L'addio al Maestro dell'Africa

L'addio al Maestro dell'Africa Julius Nyerere si ritira, Ali Hassan Mwinyi, 60 anni, eletto nuovo presidente della Tanzania L'addio al Maestro dell'Africa Dopò 24 anni, un falò acceso stanotte sul Kilimangiaro per festeggiare il nuovo leader di Dar es Salaam - L'ex capò dello Stato, cattolico, lascia a un musulmano il «bastone del comando», al Paese un esempio di magistero morale e di moderazione - D popolo tanzaniano ricorderà il «mwalimu» per le sue intuizioni e le sue sconfitte, ma soprattutto per la grande utopia della comunità «ujamaa» - TI Terzo Mondo non potrà dimenticare il suo aiuto ai profughi e la lotta accanita contro il regime razzista sudafricano Stanotte ai accenderà un falò sul monte Ktllmangiaro, per festeggiare un nome nuovo fra 1 leader africanL E* Ali Hassan Mwinyi, un personaggio ancora poco'noto che proprio oggi giura davanti al Parlamento di Dar es Balaam come presidente della Repubblica. E' stato eletto domenica 27 ottobre a grandissima-maggioranza (92,2 per cento del voti) dal popolo della Tanzania che, per la prima volta in 24 anni di indipendenza, ha votato come capo dello Stato un candidato che non era il padre della patria, Julius Kambarage Nyerere. - Un giorno di dicembre del 1B61 un gran falò si accese sulla cima del Kilimanglaro, per annunciare che Julius Nyerere era diventato il primo capo dell'Est Africa ad aver conquistato l'indipendenza per il suo Paese. Quel falò si vide dappertutto e altri se ne accesero fino al mare fra le grida di «Uhuru, uhurul», indipendenza. •Uhuru 7io kart»,indipendenza e lavora è stato il motto della Tanzania di Nyerere. E' un fatto straordinario in Africa e non soltanto in Africa, che un leader di eccezionale popolarità ceda 11 suo potere con volontaria determinazione, a compimento di una fase storica che lo ha visto tra 1 protagonisti nell'epopea della fine delle colonie.' L'uomo nuovo che va al potere in Tanzania è un musulmano che succede a un cattolico e già questo è indice di una società tollerante e pacificata nelle religioni come lo e nelle razze. A differenza di altri fondatori delle indipendenze africane, di Julius Nyerere resterà a lungo la fama di aver fatto nascere una nazione attraverso un costante esemplo di maglste' ro morale e di moderazione. Lo chiamano da sempre «mwalimu», 11 maestro, perché tale è stato in gioventù, anche se sarebbe più giusto chiamarlo professore, perché fu il primo tanzaniano a prendere una laurea a Edimburgo e a insegnare nel le scuole superiori missiona. rie di Dar es Balaam, dopo essersi fatto cattolico. Anco- ra in ottima forma, è un tipo fragile e smilzo con dei curiosi baffettl alla Charlle Chaplln e indossa sempre camiciotti africani. E' nato 63 anni or sono a Butlama nella famiglia di un capo tribù che aveva un gran numero di mogli e una ventina di figli. Oggi l'Africa è tutt'altro che un continente di promesse, come poteva apparire nel primi Anni Sessanta, all'epoca delle liberazioni a catena del popoli coloniali. Nel 1962, un celebre libro dell'agronomo ed economista francese René Dumont, dal titolo significativo nL'Afrique Noire est mal partle-, appariva provocatorio nel suo pessimismo che poi l'autore eserciterà con altrettanta lucidità su Cuba, come prima aveva indagato sulla-Cina. Oggi le previsioni pessimistiche di Dumont sono ampiamente superate da una realtà disastrosa. «Ciò che ho plU temuto fin dal principio è la balcanizzazione dell'Africa e purtroppo è avvenuto», ci disse anni fa Nyerere. Il padre della Tanzania, che non scompare dalla scena ma si mette da parte (conserva soltanto la presidenza del partito), rimane ancora oggi un protagonista diverso e per varie ragioni affascinante, rispetto ai grandi personaggi della decolonizzazione. Senghor, Sekou Touré, Nkrumah,. HouphouetBolgny e Lumumba sono stati tutti, in modi diversi, ideologi affrettati di una specie di paranoia africanista un po' megalomane che coinvolse 1 popoli appena liberati e abbagliò la sinistra in Occidente fino all'esplosione del '68, sulla quale il terzomondismo ebbe enorme influenza. In realtà, escluso Lumumba con il suo tragico destino, a tutti si addiceva il giudizio di un'Africa partita male, l'Africa degli sprechi e dei «Wubenrt», letteralmente In lingua swahili gli uomini in Mercedes-Benz, status symbol del potere. Ma Nyerere è stato il presidente di uno Stato africano con uno stipendio di 235 dollari (450 mila lire) al mese, mai aumentato dal 1967 e ora si ritira in una casetta nel villaggio nativo sulle rive del Lago Vittoria con l'intenzione di mostrare al contadini locali come si coltiva la terra in modo razionale. Rimarrà l'unico leader del Terzo Mondo che non sia stato tentato dal mito dell'Industrializzazione forzata, per aver sempre consideralo la terra, sia pure quella di una tipica agricoltura povera di sopravvivenza, l'unico vero patrimonio del suo Paese. Sembra quasi incredibile, oggi, che negli stessi anni In cui