Cervello a struttura rigida o a struttura variabile? di Ezio Giacobini

Pro e contro Pro e contro ro Cervello a struttura rigida o a struttura variabile? In risposta a un articolo di Ezio Giacobini pubblicato lo scorso 10 luglio, Pierluigi Bolmlda, collaboratore dell'Istituto di Psicologia sociale dell'Università di Torino e membro della Società Internazionale di Micropslcoanalisl, ci Invia questo contributo che volentieri pubblichiamo. NELLA primavera del 1985 Dale Purves e Robert Hadley, della Washington University di St. Louis, pubblicarono un rapporto sulla rivista «Nature» (riportato dal quotidiano -La Stampa» dell'll giugno u.s.), in cui annunciavano di aver accertato che i neuroni modificano costantemente i propri reciproci collegamenti, rettificando in tal modo il funzionamento cerebrale. Secondo gli autori, nel cervello umano il neurone sarebbe In grado di rielaborare di continuo 1 propri circuiti, eliminando alcuni collegamenti e creandone dei nuovi. Tale ipotesi riposa su di un esperimento di laboratorio, che verifica come i collegamenti neuronicl nel cervello di cavie si trasformino e si riadattino, se sottoposti a stimoli ambentall ripetuti In modo costante. Perché avvengano tali mutamenti significativi occorrono però alcune settimane, talora alcuni mesi. Purves e Hadley hanno annunciato una nuova serie di esperimenti, questa volta condotti sul primati, nella speranza di confermare la loro tesi anche per l'uomo. La notizia, eccezionale in campo neurofisiologlco (da anni infatti numerosi scienziati prima di loro avevano ipotizzato una tale possibilità, senza per altro poterla dimostrare), suscita gliere da soli il farmaco giuslo tra la (il disegno pubblicitario è di Testa) bonato e di calcio carbonato insieme ad alimenti che contengono elevate quantità di vitamina D, ad esemplo 11 latte. (Potrebbe insorgere in questo caso la cosiddetta sindrome latte-alcali). Seguendo questi semplici indirizzi e le norme generali di prudenza valide per tutti 1 farmaci, gli antiacidi possono essere usati con tranquillità, sfruttando al massimo la loro azione terapeu-1 tlea. Pierangelo Lomagno ad esempio l'esibizionismo; ' si è evidenziato In tal modo un difetto genetico legato alla produzione di dopamina (amlna cerebrale), verificabile tramite misurazione dei livelli nel liquido cerebro-spinale, che ha condotto i ricercatori a diagnosticare una effettiva alterazione del sistema della dopamina centrale in casi di esibizionismo accertato. , Ora, accantonando qualsiasi altra considerazione (il «voyeurismo» sarebbe dunque legato a una diminuzione anomala della dopamlna o alla presenza di un'amlna antagonista?), mi sembra importante sollevare il seguente interrogativo: 1 recettori dopamlnerglcl cerebrali possono inserirsi In circuiti neuronicl che elaborino una risposta (funzionamento) diversa dalla condotta esibizionistica attiva o dall'Idea ossessiva di esibirsi in pubblico? In altre parole, è possibile avviare un processo, o meglio un insieme di microprocessi di trasformazione, capaci di modificare le giunzioni neuro-chimiche e creare (o rinforzare) nuove sinapsi, in grado di utilizzare le stesse quantità di dopamlna, ma a fini diversi? Tralasciando questa esemplificazione, volta a stimolare la ricerca più che a Illustrare un processo terapeutico, mi sembra lecito concludere ricordando come uno del principali tentativi attuati dalla mlcropslcoanalisi sia proprio quello di ricercare «neutralmente» vie slnaptlche capaci di aggirare la ripetizione e sfociare In situazioni (Interne) meno conflittuali, nel pieno rispetto di una costituzione ereditarla e ontogenetica, che conserva pur sempre una propria precisa ragion d'essere, all'interno dell'organizzazione psico-somatica ed energetica dell'individuo. neuroflslologla e la biochimica incomincino a smantellare il vecchio pregiudizio di un'organizzazione cerebrale (e quindi psichica) statica, immodificabile nella sua strutturazione genetico-eredltarla e quindi rigidamente dipendente dalle sue caratteristiche anatomo-fistologiche di base. Ipotizzare (e verificare) nel neurone la capacità di rielaborare in modo permanente 1 propri circuiti, equl- tuttavia una risonanza abbastanza ristretta nell'ambito teorico della psicanalisi e mlcropsicoanallsl, che da sempre verifica la possibilità di tali modificazioni nell'esercizio della propria pratica, dove 11 laboratorio è sostituito dall'esperienza di seduta e gli stimoli ambientali ripetuti vengono attivati nel transfert e amplificati dalla neutralità dell'analista. Tutt'al più, si può rlcerca- vale in effetti ad attribuirgli una possibilità continua di modificazione del proprio funzionamento. E dunque di modificare 11 comportamento finale. v Come avvenuto recentemente (studio condotto alla «City of Hope» di Los Angeles) è del tutto legittimo Ipotizzare un errore genetico alla base di un comportamento «aberrante», quale re nell'esperienza di laboratorio di Purves e Hadley una parziale verifica di quanto preconizzato da Freud esattamente novant'anni fa, nel suo «Progetto per una psicologia scientifica* e ricavarne un ulteriore stimolo alla ricerca. Ciò che mi preme sottolineare è Invece una considerazione di ordine più generale, vale a dire come la ^^erlutglBpM^ " '■"ir tiT jsn ^^ej^altiT irnoe jsn Una tecnica americana semplifica l'intervento e riduce i costi

Luoghi citati: Los Angeles, Torino, Washington