Sul tavoliere dell'oca i cortigiani contavano la vita

Tutto libri Tutto libri Giochi e arte Alle origini di un gioco classico Sul tavoliere dell'oca i cortigiani contavano la vita 4 ► Come giocare e vincere a carte, di Lilia Ambrosi (De Vecchi editore, pp. 102, L. 10.500) è un libretto che si raccomanda per la scelta dei giochi tradiglonali italiani presi in esame. Scopa, Scopa d'assi, Scopone, Tressette, dopano, Terziglio, Briscola, Briscola Chiamata sono veramente gli otto giochi più diffusi, piti interessanti, più divertenti e più -italianU; ultimo aggettivo, sono i più vitali, mentre altri giochi (forse ancor più interessanti e più -italiani») sono estinti o in via di estinzione. In modo stringato, e con chiare distinzioni, l'autrice descrive le «regole per giocare» e le -regole per vincere'. Per esempio -regole per giocare- sono quelle che riguardano il mazzo da usare, il numero dei giocatori, le capacità di presa, le modalità di presa, i valori di punteggio. « Regole per vincere» sono per esempio quelle dello spariglio e del 48 nello Scopone. Qualche incertezza qua e là (il «solo» nel Terziglio), perdonabile. La classificazione dei mazzi di carte e le notizie sparse sulla storia dei vari giochi andrebbero, in una eventuale ristampa, riscritte o eliMinate. Il gioco si svolgeva, con dadi e segnaposti, su un tavoliere che univa eie-, menti quali oggi figurano nel Monopoly (Monopoli, n.d.r.) o nel Gioco dell'Oca. Questo tavoliere era suddiviso in 66 caselle che rappresentavano gli anni della vita di un uomo (intendi: di un cortigiano; la durata della vita media dell'uomo era a quei tempi un po' più breve, n.d.r.). Alcune segnavano gli ostacoli al suo avanzamento, altre i colpi di fortuna. corteggiana o cortegiana o cortigiana? Ecco, appunto, ce lo spiega finalmente questa bella biografia di Filippo II. Vivere a corte costava parecchio, imponeva obblighi fastidiosi ed era spesso noioso. In genere 1 cortigiani erano ossessionati da due problemi: la noia e le promozioni. Tali ossessioni venivano illustrate in un giòco, pubblicato nell'anno stesso in cui mori Filippo II: la Filosofia cortigiana di Alonso de Barros, che lo dedicò a Mateo Vasquez. Chi arrivava alla casella 15, detta «11 gradino della speranza», pagava una posta al banco e avanzava fino alla casella 26, detta «casa del favorito». Invece chi approdava alla casella 32, detta «il pozzo dell'oblio», restava fermo per un giro e doveva pagare una posta a tutti gli altri giocatori per ricordare al favoriti la propria esistenza. Chi arrivava alla casella 40, detta «cambio dei ministri», doveva tornare indietro alla casella 10, detta «casa dell'adulazione». Chi approdava alla rrisella 43, che recava la scritta funesta «muore il tuo protettore», doveva ricominciare da capo. Il titolo originale del gioco di Alonso de Barro era «Filosofia cortesana». Constava del grande tavoliere (pliego grande), qui sommariamente descritto, e di un libretto di istruzioni. Di questo abbiamo una prima edizione, Madrid 1587, e una seconda, Napoli 1588. Chi si è occupato di queste cose in una sede seria come le «Transactlons of the Cambridge Blbliographlcal Society» (IV, 1968, pp. 363-70) dice che del tavoliere non si trova neanche un esemplare. Magari voi, lettori meno seri, il tavoliere della «Filosofia cortesana» ce l'avete in casa. Non vendetelo per pochi biglietti da centomila! L'abbiamo scritto su questa pagina recentemente: 1 collezionisti di giochi cominciano a esserci anche in Italia, è un mercato ristretto ma profondo e ricco. A parte il collezionismo, per la storia del giochi rileggetevi quello che citavamo in apertura, del nostro secentista Pietro Carrera. E' oro colato. Una parola che non viene sotto la penna al Carrera è «novità». Ma li