Il terremoto a metà di Buenos Aires di Mimmo Candito

Il terremoto a metà di Buenos Aires OSSERVATORIO Il terremoto a metà di Buenos Aires Queste eledoni argentine somigliano sempre più a uno di quei magistrali racconti di Borges dove il lettore resta impaniato nell'ambiguità del. reale. Perché il voto di do-' menica, sotto l'apparenza d'un rendiconto di numeri e di cifre che non modificano, granché il vecchio Parlamento, ha poi di fatto segnato un j mezzo terremoto nella storia politica della nuova Argentina. Certo, Alfonsin conferma la sua maggioranza e riceve un appoggio plebiscitario.. Certo, i litigiosi perorasti si confermano comunque la principale forza d'opposizione. Certo, le possibili alternative di destra e di sinistra non prendono nemmeno il 10 per cento dei voti. Eppure da questo quadro dove, all'italiana, ciascuno potrebbe sbandierare con qualche legittimità una sua vittoria, traspaiono due elementi di forte interesse. Il primo è la presuntuosa proposizione d'un nuovo movimento politico, l'Alfonsinismo, che parrebbe rivendicare il diritto all'eredità degli anni liberali di Yrigoyen quanto a struttura ideologica, e rivendica l'eredità di Perón quanto a radicamento sociale e a capacità di mobilitazione popolare. Non v'è dubbio che il voto di domenica abbia segnato un riconoscimento personale al Presidente argentino, più che un'adesione al suo partito (la vecchia Union Radicai di Balbin); e questo tendenziale caudillismo che marca 11 lungo sonno della vita po- ' litica argentina pare proporsi ancora una volta quale segno caratterizzante degli sviluppi possibili, anche nel nuovo Parlamento. Se sarà cosi, non c'è davvero da rallegrarsi: perché il dibattito c lo: scontro politico resteranno purtroppo, di corto respiro, affidati più alle emozioni che alle ragioni, Ma è una fortuna che non si debba nemmeno aspettare un lungo tempo, per averne la verifica. Il Piano Austral, che ha imbrigliato una megainflazione del 1100 per cento, era un progetto economico di contenimento; ora bisogna passare alla fase propositiva, delle misure legislative e dei provvedimenti volti allo sviluppo: saranno scelte in buona parte obbligate, con un pesante carico sociale e la previsione di for ti tensioni popolari. Alfonsin darà la sua misura reale di senso dello Stato con le decisioni che imporrà al Parlamento; ma c'è da credere che le tentazioni di demagogismo con le quali si vogliono mar care i risultati favorevoli di domenica saranno respinte dall'onesto Presidente. L'altro elemento di forte interesse in queste elezioni di mezza stagione è la trasformazione del peronismo. Non discutiamo per ora della sua sconfitta, e se e come sia sta to battuto; guardiamo ài ri' sultati delle due liste che si contendevano' più agguerrite .l'eredità politica del Generale: Iglesias, l'ortodosso, si prende una sonora legnata mentre Cafiero, il reprobo (o il rinnovatore, a seconda dell'ottica del giudizio), si assicura un buon successo e salva sostanzialmente il deficit amaro dei giustizialisti. Questo significa che i do.scamisados nell'Argentina di ioggi vanno rimettendo la giacca, abbandonando alle fàcili scorciatoie del passato le speranze che il populismo delle dittature non poteva soddisfare. Oggi ci sono meno operai che 15 anni fa, e il Pil dell'84 é stato inferiore a quello del *70: segnata da un profondo processo di riaggiustamento dei suoi comparti produttivi, la società argentina deve ora fare i conti con una ripresa molto diffìcile, dove gli slogan servono a poco. La crisi del peronismo è perciò anche una crisi del movimento operaio e sindacale, che in larga parte nel giustizialismo si era voluta identificare: il 44 per cento di vóti che ha scelto Alfonsin non. porta solo l'appoggio delle classi medie, ma delega al Presidente anche aspettative e desideri dell'incerto proletariato argentino. Entrambi i processi in atto — l'apparire di un Alfonsinisaio e la crisi del Peronismo — sono forme politiche interessanti anche fuori delle frontiere lungo la Cordigliera o nel Giaco: l'America Latina guardava al voto di domenica con un'attenzione che andava ben al di là di una comune identità sudamericana, p'erano attese e interessi che coinvolgono il futuro «nazionale» di molti Paesi di questo subcontinente. E il voto è stato certamente utile. Mimmo Candito Il presidente Alfonsin

Persone citate: Alfonsin, Borges, Cafiero

Luoghi citati: America Latina, Argentina, Buenos Aires, Iglesias