Soyinka rivive in inglese il tam tam della foresta

Soyinka rivive in inglese il ll Soyinka rivive in inglese il ll gil tam tam della foresta CHIEF Fagunwa, il più famoso scrittore in lingua yoruba, è un nigeriano che ha dominato a lungo la scena letteraria del suo Paese. Wole Soyinka, anch'egli nigeriano yoruba, è notissimo poeta, drammaturgo e romanziere in lingua inglese: di lui sono conosciuti in Italia 1 romanzi Gli interpreti (1979) e Stagione di anomia (1981), l'autobiografia Aké, GH anni dell'Infanzia (1984), e una larga scelta di opere teatrali, fra cui Danza detta foresta (1980), La morte e il cavaltere del re e II leone e la perla (1979), tutti editi da Jaca Book. Nel 1968 Soyinka decise di tradurre in . inglese la più celebre opera di Fagunwa perché — come egli stesso mi ha raccontato durante un seminarlo sul teatro africano tenutosi in giugno all'Aquila — voleva sfatare la diceria secondo cui l'altro scrittore yoruba Amos Tutuola avrebbe pedissequamente Imitato Fagunwa. Leggendo questa Foresta dei mille demonti ci si rende subito conto, infatti, che si tratta di cosa ben diversa da II bevitore di vino di palma e da La mia vita nel bosco degli spiriti di Tutuola (Adelphi, 1983). Ma allora, negli Anni SO e 60,11 mondo letterario venne diviso da una querelle fra chi sosteneva l'originalità di Tutuola e chi Invece la negava (soprattutto nell'ambiente nigeriano): in realtà l'invenzione di Tutuola appare tanto più unica nel tono e nella cifra linguistica quando la si confronti con l'opera di Fagunwa, 11 quale però attinge al medesimo immaginarlo culturale di Tutuola, riallacciandosi come lui alla tradizione orale yoruba e facendo ampio ricorso al folktale. Lo schema della Foresta del mille devienti è quello classico della quest, o ricerca. L'eroe Akara-ogun («Insieme di 'magie») parte per del viaggi di scoperta nella foresta di Irunmale e al monte Langbodo, durante I quali viene sottoposto a mille prove, per ritornare infine in patria carico di esperienza, saggezza e ricchezza, Le singole avventure sono episodi autonomi in cui compaiono esseri mostruosi e repellenti, animali prodigiosi, belve terribili, oltre'a una serie di gnomi e ghommid che popolano la foresta. L'elemento unificante della storia è il compito dell'eroe Akara-ogun, le cui vicende vengono riferite, con accompagnamento di tamburo, da un cantore il quale scandisce il racconto in ritmo so- • nant e e cadenzato, secondo cicli - Inter— rotti da pause dedicate al cibo e al riposo, proprio come accadeva nella realtà storica: della narrazione orale. La traduzione di Mario Biondi rende con buona sonorità il «tempo» impresso alla frase da Soyinka, la lunga falcata della performance orale, l'alternarsi di drammaticità e oratoria in una sequenza fortemente dinamica. Certo, è difficile dire quanto v'è di Fagunwa e quanto di Soyinka in questo libro: ad esemplo, quando il protagonista chiude una frase e conclude una storia con le parole del morente Amleto, «tutto 11 resto è silenzio», riconosciamo Immediatamente la tecnica soylnkiana di coinvolgere Shakespeare nei suol personaggi. Ma questo è un eclettismo formale che non disturba, perché ben si accorda con l'eclettismo antropologico risalente a Fagunwa, il quale cita dèi yoruba come Sango e Sokoti e, insieme, fa riferimento a un Dio cristiano e addirittura al «buon re Salomone». Ad un certo punto della vicenda compare un Kurumbete che è identico all'angelo caduto Lucifero; e Insieme a lui si parla di Satana. La spedizione al mon¬ te Langbodo è organizzata In modo assai simile a quella degli Argonauti, e 1 sette eroi che ne fanno parte comprendono un Kako che, roteando una clava fatta con un osso di leopardo, assomiglia stranamente ad Ercole. Però le prove cui gli eroi si sottopongono sono tipicamente africane, come quella che impone loro di andare a prendere un non meglio precisato «qualcosa», proprio come accade in un celebre folktale africano Kracl, «La separazione di Dio dall'uomo», in cui il frickster Ananse viene mandato dal dio . Wulbarl a prendergli un Ignoto «qualcosa». Le citazioni dal Vangelo — come quella dell'uomo che, avendo dato scandalo, dovrebbe appendersi una macina al collo, ...S-KGjtorsi inumare — si accompagnano a mille proverbi e Indovinelli africani; gli esseri orripilanti si avvicendano, insieme a strepitose battaglie, agli innamoramenti fra eroi e donne bellissime fornite di arti magiche. Re potenti ed eroici guerrieri, cacciatori e mostri, stregonerie e sortilegi sono parte dell'Immaginarlo culturale di Fagunwa, come di quello del suo connazionale Tutuola. •Amici miei — dice Fagunwa con la voce del suo Akara-ogun —, la narrazione non è che la sorella povera dello visione-. Una vlsualità teatrale caratterizza infatti questo autore, insieme ad un costante filo moralistico e ad una vena d'orgoglio che gli fa dire «noi, popolo nero, non verremo più lasciati indietro su questa terra-. Ma la sua foresta, il suo monte, e 11 suo cielo e il suo inferno, sono gnomici e didascalici, anziché totalmente fantastici, come accade nell'invenzione visionaria di Tutuola. Itala Vlvan o>La foresta del mille demoni!», di Chlef D. O. Fagunwa, Uberamente tradotto in Inglese da Wole Soyinka. Traduzione italiana di Mario Biondi, Mondadori, 149 pagine, 16.000 lire.

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