gusto della no¬ UNA bella biografia di Filippo II [Un solo re, un solo impero, di Geoffrey Parker) recentemente pubblicata da II Mulino (pp. 265, L. 25.000), ci permette di tappare un buco, di dissetare una curiosità per la storia del Gioco dell'Oca. Ma procediamo per ordine. Autori tedeschi dicono che il Gioco dell'Oca è nato probabilmente in Germania, autori francesi dicono che è nato probabilmente in Francia. Dell'origine italiana del Gioco dell'Oca sono convinti invece autori inglesi come il Murray, prestando fede al Carrera: Pietro Carrera, dico, autore d'un libro intitolato Il gioco de gli scacchi, pubblicato nel 1617 a Milltello (s'Intende, non Militello Rosmarino in provincia di Messina, bensì Militello in Val di Catania, marchesato dei Branciforte). Dice il Carrera, parlando delle trasformazioni a cui possono essere soggetti certi giochi: «E' chiaro che gli huomini spiritosi dopo la prima inventione della cosa sull'istesso fondamento aggiungendo, o mutando, ritrovano altre invenzioni, come è noto essere avvenuto al ritrovamento del gioco dell'Oca ne' tempi de' nostri padri (verso il 1480, n.d.r.) perché questo gioco essendosi ritrovato in Firenze, e piacendo sommamente parve a Francesco di Medici gran Duca di Toscana (1574-1587. n.d.r.) di mandarlo alla Maestà del Re Filippo II in Ispagna, ove pubblicato die materia a'buoni ingegni di ritrovare altri poco differenti dal primo, fra'quali vi è il gioco detto la Filosofia corteggiano ritrovato da Alonso di Barros spagnuolo». E che cos'era la Filosofia vità, proprio perché è un gusto volgare, alligna In varie epoche. Il Gioco dell'Oca rappresenta una vicenda di vita In generale (e subì infinite variazioni). La «Filosofia cortesana» rappresenta una vicenda professionale e anche qui le novità non mancano mai. Nelle nostre cartolibrerie ci sono giochi analoghi recenti, e di qualcuno a suo tempo abbiamo parlato. Una famosa vicenda professionale è rappresentata in un gioco cinese, dedicato a una categoria o classe sociale analoga a quella dei cortigiani del Rinascimento europeo. Ne parlò per primo in Europa, a quel che sembra, Thomas Hyde nei suol due libri De ludis orlentalibus, stampati a Oxford nel 1964. Lo chiamava, in latino, Ludus de promotione mandarinorum. Viste le date, questo gioco cinese può stare fra gli antenati del Gioco dell'Oca: antenati diretti o putativi, nessuno lo sa. Altri antenati putativi potrebbero essere tibetani, tàntricl: basta la parola per far paura. Per restare senza paura in casa nostra, riproduciamo in questa pagina il frammento di un gioco di percorso italiano databile alla seconda metà del XVI secolo, rinvenuto recentemente nella rilegatura di un libro. Lo ha studiato Alberto Milano ed è stato pubblicato per la prima volta nel 1984. Reca caselle denominate Paura (5), Fatica (6), Pigrltia (9), Industria (38), Forno (39), Prudenza (42), Accidia (43). Ancora una volta, se avete qualcosa di simile in casa, non vendetelo al primo venuto per pochi biglietti da centomila! Giampaolo Dossena James Stewart, Klm Novak 1950 Rod Taylor, Tippi Hedren 1956 Marlene Dietrich, Michael Wilding 1969 Joel Me Crea, Laraine Day 1948 James Stewart, Farley Granger 1958 Cary Grant, Ève Marie Saint 1955 Grace Kelly, Cary Grant 1945 James Stewart, Grace Kelly 1947 Ingrld Bergman, Gregory Peck 1942 Montgomery Clift, Anne Baxter 1953 Tallulah Bankhead, William Bendix 1972 Paul Newmann, Julie Andrews 1954 Janet Leigh, Anthony Perkins 1960 Frederick Stafford, Dany Robin 1941 Carole Lombare!, Robert Montgomery 1966 Henry Fonda, Vera Miles 1959 Ingrld Bergman, Joseph Cotten 1943 James Stewart, Doris Day 1956 Ingrld Bergman, Cary Grant 1949 John Finch, Alee Me Cowen 1946 Cary Grant, Joan Fontaine 1941 Max Ernst: «Senza titolo», 1919 ia