Abbagnano: tra il tutto e il nulla la saggezza della vita di Leo Longanesi

Tutto libri Tutto libri Abbagnano: tra il tutto ^—^ in ìli e il nulla la saggezza della vita MILANO — «Leo Longanesi» di Indro Montanelli e Marcello Stagliene) (Rizzoli) ha vinto la prima edizione del premio «Storia illustrata», bandito dalla rivista attraverso una votazione fra 1 suol lettori. Erano in gara 30 saggi storici di autori Italiani usciti nell'ultimo anno. A distanza di poche decine di voti dal libro vincente si sono classificati «Cadorna»; di Gianni Rocca (Mondadori). «Dear Benito, caro Wlnston», di Arrigo Petacco (Mondadori), «L'anello forte» di Nuto Revelli (Einaudi) e «Dante» di Antonio Altomonte (Rusconi). CEVA — Milo De Angells per 11 volume «Terra del viso» (Mondadori) è il vincitore del premio Ceva per 11 libro edito. A Diego Mantelli e Guido Zavanone è; stato assegnato ex aequo 11 premio per la poesia singola. La premiazione avverrà stasera al Teatro Marenco. Incontro con il filosofo che ha raccolto i suoi scritti sulla ricerca quotidiana della felicità Attualità I Comunità a Mondadori MILANO — .Comunità» passa alla Mondadori, l'editrice fondata quarant'anni fa da Adriano Olivetti si trasferisce a Segrete. Un accordo In questo senso è stato raggiunto fra la Mondadori e Carlo De Benedetti, per rldefinlre la struttura della società: che sarà mondadoriana al SI per cento e ollvettlana al 49 per cento. Dal 1946 a oggi, ma In particolare negli Anni' SO e 60, «Comunità» è stata una casa editrice pilota nel campo delle scienze umane, accumulando un catalogo che resta fondamenta-! le per vari indirizzi di studi, dalla sociologia all'architettura. Mentre la Mondadori, pur avendo raggiunto 11 24 per cento del mercato librario Italiano, è sempre stata più debole nel settore della saggistica. L'accordo potrebbe indicare una volontà di coprire meglio questa area, da parte della casa di Segrate. Premiati g^—^ min li ■ i «min ìli II MILANO — Filosofo, fautore di un esistenzialismo positivo, Nicola Abbagnano ha accettato l'incarico di assessore alla Cultura per il Comune di Milano. Divide la giornata tra gli uffici municipali e la quiete del suo studio. Ha 84 anni, un garbo pacato che sembra riflettere idee di misura e dignità. Dice: .Dovevo, farlo per coerenza, per dare una testimoniamo pubblica della filosofia come tecnica utile per vivere». Ma ha sacrificato del tempo che dedicava alla riflessione. -Prima mi mettevo a tavolino e avevo già maturato i pensieri, adesso sono preso da altre cose-. Quella filosofia come tecnica del vivere, che fa i conti con l'uomo qual è invece di tentare voli verso l'assoluto, — Perché un filosofo come lei, fondatore dell'esistenzialismo Italiano, si è dedicato a delineare una "saggezza di vita" per la gente comune? «Proprio perché sono costituzionalmente esistenzialista penso che la ricerca filosofica sia strettamente connessa con l'esistenza concreta, quella della gente comune che vive, lavora, soffre. Credo che la filosofia possa dare una certa luce alle attività quotidiane, agli aspetti più importanti che sono anche quelli più comuni: c'è sempre qualcuno che nasce, che muore, ci sono conflitti, rapporti familiari che presentano problemi. Se no, la filosofia di quale esistenza si occuperebbe? — Il pessimismo corrente nasce da cattivi maestri o dalla visione di un mondo che ha perduto antichi valori e non ne ha trovato di nuovi? •Le due cose sono connesse. Non ci sono, o non si sentono, maestri di tipo "è^ctìV.flèi-sti^certi "valori.,^ si sono indeboliti o piutto-' sto si celano dietro la nebbia di alcuni aspetti della vita moderna: la molteplicità delle sue forme, la velocità con cui si svolge, la superficialità dei rapporti umani, l'impazienza che domina tutti. Una fretta che non è solo diretta a guadagnare tempo, ma a passare ad altro, un desiderio di mutamento. I valori (moralità, rispetto della vita umana, libertà) non sono spariti, altrimenti sparirebbe la vita, si sono attenuati — E i cattivi maestri? •Cattivi non nel senso intenzionale. C'è stata una filosofia che esaltava il disordine, una «teologia del diavolo» che negli anni scorsi ha esaltato perfino la pazzia a danno della normale saggezza di vita, considerandola un'Insurrezione contro la cosiddetta società maligna. Ma questi filosofi non sono poi tanti... E sono cattivi negli effetti, hanno contribuito a generare nei giovani quella forma di rivolta Indiscriminata caratte¬ ristica degli scorsi decenni. Una rivolta che voleva annullare tutto per creare dal nulla, ma dal nulla non si può creare proprio niente». — Lei dice che si può vivere anche senza ideali. In che modo? «Dico che si può sopravvivere senza Ideali, guardando alla realtà delle cose. Se consideriamo l'ideale nel senso rigoroso è qualcosa che sa di idea e non di realtà, che può distogliere dalla realtà, cioè. da i un'azione effettiva contro i suoi mail. Quel Nicola Abbagnano ■ che conta è agire, è fare., Se Invece contro questi mali mi chiudo