Vera, l'indimenticabile Figliastra di Pirandello

Vera, l'indimenticabile Figliastra di Pirandello La Vergani e lo storico debutto dei «Sei personaggi» Vera, l'indimenticabile Figliastra di Pirandello GENOVA — Attira sempre la curiosità del pubblico, soprattutto nell'Intervallo tra un tempo e l'altro degli spettacoli in programmazione, la mostra allestita In onore di Vera Verganl, nel foyer del Politeama Genovese. . La mostra, Inaugurata il mese scòrso dal critico e studioso Sandro D'Amico, resterà aperta sino alla fine di novembre. E' stata allestita, dal responsabili del Museo Biblioteca dell'Attore, curatori dell'iniziativa assieme al Teatro di Genova e al Comune, In maniera originale. Nel foyer superiore sono state disposte fotografie, locandine e documenti. Altri documenti curiosi nel foyer di fronte alla boùvette e, In mezzo, una grande vetrina dove alcuni manichini Indossano gli scintillanti costumi di scena di Vera Verganl, affascinante «signora» dèi teatri di prosa negli Anni Venti e Trenta. Il nome della signora Verganl è Indissolubilmente legato, nelle cronache del teatro del primo Novecento, ad un ruolo e ad una prima «storica»: quello della Figliastra nella prima edizione dei Sei personaggi in cerca d'autore di Luigi Pirandello (Roma, teatro Valle, 10 maggio 1921). La ventlseienne Vera recita già eia nove anni: ha esordito, col cognome di un nonno, 11 marionettista Podrecca, nel 1912 con Ferruccio Benini; e stata per due stagioni (1914-16) seconda donna nella compagnia Talli-Mela to-Giova mi ini; nella quaresima del '16 è divenuta, a sóli ventun anni, primadonna della compagnia Ruggero Buggeri, recitando nel ruolo di Mila a fianco del superbo Aligi delineato dal suo capocomico. Ma anche lei, come Luigi Cimara, Gigetto Almirante, Sergio Tofano, Jone Frigerio (cito soltanto 1 nomi più illustri del quaranta che composero, per • l'occasione, la compagnia creata e animosamente diretta dà Darlo Niccodeml) è letteralmente sconvolta quando il Maestro in persona legge per la prima volta ai buoi interpreti il copione di quella novità «rivoluzionarla»: "Eravamo tutti travolti nel torrente, ansimanti, immobili — ricorderà, a nome di tutti, Niccodeml nell'autobiografia Tempo passato —. Afa nessuno aveva capito niente. Eravamo sbalorditi, nei caos..,':. Poi, poco per volta, su quel difficile, a volte capzioso •dramma nel dramma» su finzione e realtà, su riproduzione scenica e creazione artistica, anche per la Verganl le prove (durarono la bellezza di ventun giorni [sicl], tre volte cioè 11 tempo Impiegato all'epoca per allestire una normale novità) illuminano la ^stringente dialettica tra le due schiere opposte in scena, quella degli «attori» e quella del «personaggi»: e, nel caso particolare della Figliastra, l'attrazione-repulsione tra la giovinetta e il Padre, 11 suo ambiguo, insinuante patrigno. Alla prima Vera Verganl piacque — e piacerà molto in seguito, per altri nove anni d'intensa professione, sino all'abbandono precoce delle scene, la sera del 13 gennaio 1930,.al Manzoni di Milano, con un'ultima recita della Figlia di Jorio — perché dimostrò d'esser stata «la prima a persuadersi della decadenza della donna fatale, a riconoscere il fascino delle creature semplici» (cito dal più fine critico dell'epoca, Albertp Cecchl): è seppe infondere perciò nel tormentato profilo di quella quasi adolescente già lambi¬ ta dalla nausea montante' della vita «un ardore vino», che ben traspariva dalla «sincerità», daU'«abbandono» con cui recitava. Ciò non impedì, come sanno - gli appassionati, che la serata, oggi ormai leggendaria, avesse un esito tumultuoso. Lo raccontarono anni dopo proprio gli ex giovani, sostenitori di Pirandello, come 11 fratello minore di Vera, l'allora ventiduenne Orlo, destinato a diventare uno dei'più brillanti giornalisti italiani («Pirandello usci con la figlia [Lietta, n.d.r.] sottobraccio. Nella luce del primo lampione fu riconosciuto. Lo si circondò per difenderlo. Delle dame ridevano ripetendo, con le boccile laccate: "Manicomio!"»); o come un altro della «squadretta», il ventlseienne Lucio Ridenti (ma c'erano anche 11 futuro Impresario "teatrale Remigio Paone e 11 futuro «gerarca» Galeazzo Ciano): «S'era nel vicolo del teatro Valle, con Morozzi il custode e Nerone il portaceste che sbaragliavano gli scalmanati, cercando di far scudo a Pirandello. Intanto una carrozza sincuneava in quel budello .sudicio che menava alla porticina degli artisti. Quelli che sostavano nella piazzetta, perché il vicolo era sbarrato dalla "squadra", urlavano e nonpotendo raggiungere la carrozza, mentre Pirandello e sua figlia fuggivano, lanciavano monetine di rame, che la violenza dell'urto faceva rimbalzare dal selciato al muro...». \ Guido Davico Bonino Vera Vergali!

Luoghi citati: Milano, Roma