nascondere il tradimento dei quattro. Questa ipotesi non ha una conferma dal magistrati inquirenti, serrati nel riserbo assoluto, ma coincide con la ricostruzione che una corrispondenza da Tunisi del New York Times attribuiva a una fonte dell'Olp. Secondo quanto risultava al dirigente palestinese, i quattro terroristi erano diretti ad Ashdod per «uccidere il più possibile». Ma per «viltà» si sarebbero tirati indietro quando l'«Achille Lauro» stava per puntare la prua verso le coste di Israele. L'attacco ad Ashdod sarebbe stato organizzato da Abbas per prendere il sopravvento, con una dimostrazione di «efficienza» bellica, sulle forze dell'Olp proiettate verso una linea più politica che militare. ' Quale che sia stato l'obiettivo del commando, chi organizzò il piano? Lunedi alla Camera Craxi ha sottolineato che l'Olp è debitore di un chiarimento. A Tunisi gli uomini di Arafat promettono che presto saranno noti i risultati della loro inchiesta. Shafit Hout, un autorevole esponente palestinese, ha avanzato l'ipotesi che Abbas venga espulso dal comitato esecutivo dell'organizzazione. E Arafat? Sapeva o ignorava? Era il complice militare o la vittima «politica» dell'operazione? Le telefonate dei terroristi a Tunisi ripropongono questo interrogativo. Nella fortezza dell'Olp distrutta dagli P104 con la stella di David non doveva essere agevole, per il leader della resistenza palestinese, frenare le spinte «militari», e comunque tenere sotto controllo tutte le frange dell'Olp. Quanto ad Abu Abbas, la sua posizione giudiziaria a Oenova, se non anche quella politica a Tunisi, sarebbe sempre più critica. E gli echi di una crisi di governo ormai risolta ripropongono le polemiche. Quando l'esponente del Pronte per la liberazione della Palestina era in Italia, con passaporto diplomatico e nella veste giuridica di dirottato, era possibile trattenerlo? In quelle ore convulse l'ipotesi venne scartata non solo per motivi giuridici, ma anche per l'atteggiamento dell'Egitto. Dal Cairo Mubarak aveva dichiarato esplicitamente a Palazzo Chigi che gli agenti egiziani sul Boeing dirottato avevano l'ordine di 'resistere fino all'annientamento» se si fosse tentato di entrare nell'aereo con la forza. Prelevare Abbas, in quel momento neppure indiziato, avrebbe comportato un massacro. Guido Rampoldi
Persone citate: Abu Abbas, Achille Lauro, Arafat, Hout, Leon Klinghoffer
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