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Anche chi non crede in Dio può fare il boy-scout Il fondatore lord Baden-Powell resterebbe allibito Anche chi non crede in Dio può fare il boy-scout Il fondatore lord Baden-Powell resterebbe allibito CHARLOTTES VILLE (USA) — Paul Troul, un ragazzo di 15 anni, potrà tornare a far parte del gruppo scout dal quale era (tato eacluso qualche meie la perché aveva detto di non credere In Dio. Lo ha decito II «National executive board ol the boy tcoutt», Il più alto organiamo dell'associazione negli Stati Uniti, che ha disposto anche di modificar© la definizione di Dio come Essere Supremo In tutti I propri testi. Il problema era •orto quando, in occasione di un passaggio della tua vita di scout, Paul aveva adorinolo che, pur rispettando le convinzioni religiose degli altri ragazzi, lui non credeva In Dio o In alcun Essere Supremo. «Le suo convinzioni non tono cambiate — ha apiegato la madre — ma un'Interpretazione diversa della divinità da parte degli scout permette ora a Paul di ritornare». ' Quando Iard Baden-Powell dettò le regole cui i boy-scouis dovevano attenersi, possiamo immaginare che tipo di adole¬ scente avesse negli occhi: tutto d'un pezzo, conformista, morigerato, nato per essere un vero' pilastro della sua società, già capace di portare sulle sue spalle quello che Kipling aveva definito: «Il fardello dell'uomo bianco». Così Baden-Powell non si sognò neppure di discutere se uno scout dovesse essere religioso o no, ma presuppose che appartenesse a una religione e ne partecipasse ai riti. Nel frattempo, il mondo è cosi cambiato che il fondatore dello scoutismo non lo riconoscerebbe: e anche gli adolescenti sono cambiati. Paul Troia, dì 15 anni, nella sua cittadina della Virginia, ha fatto quello che tanti ragazzi della sua età fanno nei loro interminabili discorsi, nel loro un po' confuso, un po' innocente, un po'febbrile scoprire i principi essenziali al mondo: si è interrogato sulla presenza di Dio, e ha deciso e detto in giro di non crederci. E' tra i privilegi e i turbamenti dell'adolescenza questo poter parlare con tutta franchezza della fede, questo almanaccare sui massimi sistemi, tra un compito appena finito e uno sguardo alle ragazze di passaggio. Poi verranno le consapevolezze critiche, le scelte ideologiche, o semplicemente la grigia vita di tutti i giorni assorbirà ogni energia: l'adolescenza invece può ancora permettersi il lusso di dibattere sul Tutto, sul Nulla, e su Dio. Paul Trout però è un boyscout: per questo la sua affermazione non è passata inosservata: ed ha'provocato anzi un piccolo terremoto, mobilitando l'Organismo più alto della Associazione dei boy-scouts d'America, che conta tra i suoi membri il vecchio James Stewart, non a caso eroe sullo schermo di tante avventure vissute con proverbiale spirito scoutistico, come nell'indimenticabile «Mister Smith va a Washington». Può dunque un boy-scout, cui viene richiesto ancor oggi di «andare a Washington» con il suo carico di ottimismo ingenuo, e fiducioso, con la sua testardaggine tesa a far trionfare la verità e il bene, dichiarare di «non credere in Dio»? L'Orga-l nismo più alto ha deciso di sì, riammettendo tra gli scouts il ragazzo Paul Trout che aveva pagato il suo gesto da piccolo libero pensatore con l'espulsione. Continuerà ad occuparsi affettuosamente del prossimo, a fare delle belle lunghe marce nelle campagne intorno alla cittadina di Charìottesville, a indossare la sua divisa kaki senza credere in Dio. Ma ha soltanto quindici anni,, Paul Trout, e il Dio che ha abolito adesso con lama fermezza, gli può tornare sotto gli occhi e nel cuore in tante altre forme. Tante dolcissime religioni orientali hanno insegnato all'uomo' una vita mistica ma senza divinità: e gli indiani d'America, se il ragazzo bianco saprà imparare qualcosa da loro, considerano divina l'erba, l'acqua, gli alberi. E' già importante «credere» e basta. Poi qualcosa che merita' adorazione verrà. Giuseppe Conte A