Mollino l'architetto volante di Angelo Dragone

Mollino l'architetto volante TORINO, DUE MOSTRE SU UN PERSONAGGIO E UN'ARTE SINGOLARI Mollino l'architetto volante TORINO — Nel nome di Carlo Mollino si sono inaugurati a Torino due nuovi spazi espositi vi: la galleria che Fulvio Ferrari intende riservare all'architettura, al design e alle arti applicate degli anni tra il 1920 e 11 '40, e 11 salone della Trau. Con una selezione di alcuni suol mobili originali — dal tavoli agli attaccapanni, dalla lampada con snodo elettromeccanico alle poltrone e alle sedie — in t\xtr te e due le sedi son presenti anche molte fotografie: di montagna, di donne, a volte anche in coppia e in pose dettate da un sofisticato gusto erotico (come nella Berle delle Polaroid cui l'editore Allemandl ha dedicato un volumetto con testi di Giovanni Arplno e di Daniela Palazzoli); e ancora immagini di automobili da corsa e di aerei con Mollino a bordo come pilota; oltre, naturalmente, a quelle di architettura e di interi arredamenti. Figura complessa e singolare, quella di Mollino: per la versatile'genialità del temperamento creativo e i molteplici interessi del «personaggio» che aveva avuto rapporti con i più diversi «movimenti» e tendenze, senza che le-sue frequentazioni si fossero mal tradotte in una vera e propria appartenenza. Era stato con 1 futuristi torinesi, espónendo accanto a Filila e facendo proprio il mito marl- nettlano della velocità e della macchina inteso come Ideale estetico' capace di offrirgli «una nuova esperienza della poesia, cioè della vita». D'altra parte non mancava di guardare a Croce, che considerava «la coscienza di tutti noi», mentre il suo Breviario di Estetica diventava una sorta di riferimento col quale,! misurarsi sino a sottoporre le sue estrose creazioni, ricche di immaginazione, di umori e di goduta sensualità, a una verifica critica, capace di tradursi in forme di ironia. ' Di tanto spessore culturale avrebbe reso certo più adeguata . testimonianza un'esposizione che,, col doveróso patrocinio civico, avesse potuto offrire un quadro più compiuto e organico di quanto hanno fatto le due iniziative organizzate quasi in concorrenza tra loro. Anche 1 due volumi-cataloghi usciti per l'occasione ripetono invece una forma di dicotomia. Il primo, realizzato dalla Stamperia Artistica Nazionale Editrice, punta su una lettura per punti, essenzialmente Monistica, dell'opera di Mollino, mentre 11 secondo (Idea Books-Trau) appare subito strutturalmente concepito come libro.' Nel suo stesso sottotitolo, Architettura come autobiografia, questo chiarisce, d'altra parte, 11 carattere datogli da Giovanni Brino, che ne è stato allievo e amico e che ne ha ordinato anche l'archivio personale dopo aver contribuito ad assicurarlo alla Facoltà di Architettura di Torino. Raramente esperienze tanto diverse hanno saputo fondersi in manièra altrettanto proficua. Tra aeronautica e architettura, si scoprono in Mollino precise rispondenze e analogie, non soltanto nei disegni dai profili centlnatl, ma nella presenza di tiranti metallici «cotroventatl» di certi mobili (slmili a quelli delle tensostrutture alari aeronautiche), come nelle forme delle posate «barocche» ideate per la Reed & Burton che sembrano modellate sulla sagoma dell'elica'e'nel tavolo che si ribaita contro la parete «come il carrello d'un aèreo contro la carlinga: Ed è un discorso che potrebbe ripetersi per la montagna, l'automobilismo, la fotografia, la scenografia, la moda, mentre si ritrova tutto Mollino nello stesso suo modo di concepire la didattica, e nel suo sentirsi partecipe d'un più vasto quadro cosmico nel quale assume un valore la stessa sua collocazione astrologica. Nelle mostre si rievoca in maniera essenziale l'opera di Mollino architetto e designer. Si ricorda quel capolavoro ch'e stata l'Ippica, di cui nel 1960 — quando l'opera èra già passata dalle riviste specializzate internazionali alle pagine del testi di storia dell'arte — l'amministrazione civica pretese Insensatamente l'abbattimento per disporre dell'area sulla quale era stata costruita «in precario». Era stato l'inizio di quella «serie nera» a lungo lamentata da Mollino che aveva visto anche l'avvio del degrado di un'altra sua architettura di riconosciuta bellezza: la Stazione della slittovia del Lago Nero (1946): un capolavoro che assolutamente merita di essere salvato. Tornarono poi a spirare venti più favorevoli e Mollino realizzò l'Auditortura Rai (1951), la Sala da ballo Lutrarlo (1959) nello stesso anno del concorso (con C. Bordogna e 8. Musmecl) per 11 Palazzo del Lavoro a Italia '61, mentre sul plano della pubblica committenza ideò ancora (con A. Galardi e O. Graffi, l'architetto da Mollino apprezzato, che è. drammaticamente scomparso nei giorni scorsi) 11 Palazzo degli Affari per la Camera di Commercio (1964) e il Teatro Regio (1965). Aveva nel frattempo disegnato anche mobili originali e arditissimi. Molti in legno compensato, traforato e curvato; tavoli e tavolini con legamenti in ottone spazzolato e stupendi plani di cristallo; sedie e poltrone studiatlssl■me, scrivanie perfettamente funzionali. E come pochi aveva saputo ricollegarsi alle tecniche dei maestri scandinavi che gli erano cari, cominciando da Aalto, ma per sviluppare poi una propria visione progettuale con una coerènza e una acutezza di espressione che anche da sole basterebbero a testimoniare della sua arte e genialità. Angelo Dragone Carlo Levi: «Ritratto di Carlo Mollino» (1940, particolare)

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