l'alloro, ministro dell'Industria di Cuba Ernesto Che <3uevara, fra gli applausi delle sinistre europee,, esaltava visionari progetti di modello stalinista 1930 nell'industria socialista, nell'Africa subsa harlana un altro leader di ispirazione socialista cercasse di entusiasmare il suo popolo con l'utopia della solida¬ a r a a i o e. e, n e a o a a di a¬ rietà rurale, l'utopia delle comunità «ujamaa» dell'Africa tribale. L'utopia non ha funzionato a Cuba e non ha funzionato in Tanzania. «Lavorare Insieme per il bene di tutti: come diceva Nyerere proclamando la riscoperta dell'eterno «socialismo africano», si rivelò un fallimento. Il suo popolo lo amava, ma il più delle volte non io capiva. Le comunità ujamaa di Nyerere non ebbero miglior sorte delle «brlgadas del trabajo» di Castro e Ouevara. CI dovette essere una robusta pressione e un po' di repressione da parte del partito rivoluzionarlo del Maestro per costringere un certo nu mero di contadini a lavorare Insieme per la comunità. Lontano da Dar es Salaam, per i 15 o 20 milioni di tanzaniani divisi in 120 tribù, tutto restò come prima, l'Africa della miseria. La singolarità del socialismo africano di Nyerere sta nel fatto che la cultura del Maestro si è nutrita di nobile laborlsmo fabiano britannico, mescolato al cattolicesimo missionario. Da qui la riscoperta del solidarismo conni nltarlo tribale africano. Il risultato è stato un carattere di grande austerità e modestia di tutta la sua opera di governo. -La ricerca del pre¬ stigio 6 la rovina delle nazioni; diceva. Faceva impressione nell'Africa fra gli Anni Sessanta e Settanta arrivare a Dar es Salaam e vedere come 11 regime avesse resistito alla tentazione di edificare i grandi palazzi e 1 brutti grattacieli che stavano crescendo nel resto dell'Africa. La capitale più o meno era rimasta come doveva essere dopo la fine della dominazione tedesca sul Tanganyka e del mandato fiduciario della Gran Bretagna, con le suggestive architetture anseatiche del porto e le ville del funzionariato britannico fra 1 baobab. Nyerere, utopista dell'indipendenza nel minimo, ha saputo ben presto di aver fallito. Nel 1967 avvenne una svolta che per i tempi sembrò storica al terzomondisti euro pel. Deluso dalla scarsa e pigra adesione popolare alla solidarietà comunitaria del villaggi ujamaa, con la Dichiarazione di Arusha abbandonò la definizione di «socialismo africano» e proclamò augurabile l'avvento del socialismo tout court. Ma 11 suo regime non si allontanò mal dai principi laborlstl-fablani dal quali era partito e al quali è rimasto sempre fe dele. Da allora non è cambiato molto in Tanzania, mentre cresceva la delusione di Nyerere per una società Incompiuta, insieme al suo carisma personale. Fortemente contrarlo alle spese militari, dovette mandare 1 suol soldati in Uganda a sostenere Obote e a cacciare il sanguinarlo Amln Dada. Un'altra delusione, perché Obote si rivelò insopportabile e fu cacciato a sua volta. Nella questione dell'apartheid in Sud Africa, Nyerere è stato 11 più irriducibile contro il regime di Pretoria. Dopo 11 patto di Nkomati dell'84 fra Mozambico e Sud Africa, lo mwalimu, che ha sempre rifiutato ogni forma di discriminazione razziale' nel suo Paese, si è dissociato, oltre che dal Mozambico, anche dal rispettabile leader' che gli é più slmile, il presidente dello Zambia, Kenneth Kaunda, definito un «Sadat dell'Africa australe» per 1 suol ripetuti e pazienti tentativi di pacificazione. Giudicato da Klssinger 11 più influente leader del Cono Sud, oggi l'isolamento non consente a Nyerere altra influenza che quella di ospitare gli esuli. Ma l'austerità di Nyerere non ha prodotto una società molto diversa da quelle dell'Africa meno austera. A parte una raffineria di petrolio e un motel dell'Agip dovuti al fascino personale di Enrico Mattel, scelse 1 cinesi come partner nel programmi di sviluppo, perché diffidava sia degU Stati Uniti sia dell'Unione Sovietica come dell'Inghilterra e della Francia Ebbe una mediocre ferrovia tra Dar es Salaam e lo Zambia fatta dai cinesi a modo loro portandosi gli operai dalla Cina. Oli fecero anche un paio di fabbriche, dove a guardar bene si vedevano su certe macchine le targhette d'ottone degli stabilimenti inglesi che le avevano costruite per le tessiture di Shanghai in anni lontanissimi. Uno straordinario personaggio lascia la scena. Non ha avuto nemmeno la fortuna che il suo bellissimo Paese sia scoperto dal turismo come il vicino Kenya, nonostante il sacrificio della spesa per un moderno aeroporto della capitale, che sta dote riorandosi per mancanza di traffico. Il Kilimanglaro, dove fu accesa la fiamma della speranza per Julius Nyerere e che pareva attirare tanto i patiti di Hemingway, sembra U a due passi oltre la savana popolata di elefanti, giraffe e leoni. Franco Pierini '^^^^^^^^^^ Dar fcs Salaam. Julius Nyerere, a sin., dopo 24 anni lascia la presidenza della Tanzania; il successore Ali Hassan Mwinyi saluta gli elettori