L'ingegnere fonde versi con l'acciaio

L'ingegnere fonde versi con l'acciaio L'ingegnere fonde versi con l'acciaio QUALCHE tuta gialla o blu, qualche ricordo di lontani macchinismi, onnivori e mostruosi, qualche impegno specifico, qualche impresa abortita. E' quasi tutto ciò. che resta dell'incontro letteratura-Industria giustamente richiamato da Ugo, Ronfani nella Presentazione alla raccolta poetica di Gino Papuli, Operaio ignoto (Editrice Sila Tre, Perugia, 62 pagine, 14,000). La scommessa di Papuli è tanto più generosa per questo, Papuli è un ingegnere e ha il vantaggio di conoscere la fabbrica dal di dentro, non e un osservatore Aggiunto, un letterato In cerca di nuova conoscenza. In secondo luogo ha occhi limpidi e in un certo senso Ingenui..Le sue 25 poesie «siderurgiche» danno della fabbrica uno spaccato senza apoteosi. C'è qualche eco dannunziana e carducciana, soprattutto nell'uso degli sdruccioli, In alcuni modelli stilistici, nelle apostrofi. O'è una più nuova miscela di linguaggio tecnico e di linguaggio culto, che sembra alludere a ferrigni stridori. Le cose assumono veste domestica e quotidiana, la presenza dell'uomo e del mestieri (11 forgiatore, il laminatore, il tornitore, li saldatore, 11 fonditore, 11 metallurgista) convive con l'eloquenza bassa delle, cose: le vecchie locomotive, il chiodo, 11 forno, 11 maglio. A far da controcanto scorrono alcune immagini delle Acciaierie di Terni tra Otto e Novecento. I testi volgono all'inchiesta della presenza oscura: -Dov'è colui che migliorò la tempra,/ quegli ohe cambiò l'angolo di taglio?/ Chi ha limato la forma detta classa,/ chi ha variato il profilo complesso/ dellimboccatoto?-. g.t.

Persone citate: Gino Papuli, Papuli, Ronfani

Luoghi citati: Perugia