in Ideali di perfezione, allora non farò niente». — E' la sua via tra II tutto e il nulla? «Queste due cose dovrebbero essere eliminate da una concezione filosofica esistenziale concreta. Noi viviamo nella misura. I nostri giorni sono contati, le nostre ore sono contate, le nostre attività sono limitate, 1 nostri rapporti con gli altri sono limitati da tante condizioni. Anche gli affetti, l'amore stesso, per essere veri devono adattarsi alla realtà. L'amore è un Incontro quotidiano, sul quale si forma un'intesa: se si vuole tutto non si ottiene niente e non ci si incontra mai con nessuno». — Il bisogno di Dio, senza trovarlo, non può essere un motivo serio di crisi? «Sentire li bisogno di Dio significa già impegnarci per certi valori dei min li ■ «min ìli II Abbagnano l'ha anche distillata in una serie di articoli apparsi sul settimanale «Gente» e ora raccolti da Rusconi In un volume, 'La saggezza della vita, (pagine 295, lire 20.000). giunto alla seconda edizione in pochi giorni. Vi si descrive una saggezza che non è privilegio di individui straordinari, ma si può rivelare «in tutte le ordinarie faccende della vita quotidiana». Dipende da scelte opportune, riguarda problemi come il lavoro, l'amore, l'amicizia, il femminismo, i rapporti tra le generazioni, il progresso né esaltato né demonizzato. Ne viene fuori una serenità cercata nelle piccole cose, la libertà e il senso del limite. E una morale che ha radici antiche, ma può calarsi anche nella vita di oggi. quali Dio è appunto 11 garante. Si può non arrivare alla fede (che è un dono, e uno non se lo può dare), ma sentire che certi valori dovrebbero avere una garanzia salda, che dovrebbero essere l'effetto di un ordine universale, sentire questo significa entrare in attesa: non essere in crisi». — E lei? •Sento il bisogno, ma non posso affermare quello che non mi riesce di affermare su basi sicure. Non posso dire di aver fede e non posso negare la fede». — Oltre «l'animale razionabile» di Kant, rinomo faber» di Bergson, la «libido» di Freud, l'«aggresslvità» di Lorenz, l'uomo — lei dice — resta uno sconosciuto. Perché? •Perché a un certo punto noi ci accorgiamo che questi aspetti non sono tutto, qualcosa rimane fuori dal nostri accertamenti e anche dalle nostre teorie più alate. La base'è questa: ruomo-iVunessejre indeterminato. Ed è' ciò che lo ha fatto sopravvivere, che lo rende più saldo. Méntre gli animali non hanno scelta, devono seguire la loro prassi vitale, lui ha questa inesauribilità di Intenti e direttive per cui può trovare una via d'uscita nelle situazioni più diverse». — In una società che corre dietro al successo e ai beni materiali, lei riscopre il coraggio di essere moralista. Come intende una morale oggi? «Siccome la modernità sembra consistere nell'ignorare norme e limitazioni insegnate dalla tradizione, oggi, a dire certe cose, si ha la sensazione di far voltare la gente: "Da dove viene costui?". Ebbene, sto tra voi, ma queste cose le dico lo stesso. Questo sarebbe 11 coraggio. Ed è 11 coraggio di un moralismo come tecnica di vita. Sono regole, sono norme: se vogliamo stare insieme bisogna seguirle. Ma ci sono regole e norme per stare insieme nel modo migliore: con rispetto reci¬ proco, con simpatia, con amicizia. E quando si .a a vedere, sono le regole che la filosofia e la religione hanno sempre raccomandato, anche se talvolta con un rigorismo inutile». Abbagnano soggiunge, con calore: -E' l'arte del vivere anche con se stessi. Se rnanca questa convivenza con se stessi c'è il rischio di impazzire...». — Nel suo libro sembra di scorgere una rivalutazione delle piccole cose, lei elogia il tran-tran quotidiano e perfino la chiacchiera che Heidegger condannava. •Dobbiamo capire che l'uomo non è un diavolo, non è un genio, non è un angelo caduto da chissà dove. E' un essere che vive in mezzo agli altri, ha bisogno di comunicare più o meno bene, di non sentirsi solo, di occupare il suo tempo — La sua è una filosofia delle piccole cose? •SI, perché di piccole cose, .è .fa,tta ,la. giornata umana. Anche il lavoro più nobile, più alto. Michelangelo 11 suo Mose lo ha fatto giorno per giorno: erano le sue giornate. Anche le grandi cose vengono fuori da giornate che sono fatte di piccole cose». — Lei parla di destino e libertà umana. Eterno problema... «Guardi, io parlo di destino, ma non ritengo che la vita umana sia sottoposta alla necessità, al fato degli antichi: che l'uomo nasce con un programma a cui non sfugge. Certo non slamo creatori di noi stessi, ci sono concatenazioni, ma le tessiamo anche noi. Condizionamento e libertà vanno sempre assieme». Ora Abbagnano sta lavorando a un nuovo libro di cui ha già scritto alcuni . capitoli. Il tema? «£' sulla morale e le grandi religioni». Riflette, quasi a trarre una conclusione: 'Vede, sul piano delia condotta pratica, su quel che si deve fare nella vita di ogni giorno, la tecnica è sempre quella...». Ernesto Gagliano

Luoghi citati: Comune Di Milano, Milano, Segrate